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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Terra Bruciata, pesanti richieste del pm

BRINDISI – Il pm Valeria Farina Valaori non ha fatto sconti. Al limite, valuterà il tribunale se ricorrano le condizioni. E su quella che gli investigatori e la procura descrissero come una banda di ladri, ricettatori, rapinatori e attentatori molto in carriera, si abbatte una valanga di richieste di pena. Pesantissime per i personaggi ritenuti all’apice di questa rete criminosa. E’ entrato stamani in dirittura finale, con la requisitoria della pubblica accusa, il processo nato dall’Operazione Terra Bruciata, condotta dalla squadra mobile della questura di Brindisi l’1 luglio del 2010, su indagini che avevano preso in considerazioni episodi avvenuti tra il 2006 e il 2007 nel capoluogo.

BRINDISI – Il pm Valeria Farina Valaori non ha fatto sconti. Al limite, valuterà il tribunale se ricorrano le condizioni. E su quella che gli investigatori e la procura descrissero come una banda di ladri, ricettatori, rapinatori e attentatori molto in carriera, si abbatte una valanga di richieste di pena. Pesantissime per i personaggi ritenuti all’apice di questa rete criminosa.  E’ entrato stamani in dirittura finale, con la requisitoria della pubblica accusa, il processo nato dall’Operazione Terra Bruciata, condotta dalla squadra mobile della questura di Brindisi l’1 luglio del 2010, su indagini che avevano preso in considerazioni episodi avvenuti tra il 2006 e il 2007 nel capoluogo.

Erano quelli che, ignari di essere intercettati dalle microspie piazzate dalla polizia, e seguiti grazie ai segnalatori  Gps installati a bordo delle loro auto (sempre dagli investigatori), scherzavano sulle proprie imprese, ma anche sul proprio destino. “Se ci arrestano e ci mettono dentro, ci devono fare un articolo curioso: presa la banda Antonino”, oppure “In due tre mesi ci siamo mangiati Brindisi, cumpà”. In effetti avevano innescato una catena di furti di auto e  moto, seguiti da richieste estorsive, il cosiddetto cavallo di ritorno, a ritmi molto elevati, senza disdegnare spaccate nei negozi di mezzo Salento, qualche colpo in trasferta al Nord (una rapina e due furti in appartamento, a Parma, Fabriano e Ancona), una serie di furti in appartamento se trovavano anche le chiavi di casa del proprietario nell’auto rubata da un membro del gruppo.

E oggi le richieste di pena per quelle vicende, sfociate in 12 arresti il giorno del blitz, quelli di Sandro Antonino di 30 anni, Marco Greco di 28 anni, Andrea Pisani di 25 anni, Cosimo Papa di 27 anni, Claudio e Giuseppe Palma, di 51 e 32 anni (padre e figlio) per l’accusa di associazione per delinquere in concorso con un minore. Le persone già detenute per altro raggiunte dal provvedimento restrittivo furono Danilo Pugliese, 43 anni, fratello del noto pentito degli anni Novanta, Marco; Stefano Iacolare di 25 anni che si trovava ai domiciliari; Ivano Cannalire di 29 anni, che doveva lasciare il carcere proprio l’1 luglio 2010 Davide Tramacere, 29 anni, arrestato due giorni prima per altro. Il numero degli indagati però era doppio, inclusi quelli arrestati nel corso delle indagini in flagranza, e altri a piede libero.

Il pm Valeria Farina Valaori ha chiesto 20 anni per Marco Greco, 16 anni e 6 mesi per Cosimo Papa, 15 anni e 3 mesi per Sandro Antonino, 1 anno e 6 mesi per Fabio Bagnato, 2 anni per Giancarlo Bagorda, 6 anni per Ivano Cannalire, 4 anni e 6 mesi per Fulvio Ciccarelli, 2 anni per Claudio Cucinelli, 6 anni per Gennaro Giuffrida, 3 anni per Ginaluca Guerra, 6 anni per Fabrizio Guttagliere, 7 anni per Stefano Iacolare, 1 anno per Davide Marzo, 6 anni per Alessandro Morleo, 8 anni e 8 mesi per Domenico Muoio, 8 anni per Claudio Palma,  9 anni per Giuseppe Palma, 3 anni e 6 mesi per Michele Patronelli, 11 anni e 6 mesi per Andrea Pisani, 7 anni per Danilo Pugliese, 3 anni e 6 mesi per Francesco Ruggero, $ anni e & mesi per Raffaele Saponaro, 1 anno e 6 mesi per Antonio Tramacere, 4 anni per Davide Tramacere, 4 anni e 6 mesi per Antonio Voza.

Il tribunale (presidente Aliffi, a latere Scuzzarella e Testi), ha rigettato la richiesta di annullamento dei tracciati Gps avanzati da un difensore perché avvenute senza autorizzazioni, considerando tali mezzi investigativi paragonabili ad un pedinamento, e un’altra richiesta sempre relativa all’impiego dei tracciatori Gps, che avrebbero richiesto apposita autorizzazione del magistrato perché la loro installazione avviene all’interno dell’auto, equiparabile ad un luogo privato. Rinvio per le arringhe al 23 febbraio, secondo un calendario prestabilito, ma quel giorno c’è lo sciopero degli avvocati.

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