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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Traffico di droga, indagini sui fiancheggiatori nel porto di Brindisi

Nell’inchiesta dell’Antimafia, si cercano complici del sodalizio che secondo l’accusa sarebbe stato promosso da Gianfranco Contestabile. Intanto partiti gli interrogatori: Spiros Baldacci si professa innocente, altri scelgono la facoltà di non rispondere. Arrestati per pericolo di fuga e latitanza in Albania

BRINDISI – Si allargano le maglie dell’ultima inchiesta sul narcotraffico tra Brindisi e l’altra sponda dell’Adriatico, con base in Albania: i pm dell’Antimafia sono convinti che ci siano “fiancheggiatori nel porto di Brindisi”, alcuni dei quali già identificati, mentre per altri sarebbero in corso accertamenti. Di certo c’è che le indagini non sono ancora arrivate al capolinea e che, di conseguenza, il numero delle persone coinvolte è destinato ad aumentare.

Il motoscafo con la droga sequestrato dalla Finanza

Sotto la voce “fiancheggiatori” gli inquirenti raggruppano i presunti collaboratori con ruoli differenti, partendo da chi avrebbe svolto le funzioni di palo, addetto cioè agli avvistamenti delle motovedette della Capitaneria di porto e dalla Guardia di Finanza, per arrivare a chi avrebbe fornito assistenza durante le operazioni di sbarco delle droga. Collaboratori anche i brindisini che avrebbero assicurato un contributo come autisti, mettendo a disposizione persino un trattore.

Al momento sono 14 gli indagati per i quali i pubblici ministeri hanno ottenuto gli arresti, affermando la sussistenza di un “pericolo concreto e attuale di inquinamento delle prove” ed evidenziando il possibile “pericolo di fuga, tenuto conto delle severe condanne previste dalla legge italiana e della protezione che piò essere assicurata dai referenti in Albania”.

A Gianfranco Contestabile è stato contestato il ruolo di promotore dell’associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga (difeso dall’avvocato Ladislao Massari). Partecipi al sodalizio sarebbero stati Rosario Fioretti, Giuseppe De Simone, Luca Sabetta, Damiano Libardo, Attilio Di Bello e Andrea Esposito i quali, stando a quanto si legge nel provvedimento di arresto, “vantano numerosi precedenti penali e risultano in buona parte attinti da carichi pendenti, anche per fatti di droga”.

Per il gip Carlo Cazzella del Tribunale di Lecce “non si ravvisa il benché minimo elemento per sostenere sia l’assenza di esigenze cautelari, sia la possibilità di soddisfarle con altre misure, ove si consideri che obbligo di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria costituirebbero meri palliativi del tutto inutili e gli arresti domiciliari, anche con il presidio del braccialetto elettronico, non impedirebbero agli indagati di proseguire nelle condotte tenendo contatti con fornitori, acquirenti e altri collaboratori in libertà”.

In carcere anche Antonio Lococciolo, Antonio Zecca e Spiridione Baldacci, alias Spiros il greco. Quest’ultimo, difeso dall’avvocato Laura Beltrami, ieri ha affrontato l’interrogatorio di garanzia per respingere le accuse mosse legate alla disponibilità di un villino sulla provinciale San Vito dei Normanni-Latiano, nel quale i finanzieri trovarono 70 chili di marijuana più un mitragliatore da guerra con 199 carucce, la sera del 4 agosto dello scorso anno: si è professato innocente.

Lo stesso ha fatto Sabetta, difeso da Francesco Cascione, il quale ha respinto l’accusa di aver fatto parte dell’associazione, al pari di Libardi e De Simone, assistiti dall’avvocato Gianvito Lillo. Facoltà di non rispondere, al momento, per Attilio Di Bello e Andrea Esposito, il primo difeso dall’avvocato Cosimo Luca Leoci e l’altro da Gianvito Lillo.

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