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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Truffa e firma falsa per incassare 16mila euro: condannato avvocato civilista

Un anno e due mesi a fronte dei due chiesti dal pm. Assolta la madre. Il legale può continuare a esercitare

BRINDISI – Truffa ai danni di una compagnia di assicurazioni, falsità materiale per aver firmato al posto di un notaio allo scopo di incassare 16mila euro e sostituzione di persona: le accuse sono state confermate nei confronti di un avvocato civilista del foro di Brindisi, condannato a un anno e due mesi, pena sospesa e non menzione, più 800 euro di multa. Con perdita di efficacia sia dell’obbligo di dimora, che del divieto di esercitare la professione legale.

La sentenza

RICCARDO MELE-2Il processo con rito abbreviato si è svolto dinanzi al giudice Adriana Almiento, a conclusione dell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Pierpaolo Montinaro, dopo la denuncia sporta da un notaio di Brindisi e da un cliente del civilista imputato.

La sentenza riconosce l’assoluta estraneità ai fatti della madre del legale, difeso dall’avvocato Serena Tucci: “Non ha commesso il fatto”, si legge nel dispositivo. Per il civilista,  difeso dal penalista Riccardo  Mele (nella foto accanto), il rappresentante della pubblica accusa aveva chiesto la condanna a due anni di reclusione, al netto della riduzione di un terzo della pena per la scelta del rito alternativo al dibattimento. Le motivazioni saranno depositate nel termine di 90 giorni. Parte civile è la società di assicurazioni Unipol Sai, alla quale è stato riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni, per tremila euro.

Le accuse

I due imputati, avvocato e madre, erano accusati di aver, “in concorso tra loro, con artifici e raggiri, formato una falsa procura speciale per incasso somme”. Quel falso venne denunciato da un notaio. La procura sarebbe stata conferita dal padre di un ragazzino minorenne, rimasto ferito in un incidente stradale, in favore del genitore del civilista che aveva istruito la pratica legale, allo scopo di ottenere la somma di 15.905, 18 euro a titolo di risarcimento dei danni.

In tal modo, si legge nel capo di imputazione, la Unipol Sai, sarebbe stata indotta in errore, versando l’importo non già al padre del ragazzino, ma all’avvocato. Nessuna condotta penalmente rilevante, è stata ravvisata dal Tribunale nei confronti della madre del legale.

Il civilista, inoltre, avrebbe “falsamente attestato l’autenticità della sottoscrizione” del padre del minorenne, apposta  in calce al mandato difensivo per proporre ricorso al giudice tutelare, presentato il 28 luglio 2017, allo scopo di riscuotere la somma di denaro. L’avvocato potrà riprendere ad esercitare la professione legale.

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