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Cronaca

Traffico di migranti, brindisino condannato a nove anni e quattro mesi

E 917mila euro di multa, dopo il rito abbreviato. L'indagine del Gico ha svelato la tratta dalla Grecia alle sponde brindisine e leccesi

BRINDISI - Il 29enne brindisino Tommaso Ferrero condannato dopo l'arresto - avvenuto nel 2019 - per traffico di migranti. Il gup del Tribunale di Lecce, Cinzia Vergine, gli ha inflitto una pena pari a nove anni e quattro mesi di reclusione - con rito abbreviato - più 917mila euro di multa. Ferrero è stato arrestato il 12 dicembre 2019 insieme ad altre 12 persone. Oggi, lunedì 19 aprile 2021, arriva la sentenza.

Il 12 dicembre 2019, come detto, scattano le manette per 13 persone: è l'operazione "Sestante", scaturita da un'indagine del Gico (Gruppo investigazione sulla criminalità organizzata) del nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Lecce, avviata nel 2018 e confluita nell'attività di una squadra investigativa comune composta da autorità giudiziaria e fiamme gialle leccesi, da magistrati greci e dalla polizia della regione dell'Attica. In Italia, vengono arrestate sette persone: Tommaso Ferrero, 29enne; Davide Lacalaprice, 32enne; Natale Morleo, 34enne; Maria Sara Zecca, 27enne, tutti di Brindisi. Giuseppe Alessio Mignarri, 32enne di Ostuni; Anas Mohammad, 28enne palestinese; Dalil Mohamood, 37enne siriano.

Ferrero all'epoca ha 27 anni. E' ritenuto un elemento di spicco della presunta organizzazione. Si parla di "sbarchi fantasma", cioè che avvengono a bordo di gommoni o, comunque, di piccole imbarcazioni. In questo modo sono difficilmente individuabili. Gli inquirenti, in questo caso, hanno documentato sette sbarchi fantasma che hanno coinvolto 99 migranti, perlopiù di nazionalità siriana, iraniana e pachistana. E' stato provato che in alcuni casi gli scafisti avessero lasciato il comando dell'imbarcazione agli stessi migranti per sottrarsi alla cattura. L'associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, per gli investigatori, è diramata in due tronconi: uno brindisino e uno greco, dove a fare da padroni sono cittadini siraini.

Gli inquirenti hanno utilizzato intercettazioni telefoniche, ambientali e informatiche. E ancora: appostamenti, pedinamenti e filmati. In questo modo sono state ricostruite le rotte utilizzate e i ruoli all'interno dell'organizzazione. Il gruppo brindisino aveva un compito ben preciso: preparare le imbarcazioni, motoscafi veloci, necessari per il viaggio. Ma la sponda italiana (litorale leccese e brindisino) era l'ultima, prima c'è la Grecia. E la Turchia, come porta d'accesso all'Europa. Gli itinerari terrestri e quelli via mare sono stati seguiti dai finanzieri di Lecce con il supporto della guardia costiera di Corfù e del Reparto operativo Aeronavale di Bari, in collaborazione con gli aerei di Frontex, che è l’agenzia europea della guardia di frontiere a costiera, schierati sul canale d'Otranto.

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