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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Truffa accompagnamenti, 268 denunce

BRINDISI – Sono tutti invalidi con diritto riconosciuto all’indennità di accompagnamento, ma presto si troveranno di fronte al problema di dover restituire alla previdenza sociale 436mila euro da dividere per 268 posizioni, che farebbe circa 1600 euro a testa se tutte le posizioni fossero uguali, oltre a quello di dover rispondere dei reati di truffa aggravata ai danni dell’Inps e di falso ideologico in atto pubblico commesso da privato. In realtà le verifiche hanno dato riscontro positivo per 452 beneficiari di indennità di accompagnamento, ma nel frattempo 184 di questi sono deceduti e il reato si è estinto.

BRINDISI – Sono tutti invalidi con diritto riconosciuto all’indennità di accompagnamento, ma presto si troveranno di fronte al problema di dover restituire alla previdenza sociale 436mila euro da dividere per 268 posizioni, che farebbe circa 1600 euro a testa se tutte le posizioni fossero uguali, oltre a quello di dover rispondere dei reati di truffa aggravata ai danni dell’Inps e di falso ideologico in atto pubblico commesso da privato. In realtà le verifiche hanno dato riscontro positivo per 452 beneficiari di indennità di accompagnamento, ma nel frattempo 184 di questi sono deceduti e il reato si è estinto.

L’indagine, che rientra nei compiti di routine della Guardia di Finanza a tutela della pubblica amministrazione, è stata condotta dal Nucleo di polizia tributaria di Brindisi ed ha preso in esame posizioni tra il 2009 ed il 2011. E’ stata condotta incrociando i dati di centinaia di beneficiari di indennità di accompagnamento con altrettante cartelle di ricovero ospedaliero per periodi superiori ai 30 giorni, quando scatta la cosiddetta lungodegenza.

Infatti i titolari di questo diritto garantito dal sistema previdenziale italiano dietro verifica dell’effettiva necessità dell’accompagnamento, cessa per il periodo della durata dei ricoveri superiori ai 30 giorni quando il beneficiario non ha bisogno dell’accompagnamento poiché le cure e le sue esigenze vengono assicurate dal servizio sanitario nazionale. Per cui, il titolare di questa forma di assistenza è obbligato ad autocertificare presso l’Inps che per un determinato periodo non ha avuto necessità di usufruire dell’accompagnamento, affinchè l’istituto detragga dall’assegno le somme corrispondenti.

I 268 denunciati non hanno effettuato, secondo gli accertamenti incrociati della polizia tributaria di Brindisi, tale autocertificazione, percependo perciò indebitamente quote di indennità, che ora – processo a parte – dovranno risarcire all’Inps. Resta la considerazione che si tratta di cittadini che hanno violato prescrizioni e norme, per i quali il conto da pagare (piccole somme, ma questo non  cambia la loro posizione di fronte alla legge) è arrivato. Ma per quanti altri, e per danni immensamente più gravi , il conto arriverà e sarà proporzionato? La domanda sorge spontanea in un contesto in cui ad esempio la politica sta cercando di addolcire il più possibile la pillola delle nuove norme anticorruzione. La legge non è ancora uguale per tutti.

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