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Sabato, 30 Marzo 2024
Cronaca

Strage Morvillo: processo impantanato

BRINDISI - Il processo al bombarolo si è impantanato. E’ finito in un vortice da cui non riesce a uscire e non ne hanno alcuna responsabilità la pubblica accusa, la Corte d’Assise e neppure gli avvocati, che fanno il proprio mestiere.

BRINDISI - Il processo al bombarolo si è impantanato. E’ finito in un vortice da cui non riesce a uscire e non ne hanno alcuna responsabilità la pubblica accusa, la Corte d’Assise e neppure gli avvocati, che fanno il proprio mestiere. C’è un problema, che non si riesce a risolvere in nessun modo. Cosimo Parato, l’ultimo dei testi rimasti, e non è di poco conto visto che è l’uomo che finì sventrato dalla prima bomba che fece esplodere Giovanni Vantaggiato per uccidere, non si presenta in aula.

Sta male, puntualmente presenta un certificato medico che attesta che le proprie condizioni di salute non sono compatibili con un normale interrogatorio in un’aula di giustizia. Ha ragione, perché pare sia proprio così. Parato vive senza intestino, deve andare in bagno ogni mezz’ora e si nutre con sacche parenterali. Deve collegarsi a una macchina di continuo. La sua vita è stata irrimediabilmente rovinata da quel che ha subito il 24 febbraio 2008, a Torre Santa Susanna.

Anche oggi, Parato, non si è visto nell’aula bunker del tribunale di Brindisi. Ha fatto sapere che non se la sentiva: per le spiegazioni sanitarie del caso, c’è il certificato medico con prognosi di 30 giorni presentato il 27 marzo scorso. La pubblica accusa, sostenuta dal procuratore capo della Dda, Cataldo Motta, e dal sostituto Guglielmo Cataldi, ha ribadito la proposta di non procedere all’ascolto diretto, ma di acquisire anche senza il consenso di tutte le parti, i verbali degli interrogatori resi in fase di indagini preliminari, prassi prevista dall’articolo 512 del codice di procedura, solo in caso di impedimento assoluto, pare quindi solo se il testimone sia in fin di vita. Altrimenti, si rinvia.

Tanto l’avvocato Franco Orlando, che difende Giovanni Vantaggiato, oggi in aula però passato – forse suo malgrado – in secondo piano, quanto il legale di Parato, Raffaele Missere, si sono opposti. L’ultimo dei due ha letto un sms di Parato in cui egli effettivamente assentiva all’acquisizione dei verbali. Da avvocato duro e puro, Missere, fedele alla linea tecnica scelta e ritenuta più giusta, non ha dato l’ok. La Corte ha disposto la visita fiscale, eseguita oggi con stile tipicamente italiano. Alle 12 è stata disposta, alle 17 circa è giunto il referto presso il palazzo di giustizia di Brindisi. Alle 18 è stata letta l’ordinanza della Corte.

Processo rinviato al 2 maggio. non si può far altro, per superare l’impasse. La diagnosi del medico legale riguardo allo stato di salute dell’ex socio in affari di Vantaggiato, l’uomo alla cui vita si attentò con una strana forma di pipe-bomb, una bici esplosiva, conferma quanto già certificato dal medico che firmò il certificato, il 27 marzo. L’impedimento c’è. E’ grave, è legittimo. Ma al momento non è ‘assoluto’. Pur senza che sia chiarissimo, se c’è una strategia di Parato, quale sia il fine ultimo perseguito, è chiaro che tale situazione può rinnovarsi probabilmente ‘ad libitum’.

Si tornerà in aula fra una ventina di giorni con la possibilità che la questione si riproponga tale e quale. Per il 2 maggio è previsto l’ascolto di Parato e a seguire l’esame di Vantaggiato (che non sarà possibile effettuare se non sarà sentito il suo già compagno di truffe – presunte – con le forniture di gasolio). Parato potrà, a buon diritto, presentare di nuovo un certificato. Anche allora, forse, non essendo in coma, non sarà possibile accertare un impedimento assoluto, ma solo transitorio. E allora? L’accusa resta ferma sulla posizione, l’unica praticabile, che si debba acquisire le dichiarazioni di Parato così come furono consegnate al pm inquirente e andare oltre, verso la sentenza.

Da un punto di vista meramente ‘estetico’ non v’è nulla di gradevole in quel che sta avvenendo nell’aula Metrangolo. Lunghe ore di attesa, estenuanti, luce, corrente (e riflettori) sprecati. Le ragazzine ferite nell’attentato del 19 maggio 2012 davanti alla scuola Morvillo Falcone che fissano gli occhi degli adulti in cerca di una spiegazione. Gli adulti che scuotono il capo, perché una spiegazione non ce l’hanno. I genitori di Melissa Bassi, morta a 16 anni nell’esplosione, Massimo e Rita, che non si scompongono, non rilasciano dichiarazioni, continuano ad aspettare, con il loro atteggiamento pacato, carico di forza, di dignità.

Lo show intorno va avanti, senza curarsi di loro e del loro dolore. Vantaggiato fuma le sue sigarette, facendo su e giù dalla stanzetta per i detenuti alle gabbie che si trovano nell’aula. Non si avanza, intanto, né in direzione del pronunciamento dei giudici, né tantomeno in direzione della verità, non del tutto appurata se non dalla prospettiva del bombarolo e delle sue confessioni.

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