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Cronaca

Tentarono di corrompere un finanziere per far approdare la coca a Brindisi

Avevano cercato di corrompere un finanziare dell'ex Compagnia per far approdare la cocaina nel porto di Brindisi, eludendo i controlli. Ma il militare non ha ceduto alle "lusinghe" del malaffare e ha denunciato l'accaduto ai suoi superiori. Da qui sono partite le indagini che stamani hanno consentito di sgominare un clan salentino - calabrese dedito al traffico transazionale di sostanze stupefacenti

BRINDISI – Avevano cercato di corrompere un finanziare dell’ex Compagnia per far approdare la cocaina nel porto di Brindisi, eludendo i controlli. Ma il militare non ha ceduto alle “lusinghe” del malaffare e ha denunciato l’accaduto ai suoi superiori. Da qui sono partite le indagini che stamani hanno consentito di sgominare un clan salentino – calabrese dedito al traffico transazionale di sostanze stupefacenti fra il Sudamerica e la Puglia, passando per i porti di Gioia Tauro e Genova.

L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal tribunale di Lecce, su richiesta della Dda, è stata eseguita nei confronti di sette persone, alle quali vengono contestati a vario titolo i reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti quali l’acquisto, l’importazione, il trasporto, la detenzione, la distribuzione, la vendita e la cessione di ingenti quantitativi di cocaina provenienti dalla Colombia. Quattro degli indagati risiedono a Squinzano (Lecce). Si tratta di Francesco Pezzuto, 71 anni, del figlio Vittorio Pezzuto, 48 anni, e dei fratelli (entrambi latitanti) Patrizio Pellegrino, 44 anni, e Antonio Pellegrino, 41 anni. Poi ci sono due calabresi: Giuseppe Novello, 34 anni, e Stefano Condina, 49 anni. Infine, il colombiano Marin Villa (irreperibile). 

IL VIDEO DELLA GUARDIA DI FINANZA

Le indagini si sono concentrate fra il marzo del 2014 e il novembre dello stesso anno. I finanzieri del Gruppo del comando provinciale di Brindisi guidati dal maggiore Alessandro Giacovelli si sono messi sulle tracce del presunto sodalizio verso la fine del 2013, quando i Pezzuto avvicinarono un militare addetto ai controlli sui carichi in arrivo nel porto di Brindisi, tentando di "ammorbidirlo" con una somma di denaro pari a 100mila euro. Ma il basco verde, fedele alla divisa, non ebbe neanche un momento di cedimento. Il tentativo di corruzione venne immediatamente segnalato al comando delle fiamme gialle e alla procura di Brindisi, che avviò l’attività investigativa. 

Scartato il porto di Brindisi, la presunta organizzazione optò per dei porti interessati dalla movimentazione giornaliera di una notevole mole di container: quelli di Genova Sestri e Gioia Tauro (Reggio Calabria). Sulla base di quanto riferito dal procuratore capo della Dda di Lecce, Cataldo Motta, nel corso di una conferenza stampa svoltasi stamani, i Pellegrino e i Pezzuto erano i finanziatori dell’operazione. Gli investigatori hanno fatto ricorso a intercettazioni telefoniche e a pedinamenti. Durante l’attività sono stati effettuati quattro sequestri di droga.

La droga sequestrata dalla finanza

Nel marzo del 2014, nel porto di Genova, vennero intercettati 100 chilogrammi di cocaina camuffati da un carico di carbone diretto a un’azienda di Squinzano e a un’impresa di Sant’Eufemia Aspromonte (Reggio Calabria). Il carico era partito da un porto cileno. I trafficanti avevano pensato di sciogliere la polvere bianca nel carbone, per poi estrarla in Italia.

Nel giugno del 2014, vennero intercettati nel porto di Gioia Tauro 99,805 chilogrammi di cocaina nascosti in mezzo a un carico di banane, a bordo di una nave partita dall’Ecuador. 

Nel luglio 2014, sempre a Genova, i finanzieri sequestrarono 96 chili e mezzo di cocaina occultata da un carico di asparagi in scatola, salpato dal 20150331_114542 (1)-2un porto del Perù

Nel novembre del 2014, infine, ancora a Genova, arrivarono dei borsoni contenenti 70 chilogrammi di cocaina. Il carico era partito da un porto della Colombia. 

Gli indagati gravitano in ambienti criminali vicini alla Sacra corona unita leccese (i Pellegrino, in particolare, sono ritenuti vicini al clan “De Tommasi”) e alla ‘ndrangheta. Da quanto riferito da Cataldo Motta, però, sia i salentini che i calabresi avrebbero agito "a titolo personale", servendosi anche del supporto logistico fornito da alcune persone che risiedono in Germania. Il progetto iniziale, come detto, era di far arrivare la droga a Squinzano, passando attraverso il porto di Brindisi.

“Questa operazione – ha dichiarato durante la conferenza stampa il comandante regionale della guardia di finanza, il generale Giuseppe Vicanolo – conferma come la Puglia sia una delle regioni più esposte a livello internazionale al traffico di sostanze stupefacenti”. Il generale Vicanolo ha speso anche parole d’elogio nei confronti del finanziere che ha respinto l’approccio del clan. “Questa persona – dichiara Vicanolo – ha adempiuto fino in fondo al suo dovere, con spirito di servizio”. 

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