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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Sparatoria dopo la lite in Tribunale, padre e figlio rischiano il processo

Avviso di conclusione delle indagini per Antonio e Giovanni Mastrolia, arrestati con l'accusa di tentato omicidio, il 20 gennaio scorso, quando Giovanni Del Monte rimase ferito alle gambe da colpi di pistola. Entrambi rimessi in libertà dal Riesame

BRINDISI – Chiuse le indagini sulla sparatoria avvenuta a Brindisi, in via Carducci, rione Paradiso, il 12 gennaio scorso, a distanza di qualche ora da un’aggressione verbale in Tribunale: Antonio Mastrolia, 56 anni, alias Fischellovo, dipendente della Multiservizi, e suo figlio Giovanni, 31, sono accusati di tentato omicidio ai danni di Giovanni Del Monte, nipote di Mastrolia senior, ferito alle gambe.

MASTROLIA Antonio-2Gli avvisi di conclusione delle indagini sono stati notificati qualche giorno fa ai due brindisini arrestati il 20 gennaio scorso, per la gambizzazione avvenuta il 12 dello stesso mese. Sono entrambi tornati in libertà, dopo il ricorso al Tribunale del Riesame presentato e discusso dall’avvocato difensore Gianvito Lillo.

 Sia Antonio (foto accanto) che Giovanni Mastrolia (foto in basso) continuano a respingere le accuse dopo l’interrogatorio di garanzia davanti al gip del Tribunale di Brindisi Maurizio Saso, che firmò l’ordinanza di arresto in carcere per entrambi,  con l’accusa di tentato omicidio e di porto e detenzione abusiva di arma, ritenendo sussistenti “gravi indizi di colpevolezza” a carico di tutti e due in relazione ai colpi di pistola esplosi all’indirizzo di Giovanni Del Monte, 36, anni, residente poco distante dal punto in cui avvenne la sparatoria.

A impugnare l’arma, secondo l’accusa, sarebbe stato Giovanni Mastrolia, dopo essersi appostato sotto casa di Del Monte, accompagnato dal padre: il colpo lo raggiunse alla coscia sinistra, lui ha cercò riparo sotto i portici della vicina via Egnazia, mentre sarebbe partito un altro colpo che, stando alla ricostruzione degli investigatori, si sarebbe inceppato. 

MASTROLIA Giovanni-2La spiegazione alla sparatoria, ritenuta dal pubblico ministero Giuseppe De Nozza, movente alla base del tentato omicidio arrivò a stretto giro, perché furono disposte in via d’urgenza le intercettazioni ambientali per ascoltare le conversazioni tra Del Monte e i parenti. E infatti l’ascolto permise di accertare il collegamento tra la gambizzazione di quel pomeriggio con la lite in Tribunale fra alcuni componenti delle due famiglie.

Quella mattina c’era stata l’udienza preliminare in cui un congiunto di Giovanni Del Monte era imputato con l’accusa di molestie sessuali nei confronti di una parente di Antonio Mastrolia e di suo figlio. Mentre era in corso l’esame, all’esterno dell’aula si incontrarono  alcuni componenti dei due nuclei che iniziarono a parlare a voce alta. La litigata degenerò al punto che una persona afferrò per capelli una donna della famiglia considerata rivale. Fu necessario l’intervento dei carabinieri e dei vigilantes in servizio a Palazzo di giustizia per identificare i presenti e allontanarli.

Il pm Giuseppe De NozzaNel pomeriggio, sempre secondo l’accusa mossa dal pm Giuseppe De Nozza (in foto), nei pressi della Corazzata del Paradiso, Mastrolia, padre e figlio, avrebbero invitato quello che consideravano come un nemico a battersi fisicamente, a regolare i conti con le mani. Nel giro di poco, la sparatoria.

In serata, in ospedale, commentando l’accaduto alcuni parenti di Del Monte fecero riferimento a “zio Antonio” e a “Fischellovo”, soprannome di Antonio Mastrolia. Quanto all’arma, non è mai stata trovata. Gli agenti della Scientifica, quella stessa sera, trovarono una cartuccia inesplosa con diametro di fondello 8 millimetri, 25 auto, e un bossolo, all’interno di un tombino della fognatura. Del tutto compatibili con le caratteristiche del proiettile estratto dalla coscia di Giovanni Del Monte.

Per l’accusa entrambi volevano uccidere. La difesa è pronta a replicare.

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