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Cronaca

Tangenti in prefettura, depongono le parti civili. "Ci chiesero soldi"

BRINDISI – Alcuni si sono costituiti parte civile (altri hanno preferito di no) nei confronti di Lorenzo Guadalupi, 55 anni, e Michele Ludovico, 60 anni, brindisini, dipendenti della Prefettura di Brindisi, arrestati nel 2008, nel corso dell’operazione denominata “Il gatto e la volpe”, per avere costretto alcuni commercianti a dar loro denaro per l’archiviazione di pratiche relative ad assegni andati in protesto.

BRINDISI – Alcuni si sono costituiti parte civile (altri hanno preferito di no) nei confronti di Lorenzo Guadalupi, 55 anni, e Michele Ludovico, 60 anni, brindisini, dipendenti della Prefettura di Brindisi, arrestati nel 2008, nel corso dell’operazione denominata “Il gatto e la volpe”, per avere costretto alcuni commercianti a dar loro denaro per l’archiviazione di pratiche relative ad assegni andati in protesto.

I due, rispettivamente funzionario e collaboratore, furono in grado di portare avanti per alcuni mesi questo giochetto perché erano addetti all’Ufficio assegni. Oggi nell’udienza del processo che si sta svolgendo dinanzi al Tribunale collegiale (presidente Gabriele Perna) sono state interrogate alcune delle parti offese. Quattro in tutto, su diciotto che, secondo il capo di imputazione, hanno subito taglieggiamenti. Quasi tutti hanno confermato di avere ricevuto richieste di denaro per ogni pratica di assegno protestato che veniva archiviata.

La tariffa era di 300 euro per ogni assegno. “Servono per pagare un avvocato specializzato”, dicevano. E lo  hanno confermato quattro su cinque degli interrogati oggi. La quinta, Amilcare Mulino, ha detto che lui non ha mai avuto richieste di denaro. I due erano clienti del suo negozio. Con Guadalupi si conoscono da una quarantina d’anni e una volta a Ludovico diede un quadro che gli piaceva. Mulino ha precisato al Tribunale che gli assegni scoperti erano del figlio. E lui, per non creargli problemi, ne parlò con i due che erano clienti del suo negozio.

Gli dissero che avrebbero cercato di fare qualcosa. “Non mi hanno mai chiesto soldi”, ha aggiunto. E di seguito: “Prendevano molta roba da me e mi pagavano ogni due tre mesi”. Prima di essere arrestati avevano preso un vestito a testa. “Che non mi hanno pagato”, ha precisato Mulino. E alla domanda del pubblico ministero Milto De Nozza se gli avessero risolto il problema degli assegni, ha risposto: “No, non me lo hanno risolto”.

Prima di Mulino era stata la volta di altri tre parti offese. Il pasticciere Andrea Morello, brindisino, ha ripercorso le tappe dell’incontro con i due, il pagamento di 300 euro. “Vennero al mio negozio – ha riferito Morello – e Guadalupi mi disse che per mia moglie non poteva fare niente. Era di sabato. Mi fecero prendere un secchio e bruciarono la pratica intestata a mia moglie. Dicendomi che in questo modo potevano dire che si era persa la pratica e quindi ne dovevano fare una generica. Per fare questa pratica generica mi chiesero 300 euro che io mi feci prestare da mio padre e glieli diedi”.

Pressoché simile la vicenda di Manolo De Filippis, restauratore di San Pietro Vernotico. Il restauratore, a richiesta del pm ha riconosciuto i due, presenti in aula, seduti accanto agli avvocati (Ludovico è difeso da Cosimo Deleonardis, Guadalupi da Oreste Nastari). “Ricevetti una carta dalla prefettura e andai a trovarli. Il mio problema era un assegno senza copertura e un assegno senza autorizzazione. Mi dissero che con 300 euro per assegno si poteva avviare la pratica per l’archiviazione e che il denaro serviva per un avvocato di Ostuni, molto esperto in queste cose”.

L’avvocato Danilo Cito, parte civile, ha chiesto se gli avessero rivelato il nome dell’avvocato e il teste ha risposto di no. Tranne Mulino, tutti gli altri hanno detto di avere firmato dei fogli in bianco. E non hanno riconosciuto come loro la calligrafia che precedeva la firma.

Il giochetto si scopre a seguito della denuncia sporta alla polizia da madre e figlia finite nella morsa del ricatto. L’imbroglio viene ricostruito dai poliziotti della Squadra Mobile (in apertura è stato sentito l’ispettore Pasquale Carlino) anche con l’ausilio di una telecamera piazzata nell’ufficio dei due. Guadalupi e Ludovico, in buona sostanza, venivano a conoscenza delle pratiche scadute e a volte le facevano scadere volutamente, quindi contattavano gli interessati e dietro pagamento facevano credere loro di essere in grado di bloccare la procedura. Il pubblico ministero Milto De Nozza chiede e ottiene dal giudice per le indagini preliminari Simona Panzera i provvedimenti di custodia cautelare in carcere.

Nella prossima udienza si proseguirà con l’interrogatorio delle altre parti offese.

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