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Cronaca

Tassa sui rifiuti, a Brindisi si paga la tariffa più alta d’Italia

La spesa media per abitante è 308 euro: triste primato a carico dei contribuenti. La più bassa a Fermo, nelle Marche pari a 86 euro. I dati diffusi dalla Confcommercio nazionale: la classifica elaborata dall'osservatorio interno dell'ente. In città notevole sproporzione tra la spesa per la gestione del servizio e il fabbisogno

BRINDISI –  Meglio vivere altrove, non a Brindisi che sul fronte Tari è la peggiore di tutta Italia. Dove? Sarebbe ideale  Fermo, comune nelle Marche, dove la tariffa della nuova tassa sui rifiuti è la più bassa del Belpaese, appena 86 euro, in media, per abitante, mentre qui da noi si paga più che in ogni altro comune: 308 euro, stando agli ultimi dati elaborati dall’Osservatorio nazionale sui rifiuti, interno alla Confcommercio (nazionale), e diffusi dal Sole 24 Ore.

Che la Tari, quindi, alle nostre latitudini sia un incubo non è un’esagerazione, ma un dato di fatto adesso certificato dallo studio condotto su scala nazionale dall’Ente camerale, dopo aver raccolto le delibere adottate dalle amministrazioni comunali  sulle tariffe, negli ultimi cinque anni. Nel paniere c’è  anche Brindisi città, con le delibere varate dal Comune, guidato dal centrosinistra con Mimmo Consales sindaco e Antonio Monetti all'Igiene Urbana, a cui evidentemente spetta il primato sulle spalle dei contribuenti, costretti a pagare come nessun altro. Le imprecazioni, di conseguenza, sono più che giustificate. Perché in tutta Italia non c’è altro comune in cui la Tari ha raggiunto vette simili, ovviamente in termini di spesa media calcolata per singoli abitanti.

Non a Roma, per esempio. Nella Capitale, dati dello studio alla mano, la Tari ammonta a 228 euro. Macinando un po’ di chilometri, per arrivare a Bologna si scende a 162 euro. Se ci si sposta a Torino, si scende ulteriormente per raggiungere quota 119. La tariffa si impenna a 289 euro a Venezia. Ma si è lontani dai 308 che sono costretti a pagare i brindisini. Poveri loro. Cioè poveri noi.

Antonio Monetti e Mimmo Consales-2E ancora, se si vuole ripartire in una sorta di viaggio lungo l’autostrada della Tari, si scopre che a Firenze la tariffa Tari è pari a 213 euro, a Salerno 255 e a Napoli, capoluogo che notoriamente ha problemi con la gestione del servizio di raccolta dei rifiuti, la Tari è pari a 201 euro.

In Puglia, poi, l’unico capoluogo in cui si supera l’asticella dei 200 euro è Lecce: 225 euro in media per abitante. In effetti basterebbe spostarsi a Trani per pagarne appena 106, la tariffa più bassa delle Regione.

Non è tutto. Sì, c’è dell’altro, ovviamente in termini negativi, visto che a Brindisi è stato assegnato il valore economico di inefficienza più elevato d’Italia, espressione cioè della differenza tra la spesa per il servizio di gestione dei rifiuti e il fabbisogno della popolazione o, che è lo stesso, la differenza tra quanto i Comuni hanno speso per il servizio e quanto invece avrebbero potuto spendere.

Per la cronaca, lo studio ha portato a riconoscere al nostro capoluogo più 97,45 per cento. Si tratta del risultato della differenza tra la spesa storica pari a 13.990.011 euro e il fabbisogno uguale a 13.990.011, ossia 13.464.220. Per la migliore di tutte, la città di Fermo, il coefficiente è -52,08: la spesa storica ammonta a 3.244.735 euro e il fabbisogno è 6.770.666, per cui la differenza è -3.525.931.

Come si spiega la differenza abissale tra Brindisi, peggiore di tutte, e Fermo, la migliore di tutte, per la gioia dei suoi abitanti che neanche arrivano a 38mila? “Il motivo degli aumenti dei costi e dei divari territoriali dipende soprattutto dalla non corretta determinazione dei coefficienti di produzione e dalla loro distorta applicazione”, spiegano dalla sede nazionale  di Confcommercio come si legge nell’edizione odierna de Il Sole 24 Ore. “I coefficienti sono stati pensati e tarati senza tenere minimamente conto della reale capacità della varie categorie di generare dei rifiuti”. Per il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, è “assolutamente necessario applicare con più rigore il criterio dei fabbisogni e dei costi standard per evitare che le imprese sopportino carichi fiscali eccessivi e crescenti”.  

Da Brindisi intanto è partito il grido di dolore degli albergatori: di fronte ai nuovi importi della Tari hanno deciso di ricorrere al Tar per chiedere l’annullamento del piano varato dal Comune di Brindisi per il 2015. Le tariffe sono passate da due euro e 43 centesimi al metro quadrato per l’anno 2013 a otto euro e 28 centesimi l’anno successivo e sono state confermate per il 2015, come conseguenza diretta dell’aumento del  costo del servizio che è passato da 16 milioni agli attuali 18. Con ripercussioni anche su altre categorie di contribuenti, a partire da quelli che vengono classificati sotto la voce “utenze domestiche”. L’istanza è stata presentata oltre che dall’associazione provinciale degli albergatori di Brindisi, Federalberghi, da cinque titolari di strutture della città. A Fermo sarebbe tutta un’altra cosa.

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