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Cronaca Ceglie Messapica

Tentò di strangolare la moglie: operaio cegliese rimesso in libertà

CEGLIE MESSAPICA - Torna in libertà l’operaio cegliese Domenico Argentiero, 48enne accusato di tentato omicidio della moglie Annamaria Sarcinella. Il giudice per le indagini preliminari Paola Liaci ha accolto la richiesta di scarcerazione avanzata dal legale Aldo Gianfreda, ritenendo che siano venute meno le esigenze di custodia cautelare in carcere dell’uomo, che da ieri ha il permesso di tornare al lavoro. «Non volevo uccidere nessuno, signor giudice, tranne me stesso». Con queste parole l’operaio aveva risposto alle domande del gip nel corso dell’interrogatorio di garanzia.

CEGLIE MESSAPICA - Torna in libertà l’operaio cegliese Domenico Argentiero, 48enne accusato di tentato omicidio della moglie Annamaria Sarcinella. Il giudice per le indagini preliminari Paola Liaci ha accolto la richiesta di scarcerazione avanzata dal legale Aldo Gianfreda, ritenendo che siano venute meno le esigenze di custodia cautelare in carcere dell’uomo, che da ieri ha il permesso di tornare al lavoro. «Non volevo uccidere nessuno, signor giudice, tranne me stesso». Con queste parole l’operaio aveva risposto alle domande del gip nel corso dell’interrogatorio di garanzia.

L’uomo, detenuto dal 10 marzo scorso, ha ricostruito istante per istante il dramma famigliare degenerato il 4 marzo. La coppia è ai ferri corti, Argentiero perde la testa e lui impugna il fucile esplodendo un colpo contro se stesso che per fortuna non va a segno: rimane ferito al mento. Qualche giorno dopo la moglie lo accusa di aver tentato di strangolarla, finisce in carcere con l'accusa di tentato omicidio.

Nel frattempo partono le indagini dei carabinieri della stazione di Ceglie Messapica, al comando del maresciallo Sante Convertini. E’ nel corso degli interrogatori che la moglie ricostruisce i fatti fornendo una versione altra, e assai dettagliata. Mostra i segni sul collo, “me li ha fatti mio marito” dice, “voleva uccidermi”, racconto che vale quanto una denuncia. Per i militari tanto quanto per il pm Valeria Farina Valaori, si tratta di un tentativo di strangolamento, un proposito omicida. Una ipotesi che l’indagato ha negato con quanta voce aveva in corpo.

«Non volevo ucciderla, non è vero. Confesso la violenza, lo sbaglio, non ci ho visto più. Ma mentre le tenevo le mani alla gola lei poteva parlare, chiamava i nostri figli. Se avessi voluto farle del male davvero avrei stretto la morsa, le avrei tolto il respiro. E invece l’ho lasciata andare. E’ me stesso che volevo uccidere, non lei, che amo ancora, nonostante tutto».

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