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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Truffa alla Asl con i cartellini delle presenze: ora rischiano anche il licenziamento

BRINDISI - “Licenziamento disciplinare”, così si chiama. E' la mannaia che potrebbe abbattersi da qui a sessanta giorni sui 70 dipendenti della Asl coinvolti a vario titolo nell'inchiesta sulle presunte assenze arbitrarie dal servizio, tutti iscritti nel registro degli indagati per truffa firmato a quattro mani dal procuratore capo Marco Di Napoli e dal pubblico ministero Adele Ferraro. La Asl brindisina, dopo una riunione dei vertici aziendali che si è tenuta questa mattina stessa, ha avviato le procedure previste in seno al regolamento dell'azienda sanitaria locale, verifiche che viaggeranno per vie “indipendenti e parallele” al procedimento penale, come preannuncia il direttore generale Rodolfo Rollo. I cui esiti insomma, prescindono del tutto dall'eventuale rinvio a giudizio e persino dagli esiti del processo.

BRINDISI - “Licenziamento disciplinare”, così si chiama. E' la mannaia che potrebbe abbattersi da qui a sessanta giorni sui 70 dipendenti della Asl coinvolti a vario titolo nell'inchiesta sulle presunte assenze arbitrarie dal servizio, tutti iscritti nel registro degli indagati per truffa firmato a quattro mani dal procuratore capo Marco Di Napoli e dal pubblico ministero Adele Ferraro. La Asl brindisina, dopo una riunione dei vertici aziendali che si è tenuta questa mattina stessa, ha avviato le procedure previste in seno al regolamento dell'azienda sanitaria locale, verifiche che viaggeranno per vie “indipendenti e parallele” al procedimento penale, come preannuncia il direttore generale Rodolfo Rollo. I cui esiti insomma, prescindono del tutto dall'eventuale rinvio a giudizio e persino dagli esiti del processo.

Secondo l'accusa formulata dalla procura brindisina, i settanta indagati facevano timbrare i cartellini ai colleghi, alle donne delle pulizie o a persone del tutto estranee alla struttura ospedaliera, e poi si assentavano per andare a fare shopping, fitness e persino, in qualche caso, per andare a lavorare nei propri studi privati. Con quest'accusa sono finiti ai domiciliari 26 fra medici, infermieri, assistenti tecnici di radiologia, un autista e persino il centralinista della Asl brindisina, tutti in servizio presso gli uffici sanitari in via Dalmazia. Effetto collaterale dell'assenteismo elevato al rango di sistema, liste d'attesa abnormi, fino a 426 giorni per un esame senologico.

Nella rete del Nucleo antisofisticazione dei carabinieri di Taranto al comando del colonnello Ernesto De Gregorio e dei carabinieri del comando provinciale di Brindisi coordinati dal colonnello Ugo Sica, sono finiti anche altri otto dipendenti della stessa azienda sanitaria, sospesi dal servizio almeno fino all'esito dell'interrogatorio di garanzia fissato per il 25 novembre, mentre altri trentasei avvisi di garanzia sono stati recapitati ieri mattina stessa.

“Una cosa è la sospensione adottata dal tribunale a carico delle persone che sosterranno l'interrogatorio di garanzia il 25 novembre”, precisa Rollo, “un'altra il licenziamento disciplinare. La procedura che abbiamo avviato è il risultato della legge Brunetta, per applicare la quale abbiamo dovuto adeguare il nostro regolamento interno, cosa che abbiamo puntualmente fatto a luglio di quest'anno. Uno degli articoli del regolamento prevede che venga avviata questa procedura in casi di assenteismo. E' quello che abbiamo fatto. Naturalmente, entro questi sessanta giorni sarà possibile presentare tutte le controdeduzioni del caso. Ma quel che è certo è che le verifiche avviate dall'ufficio procedimento disciplinare, al termine delle quali sarà il direttore generale a decidere il da farsi, non c'entrano con gli esiti del procedimento penale”.

In attesa dell'esito delle verifiche, che ne è dei servizi affidati alle cure delle ventisei persone finite agli arresti domiciliari? Il direttore rassicura: “Ci siamo affidati intanto agli altri medici assegnati alle stesse divisioni, cui abbiamo chiesto di fare gli straordinari, così come lo abbiamo chiesto agli infermieri. Per quanto riguarda invece il personale amministrativo, abbiamo fatto spostato delle persone da altri distretti. Insomma, andremo avanti tranquillamente, assicurando i servizi dovuti ai cittadini”. Il direttore generale precisa anche che l'obiettivo prossimo venturo sarà il “decentramento dei servizi” e la “domiciliarizzazione degli interni”, significa che bisogna spostare l'assistenza “a casa del malato. Obiettivo che comporta una rivoluzione del sistema, quindi un alto senso del dovere, un alto senso etico, da parte di tutti”.

“Irritazione, sconcerto, amarezza per ciò che è emerso a Brindisi”, ha commentato la vice presidente della Regione Puglia, l'assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone. “Con le giuste cautele per un’inchiesta ancora in corso – ha detto – non riusciamo a nascondere l’amarezza per quanto sembra essere stato fatto da dipendenti pubblici che hanno abdicato al proprio dovere verso i pazienti e verso l’Asl, verso il servizio pubblico e verso i cittadini che pagano il loro stipendio”.

Parole durissime da parte dell'assessore Capone, che ha aggiunto: “Mentre lottiamo per dare servizi maggiori e più qualificati ai pugliesi che ne hanno bisogno perché soffrono, emerge noncuranza, inerzia e indifferenza da parte di chi dovrebbe provvedere alla cura e all’assistenza dei malati ed è pagato per farlo. È indispensabile che ci sia maggior rigore a partire dai controlli interni, non solo in tutte le Asl ma anche in tutti gli uffici pubblici”.

La chiusa della vice-presidente è per la direzione della Asl: “Ai direttori generali chiediamo di svolgere un compito importante di vigilanza e di controllo perché fenomeni come quelli emersi a Brindisi, che danneggiano la qualità dei servizi e la salute dei cittadini, non debbano più verificarsi. Anche per evitare che per i pochi che non fanno il loro dovere debba risentirne l’immagine di un’intera organizzazione sanitaria, in cui tanti svolgono il proprio lavoro con scrupolo e dedizione e spesso ben oltre l’orario di servizio”.

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