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Cronaca

The Wall, il muro dello spaccio

MESAGNE - Albania, Roma, Mesagne. Il triangolo dello spaccio di droga è questo. La Guardia di Finanza – Comando Provinciale di Brindisi – in collaborazione con la Procura della Repubblica di Brindisi e la Direzione distrettuale antimafia di Lecce, ha sgominato un clan che al vertice aveva due fratelli e la madre degli stessi, dedito allo spaccio di cocaina e detenzione di armi, e tratto in arresto 13 persone, 8 albanesi (con due uomini ancora latitanti si sale a 10) e 5 mesagnesi. L’indagine denominata “The wall” è iniziata nel febbraio del 2010 e terminata nel luglio 2012. Il reato contestato è associazione per delinquere finalizzata alla detenzione ed allo spaccio di sostanze stupefacenti con l’aggravante della disponibilità di armi e porto e detenzione abusiva di armi.

MESAGNE - Albania, Roma, Mesagne. Il triangolo dello spaccio di droga è questo. La Guardia di Finanza – Comando Provinciale di Brindisi – in collaborazione con la Procura della Repubblica di Brindisi e la Direzione distrettuale antimafia di Lecce, ha sgominato un clan che al vertice aveva due fratelli e la madre degli stessi, dedito allo spaccio di cocaina e detenzione di armi, e tratto in arresto 13 persone, 8 albanesi (con due uomini ancora latitanti si sale a 10) e 5 mesagnesi. L’indagine denominata “The wall” è iniziata nel febbraio del 2010 e terminata nel luglio 2012. Il reato contestato è associazione per delinquere finalizzata alla detenzione ed allo spaccio di sostanze stupefacenti con l’aggravante della disponibilità di armi e porto e detenzione abusiva di armi.

Stamane nella caserma della Guardia di Finanza si è tenuta la conferenza stampa per i dettagli dell’attività svolta e degli arresti fatti la notte scorsa, alla presenza del pm della procura di Brindisi che le ha coordinate,Valeria Farina Valaori, del capo della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, Cataldo Motta, del pm della stessa Dda, Alberto Santacatterina, che ha lavorato assieme alla collega brindisina, del colonnello Vincenzo Mangia, comandante provinciale delle “fiamme gialle”, e del comandante del Nucleo di polizia tributaria che ha condotto le indagini, maggiore Gabriele Sebaste. La consegna della droga avveniva davanti un muro – da qui il nome dell’operazione - di una vecchia casa nel centro storico di Mesagne. I capi albanesi dell’associazione criminale si erano infatti insediati nella città della Sacra Corona Unita.

L’attività da parte dei militari della Guardia di Finanza di Brindisi è nata nel febbraio 2010 con un lavoro basato su intercettazioni telefoniche (37 utenze mobili), intercettazioni ambientali all’interno di abitazioni ed auto degli arrestati, esecuzioni di servizi di osservazione, sopralluoghi e pedinamenti, perquisizioni personali e locali ed escussione in atti di numerose persone informate sui fatti.

L’operazione - Al termine delle indagini è stata dimostrata l’esistenza di un’associazione con base operativa a Mesagne che, per il tramite di un’altra cellula composta sempre da albanesi operanti però nella capitale italiana, era in grado di rifornirsi di quantitativi di sostanza stupefacente, ovvero cocaina, che provvedeva, in un secondo momento, a spacciare in provincia di Brindisi ed all’esterno di locali notturni nel Salento, come Gallipoli. La droga prelevata dall’Albania veniva portata a Roma e da qui smistata, tramite due uomini albanesi ma residenti a Mesagne che si recavano nella capitale per il traffico, e portata anche in provincia di Brindisi.

I tre capi albanesi, a Mesagne, cedevano la cocaina ai loro spacciatori che, a loro volta, vendevano agli assuntori. In due anni il clan è divenuto talmente grosso da riuscire a controllare la zona in piena libertà anche con l’ausilio di armi (soprattutto pistole) ed arrivare a spacciare anche nei locali del Salento. Cinque sono i riscontri eseguiti dai militari dal marzo 2010 con sequestri di sostanza stupefacenti tipo cocaina, denunce e arresti di albanesi riconducibili tutti al clan nato a Mesagne oltre a tutti gli altri elementi di prova attraverso intercettazioni, a supporto dei fatti contestati agli indagati. Alcuni dei sodali erano in grado di introdurre clandestinamente in Italia armi che venivano poi cedute ad altri appartenenti all’organizzazione, utilizzate anche casi di omicidio (gennaio 2011, Porto Recanati, un albanese uccide un connazionale). Le intercettazioni portano nella casa circondariale di Roma e di Brindisi, dove avvenivano colloqui fra i Kocli, il gruppo familiare che comandava l’orchestra.

Gli arrestati - I capi del clan sono infatti, secondo gli investigatori, Vilson Kocli alias Vili, di 25 anni, Daniel Kocli di 28 anni e Marte Kocli di 55, la madre dei due, tutti albanesi ma residenti a Mesagne. I fornitori “romani” ma nello stesso modo di origine albanese come i primi, sono il 24enne Leonardo Tushaj e Erind Jaku di 35 anni (entrambi latitanti). I tre capi albanesi/mesagnesi si recavano a Roma per prelevare la droga e poi spacciarla a Mesagne attraverso i loro pusher.

