rotate-mobile
Cronaca San Vito dei Normanni

Tentato omicidio di mafia a San Vito Dei Normanni, i due indagati restano in carcere

L'episodio è avvenuto intorno alle 20 del 17 giugno. Per la Dda di Lecce e per i carabinieri va inquadrato all'interno di dinamiche proprie della Sacra Corona Unita

SAN VITO DEI NORMANNI - Anche per il gip del Tribunale di Lecce, Marcello Rizzo, i due presunti autori del tentato omicidio avvenuto il 17 giugno a San Vito Dei Normanni devono restare in carcere. I due indagati sono il 32enne Adriano De Iaco (difeso dall'avvocato Andrea D'Agostino) e il 53enne Giovanni Nigro (difeso da Andrea D'Agostino e Gianmarco Lombardi). Sul caso si era espresso già il gip del Tribunale di Brindisi, Vilma Gilli, il 23 giugno, confermando il fermo e disponendo la custodia cautelare in carcere. De Iaco e Nigro erano stati fermati dai carabinieri del Nucleo investigativo e del Nor di San Vito dei Normanni, diretto dal tenente Alberto Bruno. Le accuse: aver tentato di uccidere un uomo all'interno di dinamiche proprie di un'associazione per delinquere di stampo mafioso, la Sacra Corona. Adesso è toccato al Tribunale di Leccce esprimersi, in quanto il gip di Brindisi aveva dichiarato la propria incompetenza territoriale.

I carabinieri sanvitesi ricostruiscono il tentato omicidio nei seguenti termini. E' il 17 giugno 2022, sono da poco passate le 19. Una signora residente in largo Sant'Antonio a San Vito chiama i militari: quattro persone avrebbero tentato di entrare nell'abitazione di un vicino di casa. La vittima - sottoposta alla sorveglianza speciale -, che è in compagnia di un'altra persona, nega quanto affermato dalla signora. Alle 20 la vicina chiama di nuovo, i carabinieri intervengono per la seconda volta. Stavolta la vittima racconta ai militari che sconosciuti avrebbero tentato più volte di introdursi in casa, riuscendoci dopo aver sfondato la porta. I due presenti nell'abitazione si danno alla fuga, inseguiti da alcuni soggetti, dei quali uno armato di pistola. Partono dei colpi, ma gli inseguiti si salvano correndo sui tetti e rifugiandosi dietro un muro molto alto. I colpi sparati sono almeno due. Un terzo e un quarto non vanno in porto, la pistola è inceppata.

I militari trovano due cartucce esplose calibro 7,65 e un proiettile inesploso del medesimo calibro. La vittima spiega ai carabinieri, poi, di aver riconosciuto De Iaco, Nigro e un'altra persona. Peccato che poi ritorni sui propri passi, quando i militari devono verbalizzare. In una nota inviata a BrindisiReport, il legale della vittima, Luca Puce, afferma che i nomi degli autori del gesto non sono mai stati pronunciati dal proprio assistito. Comunque, i carabinieri di San Vito non si fermano, perlustrano la zona e notano alcune telecamere, che riprendono da varie angolazioni largo Sant'Antonio. Le immagini saranno importanti: immortalano proprio De Iaco, Nigro e un'altra persona. Intanto i primi due preferiscono far perdere le proprie tracce. Servirà a poco: lunedì 20 giugno vengono fermati dai carabinieri e condotti in carcere.

Intanto c'è un altro particolare: De Iaco, a causa di un altro procedimento penale della Dda di Lecce, è intercettato. Ovviamente lui non lo sa e parla a ruota libera con un soggetto sconosciuto, dal marcato accento del sud barese. Tra le altre cose, dopo l'accadimento di cui si sta parlando, dice al telefono: "Abbiamo fatto danno noi". Per gli investigatori si riferisce al tentato omicidio. Non solo, fa anche riferimento alla presenza di "Giovanni", si tratterebbe di Nigro. Il cerchio si chiude. La dinamica riferita nella telefonata, per gli inquirenti è identica a quella avvenuta il 17 giugno. 

Il sostituto procuratore della Dda di Lecce, Carmen Ruggiero, contesta anche il 416 bis, cioè l'aggravante mafiosa. Il fulcro va ricercato nel rapporto, stretto, tra De Iaco e il sanvitese G.L. (non indagato in questo caso), nipote del noto Carlo Cantanna (anche lui estraneo a questo episodio). Sempre nel procedimento penale della Dda di Lecce richiamato sopra, si ricostruisce la mappa dell'attività della Scu a San Vito Dei Normanni. G.L. è ritenuto dagli investigatori esponente di spicco della criminalità organizzata, uomo che vuole prendere il controllo delle attività illecite a San Vito e nei paesi limitrofi, ricorrendo alla violenza e alla minaccia.

E qui entra in gioco il collaboratore di giustizia Andrea Romano. E le sue dichiarazioni: racconta di come G.L. tenti di prendere il controllo delle attività malavitose a San Vito Dei Normanni, entrando in contrasto in passato con la frangia brindisina della Scu, che Romano conosce bene. G.L., essendo nipote di Cantanna, sarebbe invece legato ai mesagnesi. Per gli investigatori, questo tentato omicidio si inserisce in un quadro più ampio, in un quadro che vedrebbe G.L., uscito dal carcere da qualche anno, tentare di consolidare il proprio potere in città. Il fatto che De Iaco abbia rapporti consolidati di frequentazione e di collaborazione con G.L. per gli investigatori è una conferma del quadro.

Ma perché De Iaco e Nigro avrebbero tentato di uccidere la vittima? Loro due sono comparsi dal gip del Tribunale di Brindisi e hanno risposto alle domande. De Iaco ha spiegato di essere andato in largo Sant'Antonio con lo scopo di intimidire la vittima, non di uccidere. I colpi sarebbero stati esplosi verso terra. Il gip di Lecce, nell'ordinanza, smentisce questa ricostruzione. De Iaco poi avrebbe parlato di vecchie ruggini tra lui e la vittima, da qui il movente per l'intimidazione. Per gli inquirenti invece ci si trova di fronte a dinamiche interne alla Sacra Corona. Intanto domani, 14 luglio 2022, i legali Andrea D'Agostino e Gianmarco Lombardi depositeranno richiesta di Riesame. Poi l'udienza sarà fissata entro 15 giorni. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Tentato omicidio di mafia a San Vito Dei Normanni, i due indagati restano in carcere

BrindisiReport è in caricamento