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Tutti a lavoro nell'emergenza Norman. Solo Haralambides non vuole responsabilità

"No, io non volere questa responsabilità". Il pm di Bari, Ettore Cardinali, si narra sia rimasto basito. Si è poi dovuto chiarire a Hercules Haralambides che la "responsabilità" della custodia giudiziale di una nave arrivata in piena emergenza nel porto di Brindisi, con in pancia probabilmente una decina di morti greci come lui

BRINDISI - "No, io non volere questa responsabilità". Il pm di Bari, Ettore Cardinali, si narra sia rimasto basito. Si è poi dovuto chiarire a Hercules Haralambides che la "responsabilità" della custodia giudiziale di una nave arrivata in piena emergenza nel porto di Brindisi, con in pancia probabilmente una decina di morti greci come lui, oggi dispersi che famigliari ai quali ha espresso la propria solidarietà sono venuti a cercare disperatamente sulla banchina di Costa Morena, il presidente di un ente portuale che becca 300mila euro all'anno deve prendersela per forza se l’autorità giudiziaria gliela conferisce. Perché il presidente di un ente portuale che prende 300mila euro è evidentemente pagato anche per prendersi qualche “responsabilità”.

Nella tragedia della Norman Atlantic Brindisi ha brillato come sempre: i rimorchiatori che hanno riportato il relitto galleggiante in Italia, sono i tre della famiglia Barretta, su cui c’erano pompieri brindisini che hanno sofferto le pene dell’inferno in mezzo al mare in tempesta per cinque giorni. La Marina Militare con l’equipaggio della Nave San Giorgio della Brigata marina San Marco di Brindisi ha portato i naufraghi a Punta delle Terrare in una notte gelida in cui nevicava come raramente accade in una città marittima com’è Brindisi.

La Capitaneria di Porto di Brindisi, con il suo comandante, Mario Valente, sta facendo i salti mortali, gestendo una situazione complessa, pericolosa, incredibilmente rognosa. E’ lì, a lavorare sodo notte e giorno, il capitano di vascello, per tenere sotto controllo un traghetto che fuma, con fuoco vivo all’interno e temperature che continuano a raggiungere i 140 gradi, una fornace appoggiata su un bunker che contiene 1200 tonnellate di gasolio, mezzi che continuano la loro lenta combustione, forse uomini uccisi dal monossido di carbonio o dal fuoco. Una nave nella cui pancia bisogna entrare, ma che bisogna mettere in sicurezza.

Fabio Mollica intervista il presidente dell'Autorità Portuale Iraklis Haralambides (11)Dopo la piazzata del 3 gennaio scorso, quando Haralambides aveva fatto intendere al sostituto procuratore Ettore Cardinali di non voler accettare la custodia giudiziale della nave, suscitando reazioni in banchina ovviamente ponderate alla sottospecie di battuta di spirito che aveva lanciato, dopo l’incontro con i giornalisti ai quali aveva tentato di rifilare una falsa verità, e cioè che la nave stesse per partire per Bari, quando si sapeva già che l’ultima parola spettava al Rina (Registro italiano navale) e al comandante del porto e che in quelle condizioni 'incandescenti' nessuno si sarebbe mai preso, comprensibilmente, la responsabilità di rimorchiare un traghetto strapieno di fuoco e cenere da Brindisi al capoluogo pugliese, Haralambides starebbe ponendo ora un’altra questione, quella che riguarda l’assenza di una banchina idonea per ospitare, di poppa, la Norman Atlantic.

“O la trovano, o la trovano” pare che si dica in quel di Bari. Del resto così è. Le indagini devono andare avanti, nessuno pensa di voler abbandonare il relitto a Brindisi ma bisogna ancora una volta eccellere nel reperire una soluzione in un porto che piccolo non è, per consentire di aprire in sicurezza il portellone posteriore della Norman Atlantic e iniziare a rimuovere i mezzi che sono all’interno. L’ostacolo pare sia la contrarietà di Haralambides che sta facendo imbestialire gli addetti ai lavori, rallentando così procedure che si vorrebbero più svelte. Ogni città ha il suo biglietto da visita. Ogni porto ne ha uno. A Brindisi è toccato un greco che, nonostante la tragedia della Norman Atlantic riguardi anche la sua terra, ha deciso di “non volere questa responsabilità”.

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