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Cronaca Cellino San Marco

Tentata estorsione al gommista di Cellino, scatta il secondo arresto

CELLINO SAN MARCO – Per la tentata estorsione e il pestaggio del gommista Luigi Renna, di Cellino San Marco, fatto avvenuto il 9 giugno, finisce in galera anche il cugino del pregiudicato ucciso sabato, Gianluca Saponaro. L’arresto di Antonio Saponaro, 29 anni, è stato effettuata stamani dagli investigatori della sezione antirapine ed estorsioni della Squadra mobile brindisina, diretta dall’ispettore Giancarlo Di Nunno, che già aveva proceduto il 10 giugno al fermo del principale protagonista della vicenda, Christian Tarantino.

CELLINO SAN MARCO – Per la tentata estorsione e il pestaggio del gommista Luigi Renna, di Cellino San Marco, fatto avvenuto il 9 giugno, finisce in galera anche il cugino del pregiudicato ucciso sabato, Gianluca Saponaro. L’arresto di Antonio Saponaro, 29 anni, è stato effettuata stamani dagli investigatori della sezione antirapine ed estorsioni della Squadra mobile brindisina, diretta dall’ispettore Giancarlo Di Nunno, che già aveva proceduto il 10 giugno al fermo del principale protagonista della vicenda, Christian Tarantino.

Un altro risultato del pressing sulla malavita della zona sud del Brindisino, secondo le direttive del prefetto e del questore, e soprattutto – come scrive il giudice delle indagini preliminari Alcide Maritati nell’ordinanza di custodia cautelare – un elemento pericoloso in meno in uno scenario molto delicato. Per Saponaro, scrive il gip, i sistemi utilizzati nella tentata estorsione a Renna non sono altro che “disinvolte ed evidentemente abituali modalità di approvvigionamento di risorse economiche”, caratterizzate da “prepotenza, volontà di sopraffazione nei confronti di terzi e irridente spregio verso le regole del vivere civile”.

I fatti, secondo la ricostruzione della squadra mobile, del pm Miriam Iacoviello e del gip. Agli inizi di giugno tarantino, accompagnato da Saponaro, si recò all’officina di Renna per accordarsi sul cambio dell’intero treno di gomme della sua Porsche Cayenne (poi sequestrata dalla polizia). Renna – come avviene normalmente – chiese un anticipo per ordinare gli pneumatici. La reazione fu minacciosa. Tarantino minacciò la vittima affermando di essere stato offeso e di avere subito uno sgarro. Luigi Renna si rassegnò a ordinare le gomme senza intascare una caparra.

Quando pochi giorni dopo arrivarono gli pneumatici per la Porsche Cayenne, il gommista telefonò a Tarantino avvisandolo. Il lavoro fu eseguito nella stessa giornata, e Christian Tarantino alla fine tirò fuori un assegno da mille euro. Ma Renna non voleva incassare un titolo che temeva fosse scoperto o di provenienza illecita, ma ancora una volta di fronte alle minacce del malavitoso dovette cedere. L’assegno, come era prevedibile, tornò indietro perché “la firma del titolare non era riferibile al correntista”. Renna a quel punto, attraverso un comune conoscente, fece sapere al padre di Tarantino dei fatti chiedendo di essere pagato.

Invece il 9 giugno all’officina si presentarono Christian Tarantino  e Antonio Saponaro, dopo essere passati aventi e indietro due volte a bordo del Cayenne (tanto da indurre il gommista a chiamare la polizia). Ma il primo a entrare fu Tarantino: “Come, non sapevi che l’assegno sarebbe tornato indietro?” disse tra l’irato e il canzonatorio a Renna. Poi colpì al volto con uno schiaffo la vittima, in presenza della figlioletta di 9 anni del gommista e del personale dell’officina. Poi disse: “Da questo momento mi presenterò qui quando voglio e tu mi dovrai sempre pagare”. Per difendersi, Renna impugnò un tubo metallico.

Tarantino allora gridò a Saponaro di passargli la pistola che si trovava nell’auto. “Piglia la pistola che gli scoppio il cervello, a questo pezzo di merda. Deve capire che da questo momento deve continuare a pagare, perché sennò gli faccio saltare in aria l’officina insieme alla famiglia. Qui comandiamo noi”. Saponaro eseguì  infilò la mano nel vano portaoggetti dello sportello. Renna allora gli si avvicinò intimandogli di non toccare l’arma, altrimenti lo avrebbe colpito con l’attrezzo. Invece fu lui ad essere colpito al cranio e al braccio destro, da Tarantino che non visto gli era arrivato da dietro. Prima di allontanarsi dall’officina, Tarantino lanciò l’ultimo avvertimento: “Adesso andiamo via, ma torneremo e ci darai qualsiasi somma ti chiederemo”.

Luigi Renna invece ha avuto il coraggio di andare fino in fondo, e dopo essere stato medicato in ospedale ha denunciato tutto alla polizia. Il tempo di effettuare rapidi riscontri, e Tarantino fu ammanettato. Seguito questa mattina dal complice, su ordine del giudice delle indagini preliminari.

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