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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Truffa dei cartellini, dal 15 gennaio scatta l'istruttoria interna alla Asl

BRINDISI - I 24 assenteisti del distretto sanitario di via Dalmazia ristretti ai domiciliari dal 15 novembre scorso, sono tornati in libertà per effetto delle decisioni del Riesame. Il tribunale ha commutato per tutti la misura cautelare in sospensione obbligatoria dal servizio per due mesi. La buona nuova per gli indagati è tale solo a metà dato che, com’è noto, procede per vie parallele e indipendenti il procedimento disciplinare interno avviato in seno all’azienda sanitaria brindisina. Contestualmente alla decisione del Riesame è giunta infatti per ciascuno dei medici, assistenti amministrativi e infermieri, la contestazione disciplinare dell’azienda che, replicando le accuse mosse dalla procura e avallando il decreto di sospensione, convoca i dipendenti per le controdeduzioni.

BRINDISI - I 24 assenteisti del distretto sanitario di via Dalmazia ristretti ai domiciliari dal 15 novembre scorso, sono tornati in libertà per effetto delle decisioni del Riesame. Il tribunale ha commutato per tutti la misura cautelare in sospensione obbligatoria dal servizio per due mesi. La buona nuova per gli indagati è tale solo a metà dato che, com’è noto, procede per vie parallele e indipendenti il procedimento disciplinare interno avviato in seno all’azienda sanitaria brindisina. Contestualmente alla decisione del Riesame è giunta infatti per ciascuno dei medici, assistenti amministrativi e infermieri, la contestazione disciplinare dell’azienda che, replicando le accuse mosse dalla procura e avallando il decreto di sospensione, convoca i dipendenti per le controdeduzioni.

L’udienza di fronte alla commissione disciplinare avverrà al termine dei sessanta giorni di sospensione, ossia a partire dal 15 gennaio (a due mesi esatti dalla data del blitz). In quella data la Asl deciderà se protrarre la sospensione fino all’esito del procedimento penale oppure adottare le iniziative previste dal regolamento interno nei casi di assenteismo e più in generale di truffa, che prevede vari gradi di sanzioni, dal richiamo fino alla estrema ratio del licenziamento. Il direttore generale della Asl, Rodolfo Rollo, a caldo del blitz messo a segno dai Nas su input della procura brindisina, indagini condotte a quattro mani dal procuratore capo Marco Di Napoli e dal pm Adele Ferraro, era andato giù duro “potremmo arrivare al licenziamento”, aveva detto subito.

Ma la strada sembra tutt’altro che in discesa verso questa ipotesi. Se è vero infatti che il regolamento interno licenziato a marzo dell’anno in corso, sulla scorta della legge Brunetta, prevede che le sanzioni disciplinari procedano per vie indipendenti da quelle del processo penale, è vero anche che la Asl avrebbe avuto mano libera solo se avesse affidato ad una commissione interna le indagini su sospetti di assenteismo. Indagini i cui esiti avrebbero dovuto essere comunicati alla procura, certo, fatta salva la possibilità di adottare decisioni autonome sul piano dei provvedimenti disciplinari. Percorso possibile solo a patto che qualcuno, all’interno dell’azienda, si fosse accorto dell’andazzo assenteista. E qualcuno se ne sarebbe certamente accorto se vi fossero stati controlli adeguati.

La sequenza di condizionali tradisce il fatto che le cose sono andate del tutto altrimenti. La Asl si muove oggi a rimorchio della magistratura inquirente.  Procedere al licenziamento, o all’ulteriore sospensione dei dipendenti al termine dei due mesi imposti dal Riesame, prima di una qualsiasi sentenza, è possibile per legge. Certo. Ma potrebbe significare un rischio troppo alto per l’azienda, tanto quanto per i  contribuenti. E se gli accertamenti in sede penale mitigassero le accuse? I licenziamenti, anche quelli per giusta causa, possono naturalmente essere impugnati tanto quanto le sospensioni. Diverso insomma sarebbe stato se la Asl fosse giunta a conclusioni autonome, magari più tempestive.

I dipendenti finiti nel registro degli indagati insomma, potrebbero tornare al lavoro da qui a breve. A meno che il direttore generale Rodolfo Rollo, cui spetta l’ultima parola dopo la relazione della commissione disciplinare, non decida altrimenti.

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