Il gruppo degli italiani. I mesagnesi coinvolti nell’operazione “The wall”  ai quali stamane è stata notificata la custodia cautelare in carcere sono Gianluca Zito di 35 anni, Francesca Carrozzo di 24, Roberto Ronzini di 27 anni (marito della Carrozzo), il 38enne Angelo Arseni, Mario Delle Grottaglie di 45 mentre Nicola Aresta, alias “l’elettricista”, e Cosimo Tocci sono indagati a piede libero e nell’organigramma dell’organizzazione si presentavano come gli spacciatori del clan albanese.

Ai loro seguono gli arresti di Luan Cela albanese di 31 anni, Ernest Bodlli alias Boli di 21 anni, Qamil Bodlli alias Mili di 50 anni, Armando Uka albanese di 27 anni e Ilir Kocli alias Liri di 24 anni (cugino di Daniel Kocli) mentre Nikolin Curri sempre albanese è indagato a piede libero,  Inoltre, stamane, sono anche stati sequestrati beni per un valore totale di 250 mila euro ovvero 6 auto: due Audi , una di queste (una S3) appartenente ad Angelo Arseni, mesagnese arrestato stamane, come anche un terreno e un’abitazione, mentre le altre autovetture appartengono agli albanesi facenti parte del sodalizio, un’Audi A4, due Mercedes appartenenti a Daniel Kocli, una Mercedes Classe C di Ilir Kocli mentre una Smart appartenente a Marte Kocli.

“Il controllo del territorio è importantissimo – ha sottolineato Cataldo Motta durante la conferenza stampa di stamane – soprattutto su Mesagne, trattandosi di un territorio particolarmente sensibile e densa di criminalità. Il sequestro più grosso di sostanza stupefacente è stato fatto a Roma e si trattava di 500 grammi, gli altri sono stati tutti minori. E’ un’organizzazione ricca e capillare e soprattutto anche armata. I loro tentacoli arrivavano a rifornire anche la zona del gallipolino”.

Stralci delle intercettazioni: Intercettazione tra Vilson Kocli e Leonardo Tushaj a Roma il 19 novembre 2010:

Vilson: “Sono sceso…”;

Leonardo: “Vieni… qua in macchina sto, ti sto aspettando…”;

Vilson: “Con che macchina stai?”;

Leonardo: “Con un’Audi… di fronte al bar che è bar tavola… il bar vicino alla metro”;

I due si incontrano per l’acquisto di un notevole quantitativo di stupefacente perché Vilson Kocli in un’altra intercettazione chiedeva una “scorta” per il viaggio di ritorno a Mesagne. L’imprudenza di accendere il cellulare per rassicurare la famiglia ha permesso alla polizia di Roma, di individuarlo e sottoporlo a controllo. In quell’occasione gli venne trovato un plico contenente  sostanza stupefacente del tipo cocaina per 517 grammi al 54% di purezza, con quantità di principio attivo pari a 150 mg/dose, dalla quale erano ricavabili 1.860 dosi singole.

L’involucro era identificato con la lettera “V” come Vilson. Quest’ultimo venne arrestato e condotto a Regina Coeli dove successivamente grazie alle intercettazioni ambientali, la madre Marte e il cugino Ilir che andavano a colloquio, lo aggiornavano sul clan e lui dava loro anche delle dritte. Intercettazione tra Gianluca Zito e i fratelli Kocli a dimostrazione del coinvolgimento del mesagnese con gli albanesi:

Gianluca: “Come che ti fanno? Meno male che non avevate nemmeno una canna sopra altrimenti ti prendi la denuncia”;

Daniel: “Denuncia? Arrestati proprio…”;

Gianluca: “Stavano facendo i lampeggianti”;

Daniel: “Non ne avevano”;

Gianluca: “Mortacci vostri… calci stanno tirando quello è andato sempre un miliardo di volte col treno”;

omissis…

Gianluca: (incomprensibile)… potevano chiamare pure da sopra là dove siete andati sa? (l’ipotesi di Zito che il controllo fosse stato disposto da forze di polizia di Roma);

Daniel: “No infamata, c’è qualcosa oltre a … ci sta… allora, i noi telefoni (incomprensibile) c’è qualche cosa per forza perché… mi stavano aspettando… come imbocchi per San vito… stavano le pattuglie stava già tutto, cani pronti tutto”;

Gianluca: “Come cazzo hanno fatto Daniè (incomprensibile);

Vilson: “Ma che cosa possono fare? Ti possono arrestare?”;

Daniel: ci sono delle indagini… ti stanno dietro Vil… ti stanno dietro… nient’altro… sia al (incomprensibile) sia alla macchina… qualcosa c’è! Questi non escono per le rapine”;

Intercettazione tra Vilson Kocli e Cosimo Tocci dell’1/10/2010:

Cosimo: “Dove sei?”;

Vilson: “A casa”;

Cosimo: “Sto passando”;

Nell’incontro presso l’abitazione dell’albanese Cosimo Tocci, chiedeva diverse dosi di sostanza stupefacente che poco dopo Vilson Kocli gli consegnava presso l’attività commerciale del suo acquirente:

Vilson: “Dove stai tu?”;

Cosimo: “Al negozio”;

Vilson: “Sto passando”;

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