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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Oria

Tentata estorsione alla Monteco, condanne confermate per quattro di Oria

ORIA - Confermata in appello la condanna per tentata estorsione ai danni della Monteco a carico di tre su cinque imputati, tutti di Oria, finiti in manette due anni fa per mano della squadra mobile di Brindisi. La corte d’appello di Lecce, presieduta dal giudice Andrea Tronci, ha condannato a tre anni e due mesi il vigile urbano Gilberto Conte, 48 anni, con l’accusa di essere stato il presunto trait-d’union fra gli estorsori e l’azienda; cinque anni per Giovanni Biasco (33 anni); tre anni e sei mesi per Saverio Capilunga (38 anni), difesi dagli avvocati Pasquale Fistetti, Raffaele Pesce e Ladislao Massari. Ridotta la pena a carico di Mauro Durante (49 anni), condannato a tre anni e sei mesi, un anno in meno rispetto alla sentenza di primo grado, assolto invece Alessandro D’Oria (35 anni), entrambi difesi dagli avvocati Pasquale Annichiarico e Roberto Palmisano.

ORIA - Confermata in appello la condanna per tentata estorsione ai danni della Monteco a carico di tre su cinque imputati, tutti di Oria, finiti in manette due anni fa per mano della squadra mobile di Brindisi. La corte d’appello di Lecce, presieduta dal giudice Andrea Tronci, ha condannato a tre anni e due mesi il vigile urbano Gilberto Conte, 48 anni, con l’accusa di essere stato il presunto trait-d’union fra gli estorsori e l’azienda; cinque anni per Giovanni Biasco (33 anni); tre anni e sei mesi per Saverio Capilunga (38 anni), difesi dagli avvocati Pasquale Fistetti, Raffaele Pesce e Ladislao Massari. Ridotta la pena a carico di Mauro Durante (49 anni), condannato a tre anni e sei mesi, un anno in meno rispetto alla sentenza di primo grado, assolto invece Alessandro D’Oria (35 anni), entrambi difesi dagli avvocati Pasquale Annichiarico e Roberto Palmisano.

I cinque imputati arrestati ad aprile di due anni fa dagli agenti della squadra mobile di Brindisi al comando del dirigente Francesco Barnaba, con l’accusa di aver taglieggiato la Monteco, azienda addetta al servizio di raccolta e trasporto in discarica dei rifiuti nella città di Oria. L’ipotesi di reato, per tutti, è di tentata estorsione aggravata in concorso.  Secondo l’accusa chiedevano denaro, 50mila euro scontati fino a 30mila dopo qualche trattativa, e cadeaux da 5mila euro l’uno in occasione delle feste pasquali e natalizie, che avrebbero garantito all’impresa “tranquillità” e garanzie di incolumità per tutti.

«Siamo venuti per aiutarvi, quello che abbiamo chiesto non è molto rispetto a quello che pagavano gli altri, vi stiamo venendo incontro, noi siamo dei poveri disgraziati che stiamo aiutando altre persone più disgraziate di noi». Richiesta estorsiva con appendice melodrammatica – il riferimento è ai “disgraziati” in carcere -, con questa formula la banda si presentava alla ditta appaltatrice. E insieme ai soldi, assunzioni.

La corte ha in sostanza accolto la richiesta del procuratore generale Claudio Oliva, che aveva chiesto la conferma della condanna inflitta in primo grado a tre anni e due mesi per il vigile urbano Gilberto Conte, 48 anni, assolto appena qualche settimana prima dell’arresto da un’accusa di peculato per la quale era finito ai domiciliari nel 2003 malgrado la medaglia d’argento al valor civile appuntata al petto dal presidente Carlo Azeglio Ciampi nel 2000.

Conte ha sempre, strenuamente sostenuto la propria innocenza e l’assoluta estraneità ai fatti contestati, proclamandosi vittima di un clamoroso errore giudiziario contro il quale gli avvocati Pasquale Fistetti e Roberto Palmisano sono pronti a dare ulteriore battaglia in Cassazione. Il vigile compare nella intera vicenda solo una volta, nei panni di presunto garante fra gli estorsori e gli imprenditori, ai quali avrebbe suggerito di accettare le richieste prezzolate. Quasi una comparsa, se non fosse per quella divisa che non può essere un dettaglio nelle valutazioni della magistratura. La parola del dipendente della Monteco autore della denuncia contro la sua: “Appare una sola volta – si legge negli atti dell’accusa – ma portando con sé, per un verso, il “peso” del comando territoriale illecito e quello dell’autorità comunale compromessa con la criminalità locale”.

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