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Cronaca Ostuni

Cantiere Pilone: anche il Parco delle Dune costiere chiede indagini

Sul caso sono al lavoro, oltre alla Guardia Costiera, anche l'Arpa di Brindisi e i Carabinieri forestali di Ostuni

PILONE (Ostuni) – Attorno alle attività del cantiere dell’Acquedotto Pugliese sulla costa del Pilone di Ostuni si moltiplicano le verifiche di conformità degli scarichi in mare sia alle normative vigenti, che alle prescrizioni contenute dall’autorizzazione rilasciata dal Settore ambiente della Provincia all’impresa che ha preso in carico i lavori di realizzazione della vasca di raccolta dei reflui fognari del villaggio, la Opa Infra Srl. L’opera è contestata da lungo tempo dal Comitato per la difesa della spiaggia del Pilone, non per la sua utilità bensì per la sua ubicazione a brevissima distanza dal mare e in mezzo alle abitazioni.

I carabinieri forestali chiamati dal parco delle Dune costiere

Una delle novità sul caso riguarda proprio l’autorizzazione provinciale, ed è il passo compiuto dall’ente di gestione del Parco regionale delle Dune costiere da Torre canne a Torre S. Leonardo. L’ente parco ha ritenuto infatti di ravvisare una omissione nella procedura autorizzativa: la mancata richiesta da parte della Provincia di un suo parere e nulla osta, malgrado l'area ricada nei suoi confini, propedeutici al rilascio dell’autorizzazione stessa per lo scarico.

ripresa lavori cantiere vasca liquami Pilone e scarico fanghiglia in mare (4)-3

Da qui la decisione di investire della questione i carabinieri forestali della stazione di Ostuni, che hanno effettuato una ricognizione dei luoghi nel pomeriggio di ieri mercoledì 14 marzo, assieme a dirigenti del parco. Le attività di cantiere infatti non devono minimamente alterare gli equilibri ambientali esistenti, inclusi gli abbancamenti di Posidonia oceanica sulle spiagge, che rientrare in base ad una legge della Regione Puglia tra i sistemi di autoprotezione del cordone dunale dall’erosione meteomarina. I carabinieri forestali hanno dunque fotografato lo stato dei luoghi per avviare una indagine

L’autorizzazione della Provincia e i controlli dell’Arpa

Come già detto nell’altro articolo pubblicato in data odierna, in mattinata il sito è stato oggetto anche di un sopralluogo da parte della Polizia locale di Ostuni, dopo che l’acqua estratta dalla falda su cui si vuole realizzare la vasca, e scaricata in mare dalle idrovore, ha creato una vasta chiazza limacciosa nella baia del Pilone. Ma sul posto sono  tornati – come pure riferito nell’altro articolo – anche il Nucleo operativo ambientale della Guardia Costiera e i tecnici del Dap Arpa di Brindisi.

Lo scarico in mare dei reflui del cantiere AqP del Pilone-2Arpa in effetti ha un compito preciso anche nell’ambito dell’autorizzazione per lo scarico in mare rilasciato dalla Provincia: deve infatti verificare d’ufficio la composizione degli scarichi in mare, ma anche che l’impresa effettui gli autocontrolli prescritti dalla determina della Provincia, ed il loro esito. I tecnici Arpa erano già stati al cantiere qualche giorno fa, e sono tornati stamani quando è insorto il problema della vasta area di acqua fangosa che si era creata attorno al piccolo promontorio di Torre S. Leonardo.

L’impresa, stando alle prescrizioni, deve anche provvedere ad eliminare i depositi dai reflui che vengono aspirati durante lo svuotamento della falda, e ciò viene effettuato – nel caso del cantiere del pilone – con un passaggio attraverso due vasche limarie. Se tale sistema sia effettivamente efficiente, lo diranno a breve gli esami sui campioni prelevati e la relazione dei tecnici che si stanno occupando del caso.

Torna la Guardia costiera

Il Nopa della Guardia costiera, che il 9 marzo aveva sequestrato il sito esterno al cantiere dove sono stati stoccati i manufatti in cemento per la vasca, sia per occupazione abusiva di area demaniale marittima, che per la mancata osservanza della sottomissione a Valutazione di incidenza ambientale poiché l’area stessa rientra nel perimetro del parco regionale delle Dune costiere ed è qualificato dall’Unione europea come Sito di interesse comunitario.

Il legale rappresentante dell’impresa era stato quindi deferito a piede libero alla Procura della Repubblica e il sito di stoccaggio, assieme ai manufatti, sottoposto a sequestro. Oggi la Guardia Costiera ha chiesto all’impresa di avviare il sistema di aspirazione per verificare il funzionamento del sistema adottato e la sua corrispondenza alla determina autorizzativa.

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