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Cronaca Ostuni

Tentò di uccidere la sua vicina di casa: anche per la Cassazione il “cegliese” è colpevole

OSTUNI - Colpevole: anche per la Cassazione. La giustizia presenta il conto definitivo al “cegliese”, Confermata la condanna a 14 anni di carcere, già sancita in primo grado e in appello. Una sentenza “esemplare” quella emessa dalla prima sezione della Corte suprema di Roma, a carico del 78enne ostunese (originario di Ceglie Messapica) Leonardo Andriola. Accusato di tentato omicidio e porto abusivo d’armi, il pensionato ostunese è stato riconosciuto colpevole (con l’aggravante della recidiva specifica e reiterata, essendo già stato condannato in passato, a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta) del ferimento di Concetta Andriola (50 anni, ostunese), sua vicina di casa.

OSTUNI - Colpevole: anche per la Cassazione.  La giustizia presenta il conto definitivo al “cegliese”, Confermata la condanna a 14 anni di carcere, già sancita in primo grado e in appello. Una sentenza “esemplare” quella emessa dalla prima sezione della Corte suprema di Roma, a carico del 78enne ostunese (originario di Ceglie Messapica) Leonardo Andriola. Accusato di tentato omicidio e porto abusivo d’armi, il pensionato ostunese è stato riconosciuto colpevole (con l’aggravante della recidiva specifica e reiterata, essendo già stato condannato in passato, a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta) del ferimento di Concetta Andriola (50 anni, ostunese), sua vicina di casa.

I fatti risalgono al 7 febbraio 2007.  La vittima - Concetta Andriola, 48 anni, coltivatrice diretta di Ostuni, costituitasi parte civile e difesa dall’avvocato Gianvito Lillo -  fu raggiunta da un solo colpo di pistola alle spalle, sparato con freddezza e da distanza ravvicinata, mentre era di rientro a casa. Il proiettile, calibro 7.65, le perforò il fegato. Concetta Andriola, venne soccorsa, trasportata presso l’ospedale di Ostuni e sottoposta ad un delicato intervento chirurgico. I medici le salvarono la vita. Il pensionato ostunese, fermato nelle ore successive al fattaccio, confessò qualche giorno dopo. Una perizia psichiatrica lo ha ritenuto sin dall’inizio in grado di intendere e volere.

Leonardo Tanzarella si trova tuttora rinchiuso presso il carcere di Taranto, dove è chiamato a scontare la pena. Una vicenda, quella del ferimento, che nell’ambito delle indagini aveva formalmente e clamorosamente riaperto, a distanza di oltre un ventennio, il fascicolo in bianco su una serie di delitti compiuti a Rho, nel milanese: tre tentati omicidi ed un assassinio compiuti negli anni Ottanta. Tutti, stando all’accusa, portavano la firma di Tanzarella.

Crimini maturati nel medesimo ambiente di lavoro, ossia tra i dipendenti della Montedison di Rho: dove lavorava Leonardo Tanzarella  e dove lavoravano anche Giovanni Gioiosa (ferito a colpi di pistola il 16 marzo del 1983),  Enrico Melena (ucciso a colpi di pistola il 23 dicembre 1984) e Michele Gatti (ferito gravemente il 29 novembre 1985). Una perizia balistica, eseguita sull’onda dei risultati dell’attività investigativa della polizia di Ostuni, consentì di stabilire, sulla base della comparazione dei bossoli, che l’arma con cui Tanzarella nel 2007 ferì la signora Andriola era la stessa pistola utilizzata dal presunto serial killer a Rho. A suo carico fu emessa quindi una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere. Ma su quel fronte, il processo, ha registrato in primo grado una clamorosa sentenza: “Assolto per non aver commesso il fatto”.

Per i Giudici non c’è prova che  fu lui a seminare sangue e morte negli anni Ottanta tra gli operai della Vedril. A pronunciare la sentenza, il 21 luglio scorso, fu la Corte di Assise di Milano, dove era in corso il processo a carico del presunto serial killer ostunese, unico imputato per l’omicidio di Enrico Melena: il 36enne operaio della Montedison-Vedril di Rho, ucciso all’alba del 23 dicembre del 1984.

Ad incidere sull’orientamento dei giudici la superperizia eseguita dal generale Romano Schiavi e disposta dalla Corte di Assise al fine di stabilire se i bossoli “scaricati” oltre venticinque anni fa contro gli operai della “Vedril” di Rho fossero partiti, con assoluta certezza, dalla stessa arma con la quale nel 2007 fu gravemente ferita ad Ostuni Concetta Andriola.

Ed è proprio la certezza - quella che la giurisprudenza chiosa nella formula “al di là di ogni ragionevole dubbio” - che sarebbe venuta a mancare, sulla scorta della perizia superparte. E così per Tanzarella l’assoluzione, sul fronte milanese, l’estate scorsa fu “piena”: per non aver commesso il fatto. Ma per il tentato omicidio della casalinga ostunese, il conto della Giustizia è pesante e definitivo: 14 anni di carcere.

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