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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Trovata una pista per i furti di motori fuoribordo, la Finanza arresta un brindisino

BRINDISI – Molto probabilmente la maggior parte dei motori fuoribordo rubati lungo le coste brindisine vengono in parte riutilizzati in loco, grazie ad una quasi perfetta opera di riciclaggio basata su documentazione abilmente falsificata. Ne ha trovato una traccia, che potrebbe rivelarsi importante, la Sezione navale della Guardia di Finanza qualche tempo fa, indagine al momento sfociata nell’arresto avvenuto ieri di un brindisino di 43 anni, G.M., colpito da ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale, su richiesta del pm Raffaele Casto.

BRINDISI – Molto probabilmente la maggior parte dei motori fuoribordo rubati lungo le coste brindisine vengono in parte riutilizzati in loco, grazie ad una quasi perfetta opera di riciclaggio basata su documentazione abilmente falsificata. Ne ha trovato una traccia, che potrebbe rivelarsi importante, la Sezione navale della Guardia di Finanza qualche tempo fa, indagine al momento sfociata nell’arresto avvenuto ieri di un brindisino di 43 anni, G.M., colpito da ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale, su richiesta del pm Raffaele Casto.

G.M. è una persona con numerosi precedenti penali, che esercita la pesca di frodo con l’autorespiratore ad aria. L’uso delle bombole per la pesca subacquea è vietato in Italia sin dal 1981, mentre in tempi più recenti (anni Novanta) è stata vietata anche quella notturna. Il brindisino arrestato dalla Guardia di Finanza pescava con le bombole e di notte, come del resto tanti altri, per evitare i controlli diurni diventati più frequenti, che in flagranza di reato comportano il sequestro dell’attrezzatura, dell’imbarcazione, la denuncia penale e una sanzione pecuniaria elevata. Il pescato finiva ai soliti ristoranti di fiducia.

Ma questa volta il 43enne brindisino è finito in galera per una storia se possibile ancora più grave. All’ennesimo controllo, questa volta da parte dell’equipaggio di una motovedetta della Sezione navale di Brindisi della “fiamme gialle”, il certificato d’uso del motore fuoribordo montato sul vecchio motoscafo dipinto di blu di G.M. è risultato sospetto. Ma ci è voluto un esame molto attento da parte dei militari che stavano effettuando la verifica: il libretto sembrava perfettamente in regola.

Invece l’equipaggio della motovedetta aveva visto giusto. Un controllo incrociato con la documentazione in possesso dell’importatore Italmarine e con la Motorizzazione civile di Milano ha rivelato che la matricola riportata dal certificato d’uso era inesistente: era stata creata su misura per quella ripunzonata sul motore, dove la cifra “6” iniziale era stata modificata nella lettera che le assomiglia maggiormente, una “G”. Ma non è tutto: il fuoribordo montato sulla barca del “bombolaro” aveva una calandra appartenente ad un altro motore (quello di un Johnson 175, mentre quello usato da G.M. era un 110 cavalli), e il piede di un altro motore ancora, ma con la relativa matricola abrasa. E ciò ha fatto pensare ai furti avvenuti nel corso del 2010 al porticciolo turistico di Brindisi dove erano stati asportati solo i piedi dei fuoribordo di alcune barche, e i furti di barche della scorsa estate a Villanova di Ostuni.

Ma dietro tutto deve esserci una piccola centrale che sforna certificati d’uso falsificati abilmente, oltre all’organizzazione che procura i motori rubati. E’ questo l’obiettivo della fase successiva delle indagini della Sezione navale della Guardia di Finanza e del pm Raffaele Casto, mentre G.M. dovrà rispondere di riciclaggio di motori marini rubati e uso di documenti identificativi falsi.

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