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Cronaca

Tomaselli: “Haralambidis non ha ascoltato il territorio, ora spazio ai manager"

"Adesso è davvero possibile la svolta per il porto di Brindisi dopo venti anni di sofferenze e tribolazioni nelle mani di questo o quel presidente, di questo o quel commissario, sullo sfondo di scelte politicizzate e veleni: è stata una iattura per il nostro scalo che con la gestione del professore Iraklis Haralambidis"

BRINDISI – “Adesso è davvero possibile la svolta per il porto di Brindisi dopo venti anni di sofferenze e tribolazioni nelle mani di questo o quel presidente, di questo o quel commissario, sullo sfondo di scelte politicizzate e veleni: è stata una iattura per il nostro scalo che con la gestione del professore Iraklis Haralambidis  - credo - abbia vissuto una fase negativa essendo rimasta lontana dalle reali potenzialità”. 

Speranze per il futuro che verrà e “rimproveri” per quel che è stato sono il risultato dell’analisi del senatore Salvatore Tomaselli, espressione del Partito democratico, quel Pd brindisino che a dispetto dei diversi rivoli interni, sembra aver trovato compattezza negli ultimi giorni, complici le vicissitudini del porto, alle prese con un presidente che a mandato scaduto avrebbe comunque voluto portate in discussione, il prossimo 16 luglio, in comitato, la concessione delle banchine di Punta delle Terrare alla società Atlantica di Navigazione spa, oggi Grimaldi Euromed spa, per venti anni, Tomaselli e Consalescon annesso riconoscimento dell’esenzione dal pagamento dei diritti portuali. 

Comune, con il sindaco Mimmo Consales, provincia con il presidente Maurizio Bruno, entrambi Pd, e Camera di Commercio con Alfredo Malcarne, hanno fatto barriera per evitare non solo che la proposta di delibera approdasse in comitato, ma per impedire la nomina dello stesso Haralambidis a commissario: la lettera firmata dai tre e condivisa dal neo governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, è cosa nota. Quel che invece noto non è, è che a Roma, nelle stanze capitoline del Governo Renzi, già da settimane di Brindisi, del suo porto e del suo presidente, si parlava eccome. Ne discutevano i parlamentari del Pd con il consigliere del ministro dei Trasporti Graziano Delrio, al quale la prima richiesta di intervento è arrivata a firma del senatore Tomaselli, già nel mese di giugno.

Perché si è rivolto al ministro Delrio, quasi in sordina?
“Oggettivamente non c’erano le condizioni anche solo per immaginare di mantenere la stessa rotta con il presidente Haralambidis. Ho sempre avvertito un atteggiamento di chiusura nei confronti del territorio, lamentando in diverse occasioni la scarsa capacità di ascoltare le reale esigenze degli operatori portuali. Del resto, già il fatto che fosse sporadicamente presente, intendo fisicamente in ufficio, rendeva difficile il confronto.
Se poi consideriamo che una gestione di questo tipo è arrivata dopo quasi venti anni di tribolazioni per il porto, è facile immaginare la situazione reale, quella che adesso è stata ereditata dal comandante della capitaneria di porto, Mario Valente, nominato commissario dell’Authority. Sul fatto che abbia lavorato, come sostiene lei in sordina, è perché non comunico tutto quello che faccio quando sono a Roma”. 

Un lascito difficile per Valente, nessun dubbio sui nodi da sciogliere, a partire dalla convocazione del 16 luglio per la questione Grimaldi. 
“Purtroppo Brindisi ha avuto la sfiga e mi permetto di usare questo termine per rendere meglio il concetto, di non riuscire mai ad azzeccare il nome giusto per la presidenza, continuando in questo modo a pagare lo scotto di una debolezza del tessuto economico-sociale locale, a mio avviso concentrato sulla gestione dell’esistente e non proiettato sul futuro. Sono sempre mancate scelte strategiche, è venuto meno il coraggio, non c’è stata accettazione del rischio per guardare al futuro sfruttando le potenzialità del nostro porto”. 

Sarà anche vero. Ma da esterno e con il senno di poi, la visuale cambia inevitabilmente. Purtroppo è altrettanto vero che Brindisi è costretta a fare i conti con la presenza del carbone. “Certamente, ci sono traffici di combustibili obbligati che hanno costituito un ostacolo ma credo che alle volte siano diventati e siano stati usati come alibi per non guardare oltre”.

Risultato: status quo, veleni e affermazioni sulla presente di presunte lobby in ambito portuale di cui parla qualcuno.
“Il porto è rimasto ingessato eppure ha tutte le carte in regola per essere polifunzionale: ha banchine per il traffico passeggeri e le merci, ma vanno distinte. E ha una zona retro portuale. Invece le navi da crociera attraccano sotto al carbone. Ecco perché dico che è mancata una gestione strategica”.

E non crede che la politica abbia le sue colpe?
“Indubbiamente. L’ultima vicenda legata alla nomina del presidente è stata macchiata politicamente dal centrodestra”.

Ma anche il centrosinistra ha le sue colpe. Non sarebbe il caso di archiviare la lottizzazione? E non sarebbe il caso che le istituzioni locali siano più presenti, visto l’atteggiamento silente mantenuto  per diverso tempo, salvo poi arrivare al coro di no di fronte all’ipotesi di concessione ventennale a Grimaldi.
“Credo che la soluzione sia l’autorità unica pugliese su cui sta lavorando il ministro Delrio: Bari, Brindisi e Taranto possono integrarsi a vicenda”.

Facile a dirsi, non a farsi. 
“Taranto ha un futuro come grande terminal, Bari e Brindisi per il traffico di merci in uno con le crociere”.

Brindisi non corre il rischio di finire schiacciata da Bari per non dire risucchiata dal baricentrismo più volte lamentato?
“No, perché la riforma è stata pensata nel senso dell’integrazione con nomine di tecnici, di persone che hanno perfetta conoscenza delle questioni portuali. La stessa nomina del comandante Valente alla guida dell’Autorità di Brindisi va in questa direzione: se il ministro è intervenuto in questo modo, lo ha fatto per la necessità di dare un’impronta tecnica che evidentemente non ha visto sino ad ora, a differenza di quanto è avvenuto nelle altre due realtà pugliesi”.

Quali sono secondo lei, adesso, le priorità del porto di Brindisi?
“Prima di tutto serve serenità: troppi veleni negli ultimi anni. Credo che Valente sia la persona giusta. Poi intervenire per rendere operative le banchine esistenti e questo rimanda alla necessità di affrontare con la giusta valutazione la richiesta di Grimaldi che è una grande opportunità per Brindisi, ma mi permetto di ricordare che non sono accettabile situazioni di monopolio che rischiano oltretutto di svendere lo scalo se vengono riconosciuti esoneri dall’obbligo di pagare i diritti portuali”.

Si sarà fatto un’idea del perché il presidente Haralambidis abbia comunque convocato il comitato nonostante il suo mandato fosse scaduto e prorogato?
“Forse voleva andare via con la stelletta in petto di chi era riuscito a portare Grimaldi a Brindisi. Forse voleva rimanere”.
 Non è andata così. 
 

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