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Cronaca

Successo di critica a Venezia per Valentina, cineasta di Brindisi

"Questo piccolo film è dedicato a me stessa bambina, alla me stessa presente, a tutte le Giò che ho conosciuto nella mia vita, a quelle che non ho mai incontrato, a quelle che sono ancora in Puglia a correre su una spiaggia, a quelle che arriveranno a prendersi la loro fetta di mondo"

"Questo piccolo film è dedicato a me stessa bambina, alla me stessa presente, a tutte le Giò che ho conosciuto nella mia vita, a quelle che non ho mai incontrato, a quelle che sono ancora in Puglia a correre su una spiaggia, a quelle che arriveranno a prendersi la loro fetta di mondo". Sono le parole con cui la 28enne regista brindisina Valentina Pedicini descrive la sua prima fiction cinematografica, “Era ieri”, sceneggiatura scritta assieme a Francesca Manieri, girato tra le dune di Torre S.Gennaro, con cui ha esordito alla Settima della Critica del  73mo Festival di Venezia. Il film, prodotto da Meproducodasolo, è interpretato da Giorgia Argese, Matteo De Vita, Paola Re, Samuel Lanzillotti, Mario Critelli, Andrea Fiore, Francesco Funedda.

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La giovane cineasta esporta e rappresenta oggi quel mondo di “saperi” artistici che anima l’altra Brindisi, quella delle generazioni che si fanno onore nella ricerca teatrale oltre che cinematografica, e che lavorano anche per trasmettere questa passione e questi stimoli mentre intorno altri lavorano invece per affermare la mediocrità. “Era ieri” ha già ricevuto dopo la presentazioni valutazioni molto positive. La fiction è uno dei sette lavori compresi nella sezione sic@sic della Settimana della Critica, ispirata da Marco Bellocchio. “Dovevo chiudere un percorso, e così sono tornata indietro negli anni per raccontare chi ero a quell’età”, spiega la regista brindisina.  

UN'INTERVISTA A VALENTINA PEDICINI

La Pedicini  conferma come negli ultimi anni la cinematografia del nostro Paese abbia dato il meglio di sé proprio nella Settimana della Critica della rassegna veneziana. Mentre nel suo documentario “Dal profondo” del 2013 il tema è quello del lavoro femminile in una miniera del Sulcis, nel film presentato nei giorni scorsi a Venezia “lo scenario è invece marinaro, una spiaggia del Sud dove un gruppo di ragazzini vive un’esistenza ai margini del crimine, riconoscendosi solo nel valore dell’amicizia solidale: quella ad esempio tra il ‘capetto’ Matteo e l’androgino Giò, destinata ad essere incrinata dall’ apparire di un’adolescente, Paola, che sconvolgerà questo fragile equilibrio”, scrive Il Piccolo di Trieste.

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“Nessuna pretesa sociologica appesantisce questa tenera e crudele parabola d’amore: e lo stesso debito neorealistico, filtrato forse dalla visione di ‘Gomorra’ (il film), si esaurisce nella scelta di giovanissimi non professionisti. In realtà l’approccio dell’autrice è tutto simbolico, poetico (il titolo viene dai versi di Alda Merini), quasi favolistico, circondato e avvolto dall’onnipresenza del mare (ripreso però capovolto, al posto del cielo) e immerso in un clima di fatale, arcaica predestinazione”.

IL TRAILER DI "ERA IERI"

Valentina Pedicini  ha frequentato la Scuola Internazionale di Cinema Documentario Zelig, dove si è diplomata con il massimo dei voti in regia. I suoi documentari vengono selezionati in numerosi festival nazionali e internazionali. Dopo il film di diploma “My Marlboro City”, girato a Brindisi, vince una borsa di studio a Belgrado con il regista Milko Manchevski e inizia a scrivere il suo nuovo film, “Dal Profondo”. Il progetto viene selezionato per il Reykjavik International Pitch, per l’Idfa Academy, per il Berlinale Talent Campus e vince il Premio Solinas 2012 Documentario per il Cinema e nel 2013 le Prospettive doc Italia al Festival di Roma e vanta una nomination ai David di Donatello.

Dove si finisce quando si muore? Sottoterra, ci hanno sempre insegnato. “Dal Profondo” ribalta le prospettive mostrando come 500 metri sotto il livello del mare si nasconda, invece, la vita. E una donna: Patrizia, unica minatrice in Italia. Valentina Pedicini e Patrizia ci conducono in un mondo capovolto che si addentra nel cuore duro della terra fatto di una notte perenne, chilometri di gallerie, pietre e silenzio. E popolato dell’orgoglio, le lotte e la fatica dei 150 lavoratori dell’ultima miniera italiana. La regista ha vissuto accanto a loro per tre mesi, rischiando anche la vita durante una frana, per portare alla luce le storie di un lavoro pericoloso, ormai desueto e popolato unicamente da uomini. Ad eccezione di Patrizia.

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