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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Francavilla Fontana

Tutti al rave party nel capannone privato: 13 ragazzi assolti, nonostante i graffiti

Tutti al rave party nel capannone, senza sapere però che il proprietario fosse all'oscuro tanto della mega festa iniziata di sera e terminata ben dopo il sorgere del sole, quanto dell'invasione di massa con tanto di imbrattamento dei muri con i graffiti

FRANCAVILLA FONTANA - Tutti al rave party nel capannone, senza sapere però che il proprietario fosse all’oscuro tanto della mega festa iniziata di sera e terminata ben dopo il sorgere del sole quanto dell’invasione di massa con tanto di imbrattamento dei muri con i graffiti: è proprio per via della dimostrata “inconsapevolezza” rispetto alle modalità di organizzazione del rave che tredici ragazzi sono stati assolti con la formula “per non aver commesso il fatto” dalle accuse di danneggiamento e occupazione abusiva. I fatti si sono verificati a Francavilla Fontana (Brindisi) nel febbraio del 2009. Il processo si è celebrato dinanzi al giudice monocratico Adriana Almiento: erano in trenta in tutto gli indagati, 18 dei quali non si erano opposti al decreto penale di condanna disposto dal gip Antonia Martalò su richiesta della procura.

Gli altri, che risiedono nelle province di Brindisi, Bari, Taranto e Lecce, hanno invece deciso di dimostrare la propria estraneità ai fatti ritenendo di non avere alcuna cognizione del fatto che il rave cui avevano partecipato fosse stato organizzato in un capannone intestato a una ditta privata (la Paiano Srl che ha formulato richiesta di danni pari a 50mila euro). Non sapevano che il party non fosse autorizzato: qualcuno ha dichiarato perfino di aver pagato una quota di 5 euro e che c’era sul posto personale addetto ad apporre i timbri sulla mano per certificare l’assenza di intrusioni “free”. Le difese, sostenute dagli avvocati Mimmo Sarli, Mauro Masiello Antonio Santoro e Amilcare Tana, hanno inoltre fatto rilevare durante il dibattimento come non vi fossero prove che i danneggiamenti procurati, ossia l’imbrattamento dei muri, fossero direttamente riconducibili agli imputati.  Le indagini erano state avviate dopo che i carabinieri, giunti sul posto alle 8 del mattino su segnalazione della vigilanza, avevano identificato una trentina di ragazzi. Secondo quanto ricostruito erano circa in 100 ad aver partecipato alla festa. Bagordi dal tramonto fino al mattino successivo.

Musica, balli, qualcosa da bere ma non altro, stando a quanto rilevato dai militari dell’Arma. C’era ormai il sole quando gli uomini in divisa avevano fatto irruzione all’interno dell’edificio: nulla di illegale era stato ritrovato. “Troppo tardi” ha dichiarato un maresciallo nel corso della sua testimonianza. Non fu possibile contestare al gruppo che era rimasto più a lungo nel capannone, null’altro che contravvenzioni. Per 18 il procedimento si è concluso con una sanzione pecuniaria. C’è chi ha tentato una strada più impervia, un percorso a tappe (9 udienze) dinanzi a quattro giudici che si sono succeduti al Tribunale di Brindisi, e l’ha spuntata. Non è l’unica inchiesta dello stesso tipo, non l’unico processo ‘fotocopia’ che si celebra in Puglia e in tutto il resto del Paese. Quello di Brindisi, laddove in assenza di una identificazione certa degli organizzatori non si è potuti pervenire all’accertamento della responsabilità di alcuno fra i ‘convenuti’, è senz’altro un precedente importante. 

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