rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

"Studiare e non arrendersi". Una brindisina dal Presidente nel giorno del grande no alla Gelmini

BRINDISI - “Eravamo sicuramente la delegazione peggio vestita che abbia mai varcato la soglia del Quirinale, ma il nostro look non ha impressionato il Presidente Napolitano, che ha saputo immediatamente azzerare le distanze, farci sentire a nostro agio e ascoltarci. Ha voluto che parlassimo tutti e dodici, nessuno escluso”. Elena Monticelli, 23 anni, di Brindisi, studentessa di Economia alla Sapienza, già laureata con ottimi voti, specializzazione work in progress. Maturata al liceo scientifico Fermi. Le prove generali della partecipazione politica le ha fatte proprio a Brindisi, in piazza contro il rigassificatore e nell’Unione degli Studenti. Il senso del bene comune, lo ha imparato in casa, da mamma ambientalista soprattutto: “Provare a cambiare la realtà in cui vivo, questo mi hanno insegnato i miei”. Poi ha fatto da sé, decollando verso le rotte dell’università capitolina, la Sapienza, prima con l’Onda, poi con Link, coordinamento universitario di sinistra, ma non di Sinistra Ecologia e Libertà: “Sì, ho votato Vendola alle ultime Regionali, ma ad oggi non sono impegnata in un partito”.

BRINDISI - “Eravamo sicuramente la delegazione peggio vestita che abbia mai varcato la soglia del Quirinale, ma il nostro look non ha impressionato il Presidente Napolitano, che ha saputo immediatamente azzerare le distanze, farci sentire a nostro agio e ascoltarci. Ha voluto che parlassimo tutti e dodici, nessuno escluso”. Elena Monticelli, 23 anni, di Brindisi, studentessa di Economia alla Sapienza, già laureata con ottimi voti, specializzazione work in progress. Maturata al liceo scientifico Fermi. Le prove generali della partecipazione  politica le ha fatte proprio a Brindisi, in piazza contro il rigassificatore e nell’Unione degli Studenti. Il senso del bene comune, lo ha imparato in casa, da mamma ambientalista soprattutto: “Provare a cambiare la realtà in cui vivo, questo mi hanno insegnato i miei”. Poi ha fatto da sé, decollando verso le rotte dell’università capitolina, la Sapienza, prima con l’Onda, poi con Link, coordinamento universitario di sinistra, ma non di Sinistra Ecologia e Libertà: “Sì, ho votato Vendola alle ultime Regionali, ma ad oggi non sono impegnata in un partito”.

Elena parla di futuro. E’ questa la parola intorno alla quale si è avvitato il confronto  fra il Capo dello Stato e gli studenti in lotta contro il ddl Gelmini che ha incassato, malgrado le piazze gremite di migliaia di giovani in tutta Italia, l’ok di entrambe le Camere. Futuro allora. Dell’Università made in Italy, ma soprattutto di una generazione, la sua, “alle prese con una precarizzazione del mondo del lavoro ancora più drammatica di quella sofferta dalla generazione precedente”. Un buon motivo per riannodare le fila del movimento, anche domani, a dispetto del licenziamento della legge.

“A Napolitano abbiamo chiesto di non firmare, ma sappiamo bene che il Presidente può solo intervenire sul profilo della legittimità costituzionale. La cosa importante, però, è l’esempio di democrazia che il Capo dello Stato ha dato a noi e all’Italia intera”. Pensavano che nel colloquio al Quirinale qualcuno avrebbe dovuto farsi portavoce per tutti, ma Napolitano ha voluto che prendessero la parola tutti, uno ad uno. “Abbiamo parlato delle conseguenze dei tagli del 2008, dell’innalzamento delle tasse e la contestuale diminuzione della qualità dell’offerta universitaria,  della privatizzazione e dello smantellamento del diritto allo studio”, parole d’ordine di tutti i movimenti studenteschi da qualche anno a questa parte.

Ma gli studenti non si sono fatti cogliere impreparati, entrando nel merito della riforma Gelmini: “Abbiamo esposto i rischi legati al ridimensionamento della rappresentanza studentesca nei consigli d’amministrazione , quota inversamente proporzionale a quella contemplata per i privati, che non risolveranno il problema degli investimenti, ma potranno invece godere di un diritto crescente di veto sulle scelte didattiche e scientifiche degli atenei”. Eppure, questa è la riforma del merito, dice il governo: “Merito? Ma non scherziamo”, sbotta Elena. “Come si valuta il merito, con i test a crocette? E col taglio dell’89,54 per cento al fondo nazionale per le borse di studio? Per non parlare della novità, importata dall’America peggiore, dei prestiti d’onore. Lo studente ipoteca il futuro, si indebita, e poi restituisce con gli interessi.  Questo non garantisce l’articolo 34 della nostra Costituzione”.

I colleghi che hanno partecipato ad Annozero non hanno preso le distanze dalla violenza scoppiata in seno al movimento. Elena Monticelli che ne pensa? “Io penso  che la violenza  non sia il mezzo per cambiare le cose, ma credo che la giornata del 14 vada inquadrata nella sua particolarità e non si possano accettare strumentalizzazioni o peggio ancora criminalizzazioni del movimento. Eravamo in piazza in 100mila persone, non solo studenti, ma anche altri movimenti territoriali (Terzigno, L’Aquila, Pomigliano), a promuovere istanze sociali e a chiedere dialogo con le istituzioni, proprio mentre in Parlamento  andava in scena la compravendita della fiducia. E’ questo ha determinato un’esplosione di rabbia diffusa, impossibile da gestire. Siamo noi che chiediamo, qual è l’esempio di democrazia? Il punto è prevenire la violenza, la rabbia, gli scontri. Una maniera c’è: le istituzioni devono ascoltare il disagio sociale e provare a dare delle risposte”. “La risposta  - incalza – l’abbiamo data il 22 dicembre scorso, una data che pareva impossibile. Eppure siamo riusciti a conciliare la radicalità delle istanze con l’acquisizione del consenso, siamo stati nelle periferie, la gente ci applaudiva. Questa è l’essenza, quella vera, del movimento”.

Proteste cadute nel vuoto: il Parlamento ha detto sì al ministro Gelmini. E adesso? Tutti a casa? “No di certo, non rinunceremo a quella che abbiamo chiamato la nostra “presa di parola”. Torneremo in piazza con lo sciopero generale, e ci riorganizzeremo per i prossimi mesi, gennaio-febbraio, che saranno sicuramente mesi difficili, dato che ci sono gli esami”. A proposito. E’ vero che siete tutti fuori corso? “Sbaglia, enormemente, chi dice che fare politica significa essere fuori corso. Non è facile conciliare lo studio, certo, ma con senso di responsabilità e sacrificio, ci si riesce”. Parola di Elena Monticelli, laureata in Economia con ottimi voti e specializzanda a pieno ritmo con gli esami, a ventitré anni. Il sapore della partecipazione ha un gusto intenso, al quale lei e quelli come lei, non vogliono rinunciare. Il futuro comincia da qui.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Studiare e non arrendersi". Una brindisina dal Presidente nel giorno del grande no alla Gelmini

BrindisiReport è in caricamento