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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Ostuni

Telcom-Borsci: si contano le adesioni inviate via posta. Lunedì il verdetto

TARANTO - Elisir San Marzano: l’ora del gong. Chiusi i termini per il pronunciamento dei creditori sulla proposta di acquisto del Gruppo Casale, cresce la suspance sul verdetto. Ancora 48 ore e sarà chiaro il futuro della Borsci. L’assemblea dei creditori, sovrana sul destino del marchio, il 12 novembre scorso decise sostanzialmente di guadagnare tempo, decidendo di affidare una risposta definitiva nelle mani del postino. Venti giorni per riflettere e comunicare, singolarmente e via posta, la decisione.

TARANTO -  Elisir San Marzano: l’ora del gong.  Chiusi i termini  per il pronunciamento dei creditori sulla proposta di acquisto del Gruppo Casale, cresce la suspance sul verdetto. Ancora 48 ore e sarà chiaro il futuro della Borsci. L’assemblea dei creditori, sovrana sul destino del marchio, il 12 novembre scorso decise sostanzialmente di guadagnare tempo, decidendo di affidare una risposta definitiva nelle mani del postino. Venti giorni per riflettere e comunicare, singolarmente e via posta, la decisione.

In quella circostanza, solo due banche dissero sì alla proposta di acquisto formulata dal gruppo Telcom. Gli altri creditori, invece, si riservarono di deliberare nel merito, nonostante nel frattempo fossero state ritirate un paio di ipoteche, proprio al fine di favorire l’operazione di cessione e la ripresa produttiva della Borsci: la prima era conseguenza dei debiti maturati nei confronti dell’Agenzia delle Dogane (che vanta circa 1,7 milioni di arretrato dall’azienda in liquidazione) e la seconda derivava dalle insolvenze in piedi con la Banca Carime (per oltre 600mila euro).

Tanto l’ente pubblico quanto l’istituto bancario, il 12 novembre scorso, in linea con buona parte dell’assemblea, stabilirono a sorpresa di non pronunciarsi sul concordato. Per riflettere e deliberare, tutti i creditori presero tempo: altri venti giorni. Oggi, allo scoccare del termine ultimo, la situazione non è ancora chiara. Si attende di appurare quali e quante adesioni siano giunte via posta, presso il Commissario giudiziale e presso la Cancelleria del Tribunale. Dopodiché la parola passerà al Giudice.

Una proposta da 5 milioni e 200 mila euro quella che ha consentito al gruppo societario guidato dall’imprenditore ostunese di assumere la guida dello stabilimento e di riavviare, salvaguardando i 26 posti di lavoro, la produzione e la commercializzazione dello storico “elisir”. L’intesa raggiunta nel maggio scorso tra Casale e Egidio Borsci (liquidatore della Ilbi) garantirebbe la copertura totale dei crediti privilegiati (come quello di Equitalia che vanta somme per circa 700mila euro) ed un rimborso del 10% per gli altri. Lo stesso Casale si è impegnato peraltro con le parti sociali a non delocalizzare l’attività di produzione.

Ad oggi l’imprenditore ostunese avrebbe investito, nel rilancio della fabbrica, 400.000 euro, rimettendo in moto gli impianti e la rete commerciale. Anche qualora il concordato dovesse saltare, lo stabilimento resterebbe sotto la sua gestione per un altro anno e mezzo, sulla scorta del contratto d’affitto siglato nella scorsa primavera.

“Siamo sereni ma in queste ore non escludiamo alcun tipo di verdetto”; si limita a commentare Raffaele Casale, presidente del Gruppo Telcom. “Noi abbiamo condotto un’operazione alla luce del sole, attraverso un’offerta trasparante e garanzie certe. Un impegno concreto, che ha consentito di riavviare gli impianti Borsci e di rilanciare la produzione dello storico Elisir. Siamo pronti e disponibili a proseguire lungo il percorso intrapreso, consapevoli che per un anno, comunque vada, saremo chiamati a gestire l’impianto. Per il futuro, vedremo. Intanto aspettiamo di conoscere l’esito del concordato”.

Una cosa è certa. L’eventuale bocciatura della proposta Telcom, offrirebbe l’opportunità di comprendere quanto fondate fossero le voci, circolate nelle ultime settimane, che vorrebbero i fratelli Paola e Paolo Togni fortemente interessati all’acquisto dello stabilimento. Una notizia che aveva destato scalpore già lo scorso mese di ottobre, alla vigilia della prima convocazione dell’assemblea dei creditori (poi slittata al 12 novembre), facendo vacillare il piano di rilancio aziendale avviato dal gruppo Telcom e giudicato ammissibile dal Tribunale fallimentare.

Questione di ore e si capirà se la presunta offerta da sei milioni di euro (sostanzialmente il doppio di quella già avanzata dagli stessi Togni nel novembre del 2009) abbia fatto gola ai creditori, sebbene alle voci non abbia fatto seguito alcuna istanza formale di acquisto da parte dell’azienda marchigiana. Ad allettare l’assemblea, peraltro, si era aggiunta agli inizi di novembre anche un comunicazione della distilleria calabrese “Caffo”, produttrice del “Vecchio amaro del Capo”. Poche righe per dichiararsi interessata a rilevare la Borsci e pronta ad una eventuale trattativa.

Gia’ nel marzo 2009, Caffo aveva dato ad Egidio Borsci la disponibilità ad un’eventuale collaborazione, commerciale o mirata a rilevare l’intero complesso aziendale. Il gruppo Caffo opera da circa un secolo nel mondo degli alcolici. Il marchio più affermato è quello del liquore d’erbe di Calabria ”Vecchio Amaro del Capo”.

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