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Cronaca Ostuni

Truffa sui macchinari per lavorare la sansa. Il pm chiede pene per 19 anni e mezzo

OSTUNI – Pene per diciannove anni e sette mesi sono state chieste dalla pubblica accusa per otto persone, alcune di Ostuni, altre di Bari, per una truffa milionaria sviluppata tra la fine del 1999 e il 2002 ai danni della Comunità europea, del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale.

OSTUNI – Pene per diciannove anni e sette mesi sono state chieste dalla pubblica accusa per otto persone, alcune di Ostuni, altre di Bari, per una truffa milionaria sviluppata tra la fine del 1999 e il 2002 ai danni della Comunità europea, del Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale.

Gli imputati sono Elena Martucci, avvocatessa ostunese, il padre Eugenio, imprenditore, Luciano Martucci, ostunese, imprenditore, fratello di Eugenio, Michele Leonetti, barese, Alessandro Cornello,  imprenditore barese, la sua compagna Emilia Bruni, imprenditrice, Loredana Filomena Milone e Franco Roma, imprenditori ostunesi.

Il pubblico ministero Raffaele Casto ha chiesto la condanna a tre anni e sei mesi per Elena Martucci come contraente l’atto costitutivo della società “Eco Biogas Srl” e come rappresentante legale di quella impresa collettiva della quale Leonetti era socio unico; un anno e tre mesi per Leonetti;  quattro anni per Eugenio Martucci ritenuto ideatore della truffa oltre che  rappresentante legale della società “Saio Spa, Società azionaria industria olearia” con sede a Ostuni, e presidente della “Cooperativa Superagricola Ostunese arl”; quattro anni per Alessandro Cornello come ideatore del raggiro oltre che rappresentante legale della “Cornello centrifughe Srl” con sede a Bari, e incaricato del ricevimento dei pagamenti per conto della società spagnola “Comercial oleo-industrial SA Coinsa” con sede a Madrid”.

Poi due anni e quattro mesi per Emilia Bruni, socio accomandatario e legale rappresentante della “Best Process Sas di Bruni Emilia & C.” (già “Best Process di Gabriele Cosma & C.”) con sede a Bari; un anno e sei mesi per Luciano Martucci,  rappresentante legale della società “Ecoterm Srl” con sede a Ostuni; un anno e sei mesi per Loredana Milone, rappresentante legale della “Elettromeccanica Milone Srl” con sede a Ostuni; un anno e sei mesi per Francesco Roma, titolare della omonima ditta individuale, con sede nella Città Bianca.

Per Eugenio ed Elena Martucci e per Cornello il pubblico ministero ha chiesto anche pene accessorie di interdizione, mentre per Bruni, Luciano Martucci, Milone, Roma ed Eugenio Martucci ha chiesto l’estinzione del reato di emissione di fatture false per sopravvenuta prescrizione.

La sentenza è prevista per domani.

La truffa sarebbe consistita nell’ottenere un finanziamento di 1.097.547,91 euro, suddiviso in  cinque rate con accredito su conti correnti intestati alla “Eco Biomas”. Secondo l’accusa Eugenio Martucci e Cornello  avrebbero costituito questa “Eco Biogas” nel 1998 versando sei milioni di lire su un  capitale sociale di 20 milioni, senza avere una sede sociale “né qualsivoglia altro bene destinato all’esercizio in comune delle attività economiche costituenti il predetto organo sociale”.

Elena Martucci il 5 maggio del 1998, fa richiesta di finanziamento  “per un progetto – sostiene la pubblica accusa – avente come contenuto la realizzazione di un nuovo impianto per l’attività di recupero e riciclaggio di rifiuti solidi urbani, lasciando intendere – contrariamente al vero – che la Eco Biogas sia già impegnata nell’esercizio di tale attività con un impianto funzionante”. Alla richiesta viene allegato il preventivo per la realizzazione del progetto, “da attuare – ricorda l’accusa – secondo Elena Martucci grazie all’avvenuto avvio di importanti rapporti con il gruppo Cornello pronto a vendere alla Eco Biogas l’intero gruppo di produzione esclusivo per tipologie e macchine del cosiddetto metodo Best Cornello che consentirebbe il totale riutilizzo dei sottoprodotti degli oleifici”.

A questo fanno seguito varie dichiarazioni di intenti di Eugenio Martucci che, come titolare della “Saio”, si dice disponibile ad acquistare la totalità del prodotto lavorato.

Ad Elena Martucci il giudice contesta anche una dichiarazione del 10 dicembre del ‘98 con la quale afferma di avere sospeso temporaneamente i lavori edili per la realizzazione dell’impianto, mentre in realtà la denuncia di inizio lavori sarebbe stata presentata il 24 giugno del 1999. Tutti gli altri imputati sono fornitori di pezze d’appoggio.

Il finanziamento arriva. Tutto va per il meglio. Sino a quando, all’incirca verso la metà del primo decennio del Duemila, la Guardia di Finanza ci mette il naso. E scopre, secondo gli investigatori, l’imbroglio. Scatta l’inchiesta, arrivano gli avvisi di garanzia, e arriva anche il sequestro, in attesa della definizione della causa, di beni per un milione di euro. Il cosiddetto sequestro in equivalenza pari alla cifra che sarebbe stata percepita ingiustamente.

Qualche anno dopo, Cornello, la sua compagna e altre nove persone (diverse dagli imputati nel processo in corso nel tribunale di Brindisi) vengono travolte da un’altra vicenda analoga. Questa volta la truffa è imperniata sulla costituzione della società Aleco Srl e i soldi intascati sono quindici milioni di euro, su un finanziamento richiesto di 40 milioni. Dei quindici milioni intascati due sarebbero stati utilizzati per l’acquisto di una Ferrari, di una Range Rover e di vari beni immobili. E’ il 6 aprile del 2009 quando Cornello e la sua compagna vengono arrestati.

In pratica la Aleco, così come la Eco Biogas, avrebbe dovuto lavorare i prodotti derivati dalla sansa che le altre società coinvolte fittiziamente, secondo la gip di Bari Isabella Ginefra, avrebbero acquistato totalmente. Otto società, tra cui la Best Process e la Cisa Spa, quest’ultima proprietaria di un impianto per la trasformazione dei rifiuti a Massafra, partner del gruppo Marcegaglia in Appia Energy Srl e del consorzio stabile Cogeam, aggiudicatario di gran parte dei bandi di gara Por Puglia 2000-2006 Misura 1.8. Cisa è anche socia di Eco Energia, società impegnata nella costruzione di una centrale elettrica a Modugno. La truffa si sarebbe svolta tra Milano, Bari e Massafra mediante società fittizie.

Piero Argentiero

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