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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Truffati anche giovani brindisini con le vendite piramidali: due a giudizio

Ci sono anche giovani di Brindisi e provincia tra le sedici persone truffata da due individui che sono stati rinviati a giudizio per truffa continuata in concorso

BRINDISI - C’era il cosiddetto primo contatto di formazione di base, cui seguivano la domanda d’iscrizione ai corsi e un contratto d’acquisto. Il primo avveniva con la Easytrainers Srl e il costo variava da 50 a 80 euro. Il secondo, invece, con la Mc Academy, e qui erano botte pesanti per le tasche: 9, 10, 13 persino più di 17mila euro, rilasciando cambiali o assegni. Tutta una truffa, secondo quanto contestato da sedici giovani salentini (quelli che hanno sporto denuncia, rispetto a venticinque segnalazioni totali), una volta che hanno aperto gli occhi e hanno così deciso di rivolgersi al centro per i diritti del cittadino Codici, sezione di Lecce, diretto dall’avvocato Stefano Gallotta.

Dello stesso avviso è anche la Procura di Lecce. Il sostituto procuratore Massimiliano Carducci, infatti, ritiene che vi siano tutti i crismi per procedere nei confronti di due persone residenti a Roma, ovvero i rispettivi legali rappresentanti delle due società. Tanto che è stata disposta la citazione diretta a giudizio per entrambi, che dovranno rispondere di truffa continuata in concorso davanti al giudice Stefano Tosi della prima sezione del Tribunale monocratico di Lecce. Il processo si aprirà il 17 maggio del prossimo anno.

I giovani, dunque, sarebbero stati inghiottiti nella spirale di un meccanismo perverso, una struttura piramidale in cui, rileva l’avvocato Gallotta, “è estremamente elevato il rischio, sottaciuto al momento del reclutamento dei nuovi incaricati, che gli iscritti non conseguano alcun reale beneficio dal sistema ma solo ingenti perdite economiche”. 

Sono tutti ragazzi, principalmente della provincia di Lecce (ben nove), ma anche di Brindisi, Bari e Matera, desiderosi di avviarsi verso un’attività, attratti inizialmente con entusiasmo da quelle che sembravano buone prospettive, in una terra, il Mezzogiorno, avara per molti di occasioni.

Secondo quanto contesta il pubblico ministero, dunque, gli indagati avrebbero “promosso e realizzato una struttura di vendita nella quale l'incentivo economico primario dei componenti era fondato sul mero reclutamento di nuovi soggetti piuttosto che sulla loro capacità di vendere o promuovere la vendita di beni o servizi determinati (tra cui prodotti fotovoltaici), direttamente o attraverso altri componenti la struttura”.

In particolare, il raggiro si sarebbe configurato “nella falsa prospettazione di lauti guadagni in caso di adesione alla detta rete di vendita, inducendo in errore le vittime che si determinavano ad aderire o comunque associarsi alla struttura”. In questo modo, dunque, gli imputati si sarebbero “procurati un ingiusto profitto con altrui danno”. E si sta parlando, come detto, di somme particolarmente rilevanti.

La vicenda aveva già avuto un risvolto in sede civile. I giovani si erano presentati presso Codici, lamentando ingenti esposizioni debitorie, che sarebbero state frutto, tra l'altro, dell'acquisto proprio di onerosi corsi formativi. Ebbene, con l’ordinanza del 21 maggio 2015, il Collegio della seconda sezione del Tribunale di Lecce, aveva accolto le ragioni del reclamo proposto dagli avvocati Giovanni De Donno e Antonio Vetrugno per i primi quattro associati rivoltisi a Codici Lecce, ritenendo che ricorressero tutti gli elementi di una vendita piramidale vietata dalla legge numero 173/2005 e ordinando il sequestro degli effetti cambiari fatti sottoscrivere.

Ora, la questione approda anche nelle aule giudiziarie penali. “Corre l'obbligo, da parte della nostra associazione, di allertare i consumatori e invitarli a essere estremamente cauti nel valutare proposte lavorative che implichino esborsi economici preventivi e/o successivi a loro carico – aggiunge e conclude l’avvocato Gallotta - è inaccettabile dover pagare per lavorare, si lavora per essere retribuiti”.

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