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Cronaca

Picchiato e rapinato nella notte un commerciante di lumache

Fucile a canne mozzate puntato contro e poi un pugno in pieno volto. Brutale rapina poco dopo le due della notte scorsa a Mesagne, vittima un bracciante agricolo di 45 anni commerciante di lumache

MESAGNE – Fucile a canne mozzate puntato contro e poi un pugno in pieno volto. Brutale rapina poco dopo le due della notte scorsa a Mesagne, vittima un bracciante agricolo di 45 anni commerciante di lumache. La rapina si è consumata nei pressi del cimitero dove l'uomo si era fermato per attendere i raccoglitori di lumache, per acquistarle. Aveva con sé poco più di mille euro. Ad avvicinarsi, però, non sono stati i suoi fornitori ma due individui a bordo di una moto. Gli hanno puntato un fucile e poi gli hanno sferrato un pugno in faccia, facendolo finire per terra. Gli hanno poi chiesto il portafoglio.

La vittima lo ha consegnato senza poter fare nulla per difendersi ed evitare la sottrazione del denaro. È rimasta a terra, al buio. Pochissimi istanti dopo è passata una pattuglia del commissariato di polizia di Mesagne, diretto da vice questore Rosalba Cotardo, in servizio di controllo nella zona. I poliziotti hanno udito lamenti provenire dai cipressi che costeggiano l'ingresso del cimitero.

Puntando i fari nel buio hanno visto un uomo per terra con il volto tumefatto. Immediata la segnalazione al 118. Poi la ricostruzione di quello che era accaduto. Le ferite riportate dalla vittima fortunatamente non erano gravi, l'uomo è stato medicato sul posto e ha rifiutato il trasferimento in ospedale. I poliziotti si sono messi alla ricerca dei rapinatori allertando anche altre pattuglie.

Si cercavano due individui a bordo di una moto o scooter, la rapina si è consumata al buio ma la vittima avrebbe riferito di avere sentito il rombo di un motore di una motocicletta. I banditi avevano l'accento del posto. Le indagini per la ricerca dei responsabili sono ancora in corso.

Mai, comunque, sottovalutare chi rapina i commercianti di lumache. Alla fine degli anni Ottanta cominciò proprio così la vicenda noir di Massimo D’Amico, che ben presto divenne uno dei colonnelli della Scu nel Brindisino, e poi, dopo vari anni, un collaboratore di giustizia (cosa che gli costò, il 9 settembre del 2001, l’uccisione del fratello Antonio, colpito dai killer mentre pescava sulla Diga di Punta Riso).

Erano le prime ore del mattino quando su un gruppo di raccoglitori di lumache e di acquirenti, che si radunavano nei pressi del cavalcavia che da Tuturano conduce a Cerano, piombò l’auto dei banditi. Ma in zona c’erano anche alcune pattuglie di carabinieri della compagnia di Brindisi. Quelli erano anni di piombo, e la notte era attraversata da latitanti, gruppi di fuoco e autocolonne contrabbandiere.

Cominciò un lungo inseguimento segnato da un fitto scambio di colpi tra i banditi e le pattuglie dei militari, che proseguì anche nell’abitato di Tuturano. Piovevano pallottole su porte e auto in sosta. Un ragazzo si sporgeva da un finestrino posteriore dell’auto dei rapinatori e sparava con freddezza contro i carabinieri. Aveva 17 anni, era di Mesagne e poco dopo fu catturato: era Massimo D’Amico.

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