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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Via Provinciale San Vito

Spari al dormitorio: convocato vertice in prefettura. "Servono le telecamere"

E' stata immediata la risposta delle istituzioni all'inquietante episodio verificatosi nella tarda serata di ieri (22 agosto) presso il dormitorio per migranti di via Provinciale San Vito. Vertice in prefettura

BRINDISI - E’ stata immediata la risposta delle istituzioni all’inquietante episodio verificatosi nella tarda serata di ieri (22 agosto) presso il dormitorio per migranti di via Provinciale San Vito, la cui vetrata di ingresso è stata centrata da due colpi di arma da fuoco, mentre all’interno e nel cortile della struttura dormivano circa 200 persone. Ed è proprio questo il problema. Come mai un edificio concepito per accogliere non più di 80 extracomunitari con i documenti in regola, ne ospita 120 di più?

La questione è al centro di una riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza convocata in prefettura per mezzogiorno. Presenti all’incontro i maggiori esponenti locali delle forze dell’ordine. In rappresentanza dell’amministrazione comunale, proprietaria dell’immobile, ci saranno l’assessore ai Lavori pubblici Salvatore Brigante, il comandante della polizia municipale e il capo dell’ufficio di gabinetto (la sindaca Angela Carluccio è in ferie ed è appunto l’assessore Brigante a farne le veci).

Il dormitorio di via Provinciale San Vito 2-2

Da un lato c’è la necessità di individuare autore e movente dell’incursione messa a segno intorno alle ore 23 di ieri. Dall’altro va risolta, con estrema urgenza, la problematica riguardante lo stato di inaccettabile degrado in cui versa il capannone, una vera e propria favela nel centro urbano.

Sul primo fronte stanno operando i carabinieri della compagnia di Brindisi al comando del capitano Luca Marrone, che ieri si sono recati sul posto per i rilievi del caso, con il supporto di una pattuglia di poliziotti della Sezione volanti. Gli elementi a disposizione degli investigatori, che stamani hanno effettuato un ullteriore sopralluogo, sono pochi. Non ci sono infatti testimoni oculari, visto che quasi tutti gli ospiti dormivano. Le forze dell’ordine inoltre difficilmente potranno contare sull’ausilio delle telecamere, se si considera che il dormitorio ne è sprovvisto e quelle situate fra il cancello della base della Marina Militare e la sede dell’azienda Santa Teresa, all’altezza del rondò in cui via Provinciale San Vito si interseca con via Ciciriello, non puntano verso l’ingresso dello stesso dormitorio.

Il dormitorio di via Provinciale San Vito 4-2

La dinamica dei fatti dunque è avvolta nel mistero. Si possono formulare solo delle ipotesi sul modus operandi dei malfattori, che potrebbero aver agito a in sella a uno scooter o a bordo di un'auto. Nel primo caso potrebbero aver fatto irruzione nel cortile attraverso il cancello piccolo (lasciato sempre aperto), per poi dileguarsi subito dopo aver aperto il fuoco. Nel secondo potrebbero aver sparato dalla strada, dopo essersi fermati all'altezza dell'ingresso. Stando ad alcune testimonianze, si sono sentite almeno cinque esplosioni. Non sono stati ritrovati né bossoli né ogive (che potrebbero essersi frantumante a seguito dell'impatto con il vetro). Difficile quindi stabilire se sia stata utilizzata una pistola con caricatore a tamburo o un fucile. E' buio fitto anche sul movente. La pista razziale non è suffragata da elementi concreti. Non si può quindi escludere che gli spari siano legati a un episodio specifico: forse un dissidio fra alcuni dei migranti e persone esterne alla struttura.

Le indagini poi sono ulteriormente complicate dall'assenza di dati certi sul numero di persone che si trovavano nel dormitorio ieri sera e ovviamente anche sulla loro identità. Perché al netto degli 80 stranieri autorizzati dalle autorità competenti, si sa poco quanto nulla degli altri 120 extracomunitari, se non che provengono da vari paesi dell'Africa centrale (perlopiù Nigeria, Ghana, Mali e Burkina Faso). E qui si arriva al secondo punto della questione: la totale assenza di controlli agli ingressi del dormitorio. L'immobile è gestito dal 2013 dalla cooperativa “Città dei servizi”, i cui operatori hanno fondamentalmente il compito è di aprire i cancelli alle ore 19, trascorrervi la notte e richiuderli alle ore 9 del giorno successivo. Ma i due addetti in servizio ieri sera hanno manifestato alle forze dell'ordine la loro impotenza rispetto agli ingressi non autorizzati. “Non possiamo fare nulla – hanno spiegato gli addetti – per bloccare chi entra nel dormitorio scavalcando i muri perimetrali”.

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E le conseguenze del sovraffollamento sono evidenti. Nell'area esterna dell'immobile vi sono decine e decine di bici accatastate l'una sull'altra. La maggior parte degli ospiti dorme su materassi lerci ammassati sul lato sinistro dell'edificio. Alcuni si sono sistemati anche in un'aiuola colma di rifiuti. L'aria, all'interno del dormitorio, è irrespirabile. I servizi igienici versano in condizioni disastrose. Tutto ciò in realtà era già emerso in occasione di un blitz effettuato lo scorso 3 dicembre dalla polizia, nell'ambito di un'attività antiterrorismo. Ma da allora nulla è cambiato.

Il dormitorio di via Provinciale San Vito-2

L'assessore Salvatore Brigante, contattato da BrindisiReport, ricorda come “la struttura fu messa a nuovo fra il 2012 e il 2013 dall'amministrazione Consales, con tanto di inaugurazione avvenuta nel marzo del 2013 (gli ospiti, durante i lavori di restyling, furono provvisoriamente trasferiti un una vecchia scuola al rione Perrino, ndr)”. “Poi – ricorda ancora Brigante – l'area fu data in gestione a una cooperativa (la Città dei servizi appunto)”. “Di fronte a fatti delittuosi come quello avvenuto ieri sera e di fronte alla situazione di degrado che regna nell'edificio – prosegue l'assessore – bisogna montare delle telecamere per monitorare chi entra e chi esce. Inoltre l'amministrazione comunale ha il dovere di appurare se siano state rispettate le condizioni previste dall'atto di consegna dell'immobile alla cooperativa che lo gestisce. Bisogna accertare le responsabilità. Bisogna capire perché ci sono molti più occupanti rispetto al consentito”.

A tal proposito va però ricordato che proprio in occasione del controllo effettuato dalla polizia lo scorso dicembre, la cooperativa Città dei servizi chiarì, attraverso una nota stampa, di non ritenersi in alcun modo responsabile del sovraffollamento, rimarcando che in più occasioni le difficoltà legate alla gestione del dormitorio (soprattutto per quel che concerne gli ingressi abusivi) erano state segnalate agli enti competenti, senza che nulla cambiasse. Ma a questo punto, non si può continuare a far finta di nulla. La questione va affrontata e risolta. 

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