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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Trovato motociclista fuggito, lui nega

BRINDISI – Antonio Guadalupi, 43 anni, residente al quartiere Casale, dipendente aeroportuale. Sarebbe lui il motociclista che dopo aver visto il suo amico 23enne Alfredo Genovese morto, avrebbe cacciato l’urlo di dolore per poi allontanarsi dal luogo dell’incidente. Gli investigatori della Polizia di Stato ed i vigili urbani lo avrebbero ascoltato a lungo, è lui il primo iscritto nel registro degli indagati.

BRINDISI – Antonio Guadalupi, 43 anni, residente al quartiere Casale, dipendente aeroportuale. Sarebbe lui il motociclista che dopo aver visto il suo amico 23enne Alfredo Genovese morto, avrebbe cacciato l’urlo di dolore per poi allontanarsi dal luogo dell’incidente. Gli investigatori della Polizia di Stato ed i vigili urbani lo avrebbero ascoltato a lungo, è lui il primo iscritto nel registro degli indagati.

“Siamo stati insieme per buona parte del pomeriggio – avrebbe riferito agli inquirenti –, ma al momento dell’incidente non ero con lui. Ci eravamo separati da circa un quarto d’ora dopo un giro a Santa Sabina”. E al rientro lungo il tratto tra Lido Sant’Anna e Acque Chiare la scena dell’amico morto e la fuga in preda al dolore, alla rabbia e alla confusione mentale.

Guadalupi, amico di famiglia della vittima, ha raccontato agli investigatori - guidati dal pm Valeria Farina Valaori – di essere stato lui ad iniziare il giovane alla passione dei motori, ma nega che tra la sua moto e quella dell’amico possa esserci stata una collisione che ha determinato la caduta mortale di Alfredo Genovese, anche perché al momento dell’impatto lui non c’era.

Restano da spiegare quelle due traiettorie differenti rimarcate sull’asfalto dai vigili urbani, anche se la moto da strada di Guadalupi (1300 di cilindrata), trovata e sequestrata dal magistrato, non presenterebbe segni di urti. La dinamica dello schianto, dopo una scivolata di 100 metri, è ancora tutta da chiarire, mentre la polizia di Stato è alla ricerca di un testimone che potrebbe aver visto qualcosa o fornire elementi utili per ricostruire in maniera dettagliata il terribile incidente mortale in cui sabato pomeriggio, intorno alle 17, ha perso la vita il motociclista 23enne Alfredo Genovese.

Sempre valido l'appello a chiunque abbia visto qualcosa di rivolgersi alla questura di Brindisi nella persona dell'ispettore Ingrosso che sta lavorando al caso. Ci sono infatti due testimoni che riferiscono di aver visto la scena in cui il secondo motociclista, alla vista del 23enne ormai privo di vita, avrebbe lanciato un urlo e sarebbe poi scappato a bordo della sua moto. Uno di questi è stato rintracciato ed ha fornito i primi, importanti elementi utili alle indagini. Gli inquirenti, però, sono alla ricerca di una seconda persona, a bordo di un’auto celeste o azzurra che pure era presente sul luogo dell’incidente.

In questo caso, al contrario del primo testimone che ha fornito la propria versione dei fatti, il conducente della vettura azzurra si sarebbe allontanato senza raccontare alcunché. Anche il suo racconto potrebbe essere particolarmente importante dal momento che si tratta del primo testimone che si è fermato sul luogo dell'incidente e che quindi potrebbe aver notato maggiori particolari se non proprio assistito alla fase del tragico impatto.

Le indagini proseguono. Alle 17 dopo il conferimento dell'incarico da parte del pm, il medico legale Antonio Carusi ha svolto l’ispezione cadaverica per accertare le cause del decesso, avvenute per un trauma cranico. Genovese è morto sul colpo dopo la rottura della teca cranica in seguito all’impatto ad alta velocità (la supposizione dei periti è di circa 200 chilometri orari). Del resto anche il casco che indossava, di ottima fattura e deputato a reggere urti importanti, è stato trovato letteralmente esploso.

Il cadavere è stato restituito alla famiglia, che ha deciso di chiudersi nel dolore per il rito funebre. Emblematico l’epitaffio sul manifesto e la sua conclusione che rendono la dimensione del dolore straziante della famiglia: “Si dà sempre un bacio prima di un giro in moto. Alfredo con queste parole ha salutato i genitori, la sorella. Ed è partito per il suo ultimo giro in moto”. Si dispensa dalle visite.

Il luogo dell’incidente è intanto diventato meta di pellegrinaggio e riflessione: in molti hanno portato fiori, qualcuno con le schegge della moto in frantumi ha composto una scultura incastonata tra le sbarre di recinzione del Villaggio di Acque Chiare. Tutto intorno il silenzio.

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