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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Storia di un distretto Asl in videospia

BRINDISI - La moltitudine di notazioni orarie, foto, videoriprese, la litania ripetuta in aula oggi su entrate uscite, badge strisciati da altri, assenze di minuti, ore, giornate intere, non fanno che confermare che il virus della “fuga dall’ufficio” era ormai la consuetudine.

BRINDISI - La moltitudine di notazioni orarie, foto, videoriprese, la litania ripetuta in aula oggi su entrate uscite, badge strisciati da altri, assenze di minuti, ore, giornate intere, non fanno che confermare che il virus della “fuga dall’ufficio” era ormai la consuetudine. Un’oretta al mattino finiva per essere “rubata” normalmente da medici, infermieri, impiegati amministrativi, perfino dagli autisti. Le due donne delle pulizie, in particolare Concetta Convertino, davano una mano a tutti, all’occorrenza. Altrimenti si procedeva con un costante scambio di favori tra colleghi.

Si è celebrata stamani ed è andata avanti fino a pomeriggio inoltrato l’udienza del processo a carico di 50 dipendenti della Asl di Brindisi, in servizio presso il distretto socio sanitario di via Dalmazia, imputati per truffa aggravata per aver fatto i comodi propri, pur risultando a lavoro. Sono state analizzate oggi una quindicina di posizioni.

E’ stato ascoltato il maresciallo del Nas dei carabinieri di Taranto, Mario Senatore, uno dei testi citati dal pm che sostiene l’accusa, Milto Stefano De Nozza che ha posto le domande che hanno consentito di riepilogare con estrema precisione quanto emerso dai riscontri fatti dagli investigatori che si sono a lungo appostati, nel 2009 e nel 2010 nei pressi dell’ingresso della sede di via Dalmazia della Asl e hanno poi anche posizionato microcamere nei pressi delle macchinette marcatempo.

Tutti “strisciavano” per tutti. Poi si andava a spasso. A scapito delle liste d’attesa e del servizio offerto agli utenti, costretti ad attendere anche mesi per sottoporsi a un controllo di routine. Per quanto ingente la mole di accertamenti riepilogati oggi, non v’era da annoiarsi, piuttosto da restare sbigottiti per quanto fosse ormai radicata oltre che reciprocamente tollerata l’anarchia assoluta.

Ma andiamo per ordine, imputato per imputato. Prima della lista Maddalena Turi, assistente amministrativo: la si vede arrivare alle 7.28, timbrare e allontanarsi. Viene pedinata, va a casa, esce alle 8.15 con due bambine, lascia le bambine e poi torna al distretto alle 8.35. In un’altra circostanza il badge glielo ha timbrato la collega e la scena è stata osservata e registrata dalle telecamere. Poi, piena estate, in un giorno in cui era previsto il rientro pomeridiano, giusto una capatina alle 18.11 per timbrare l’uscita e andare via.

Quindi Isa Capriglia, infermiera, 49 anni: arriva con un’auto, striscia il badge, va via, poi torna con un’altra autovettura. In una giornata non si fa proprio vedere per tutta la mattinata. Poi, pedinata, viene vista uscire, entrare in un condominio, starci un po’ e poi rientrare. Tocca a Vincenza Buonfrate, 43 anni, tecnico di radiologia. Ha una C3 amaranto, timbra per sé e per un’altra. Le ricambiano il favore. Nonostante l’orario di uscita sia regolarmente fissato e certificato alle 12, non va via prima mai dopo le 13.30.

E quindi il medico, Vito Capone, 59anni, oculista, responsabile dell’ambulatorio di oculistica. Alterna una Mercedes grigia e una Matiz rossa. Gli viene in soccorso una infermiera che lavora con lui per timbrare il badge. Arriva alle 7.10, va via alle 11.20, in una occasione. In un’altra gli timbrano il cartellino poco dopo mezzogiorno.

C’è poi Michele Ciciriello, 46 anni, operatore tecnico centralinista. Timbrava per gli altri ed è stato scoperto dalla telecamerina interna. Quindi Giampaolo Amaro, 64 anni, assistente amministrativo, addetto alla contabilità e alle fatture. Timbrano per lui, che arriva a lavoro alle 8.35. In una circostanza “non si vede proprio”, oppure non torna nel pomeriggio. O arriva alle 9.54 per andare via alle 11.

E ancora Carmela Corvetto, 68 anni, infermiera ora in pensione. Timbrava per gli altri e gli altri timbravano per lei; Biagio De Leonardis, 66 anni, assistente amministrativo, Umberto De Vincentis, 59 anni, autista che scorrazzava su una Moto Guzzi, con casco arancione, Annarita Greco, 42 anni, infermiera presso diversi ambulatori, Cosimo Guadalupi, 67 anni, assistente amministrativo che a quanto pare si affidava spesso alla donna delle pulizie e che è accusato anche di aver indotto in errore il dirigente del distretto con un’autocertificazione che è stata convalidata, Domenica Guarino, in servizio al Cup. Ma ci sono pure Liliana Leone, medico odontoiatra, 61 anni, Vincenza Macchitella, 61 anni, infermiera, e Maria Lucia Moccia, 53 anni, tecnico di radiologia.

Chiave di volta dell’inchiesta, quindi, proprio le videospie piazzate dal Nas nei pressi delle macchinette per timbrare i cartellini e le verifiche incrociate tra assenze ingiustificate e presenze in strutture private. Un paio di dipendenti di una impresa di pulizie, riprese mentre timbravano pacchetti di cartellini altrui, ammisero quasi subito gli addebiti. Nel novembre del 2010 furono eseguite 26 ordinanze di custodia cautelare.

Si torna in aula a febbraio, per un’altra udienza fiume dedicata sempre all’esame dello stesso investigatore che continuerà a rispondere alle domande del pm Milto Stefano De Nozza. In aula oggi pochi imputati, molti avvocati. Non si è proceduto come era stato prospettato nel caso in cui i legali avessero acconsentito all’acquisizione degli atti d’indagine, piuttosto che all’analisi di ogni singolo capo di imputazione, alla proiezione delle immagini girate dalle videospie.

Si andrà avanti così, a riepilogare quello che è scritto, prima che passi la parola alla difesa per il controesame. I testimoni citati da tutte le parti sono in totale 500: vi saranno altre tre udienze, fino all’estate, da calendario. E si sta esaminando ancora il primo della lista.

 

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