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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Il cerchio magico di Sveva: "Lui il messia, io l’angelo Joel"

Il gip: “Cerchio magico pericoloso, Catanzaro può ancora abbindolare”. A denunciare anche una ginecologa: “Mi fece sposare con un suo adepto, gli diedi 300mila euro. Un’altra donna ha versato il suo Tfr e venduto casa

BRINDISI – “Fece di me e del mio compagno due strumenti teleguidati, eravamo ubriacati dal mistico, talmente suggestionati da ritenerlo il nuovo messia. Di me diceva che ero un angelo, mi chiamavo Joel, mi fece abortire sostenendo che la Madonna gli aveva rivelato che il nascituro sarebbe rimasto per sempre su una sedia a rotelle”.

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Il cerchio magico

Hanno ammesso due degli indagati rimasti a piede libero nell’inchiesta che ha portato in carcere Paola Catanzaro, alias Sveva Cardinale, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa. Lucia Borrelli e Anna Picoco, ritenute appartenenti al “cerchio magico” ideato e diretto da Catanzaro, già Paolo, hanno “confermato il narrato delle persone offese, avvalorando quanto da queste sostenute”. Elenco provvisorio, in attesa di arrivare alla chiusura dell’inchiesta.

Farmacista, insegnante, ginecologa e avvocato

Al momento, agli atti, ci sono i racconti del farmacista, il primo in ordine di tempo a entrare in contatto con il “mistico” per il tramite di un poliziotto in pensione, e di una donna, insegnante, che ha denunciato di aver “devoluto in suo favore tutto il trattamento di fine rapporto lavorativo, pari a 55 milioni di lire, più 550 milioni di vecchie lire, derivanti dalla vendita di un appartamento a Lecce al quale sono stati aggiunti 120 mila euro dalla vendita della casa della madre, anche lei caduta sotto il controllo psicologico di Catanzaro”.

C’è anche un ufficiale dell’aeronautica il quale, tramite la moglie, avrebbe elargito  200mila euro dal 2005 al 2015, denaro solitamente consegnato in buste e accompagnato da pacchi di alimentari destinati al “gruppo di giovani che circondavano Catanzaro”. Anche un avvocato sarebbe stato coinvolto. A Bari dalla denuncia di una ginecologa è scaturito un processo nel quale Paola Catanzaro è imputata per truffa in concorso con Lucia Borrelli: il medico avrebbe versato complessivamente 300mila euro, dopo essere stata avvicinata dal gruppo in un periodo delicato, legato alla malattia del padre, poi deceduto.

A carico del marito di Catanzaro, Francesco Rizzo, finito ai domiciliari, e di Giuseppe Conte, rimasto a piede libero, sempre a Bari, il pm ha chiesto il rinvio a giudizio e si è in attesa della fissazione dell’udienza preliminare.

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Le confessioni

Borrelli, stando a quanto risulta nell’ordinanza di custodia cautelare, ha reso interrogatorio, lo scorso 19 luglio: ha riferito di aver conosciuto Paolo Catanzaro nel lontano ’99 nel corso di un incontro di preghiera, nel 2001 “a causa delle difficoltà economiche della sua famiglia, ha iniziato a chiedermi aiuto per la spesa e un posto per esercitare le sue pratiche”. La donna ha detto di essere “fermamente convinta dell’autenticità del misticiscmo di Paolo anche perché il vescovo ne era a conoscenza e solo in un secondo momento chiuse la chiesa di contrada Uggio, dove avvenivano gli incontri”. Nel 2005, Borrelli sostiene di aver attraversato un momento difficile e lui, Paolo, “fece pervenire un messaggio in cui mi spiegava il progetto salvifico dei doni che consisteva nella costruzione di tre croci per ogni benefattore, per duemila euro al mese”.

I versamenti di denaro e le minacce

“Io non avevo tutta questa disponibilità economica, poiché già lasciavo a Francesco Rizzo circa 700 euro al mese corrispondente all’affitto di due case dove vivevano Paolo e la sua famiglia, somma che ho donato per almeno due anni”, si legge nello stralcio dell’interrogatorio che per il gip è credibile essendo stato riscontrato. “ Paolo ci obbligava al silenzio. Quando nel 2013 mi hanno convocato in Procura a Bari, mi disse di non parlare e cominciò a manipolarmi dicendomi che mio marito sarebbe morto e che io sarei rimasta vedova. Nell’interrogatorio, inoltre, l’indagata ha riferito che “i soldi ricevuti da noi fedeli, Catanzaro li aveva usati anche per mandare all’università alcuni parenti, per i viaggi e per mantenere la famiglia e poi per il suo cambio di sesso”.

Il denaro all’estero

“Da un imprenditore (il cui nome è riportato, essendo stato il primo a denunciare Catanzaro, ndr) seppi che Paola aveva tanti contanti in casa e che in alcune occasioni li aveva portati all’esterno, mettendoli nei tacchi delle scarpe. Mi pare in Messico”. Gli accertamenti sulla situazione economico-patrimoniale di Catanzaro, alias Sveva Cardinale, non sono ancora terminati. Risulta che non abbia mai presentato dichiarazione dei redditi al fisco e pende una contestazione per evasione legata all’attività di cartomante.

L’ex vescovo di Brindisi

Il gip ha ritenuto “ugualmente significative le dichiarazioni auto ed etero accusatorie di un’altra indagata, Anna Picoco”, a sua volta denunciante. Ha riferito di aver conosciuto Paolo Catanzaro quando era ragazzina, aveva 14 anni, di averlo seguito nel tempo anche perché “aveva carisma mistico che crebbe nel 2002 con il vescovo”. Quando in seguito ci fu l’opposizione, “il mistico paragonò questo atteggiamento alle persecuzioni subite a suo tempo da Padre Pio da Pietralcina”.

La procura di Brindisi

Le vacanze del gruppo

La donna ha ammesso di essere rimasta stupita quando apprese del cambio di sesso del mistico, “verso la fine dell’anno 2013 a Bangok”. E di aver beneficiato lei stessa di “costose vacanze all’estero: Paolo si accollava tutti gli oneri e regalava ai partecipanti mille euro da spendere liberamente, somma che lui diceva di aver ottenuto dalle sfilate di moda come indossatore”. Tra le mete ci sarebbero state Cancun, in Messico, Parigi, una crociera nel Mediterraneo e anche Sharm el Sheik in Egitto.

L’indagata, inoltre, ha raccontato di essere stata convinta da Catanzaro a sottoporsi lei stessa a interventi di chirurgia plastica pagati da Sveva, nei cui confronti si sarebbe disobbligata con lavori anche domestici, lavorando come colf presso la sua abitazione. “Soltanto anni dopo ho capito che, sei suoi piani diabolici, io avevo svolto il ruolo di seduttore nel senso che dovevo accalappiare persone particolarmente facoltose propense a finanziarlo”.

L’angelo Joel

Il passaggio che nell’ordinanza è considerato di estremo interesse per descrivere la personalità di Catanzaro è il seguente: “Paolo mi fece credere che io in realtà ero un angelo di nome Joel”, ha detto la donna nel corso dell’interrogatorio. “Ero predestinata ad avere un futuro stabile vicino a una persona che la Provvidenza mi avrebbe fatto incontrare”. Anche nella vita sentimentale della donna avrebbe pesantemente influito Catanzaro, dapprima contattando un uomo residente al nord, poi un brindisino funzionario di banca, suo consulente,  e nel 2010 un imprenditore di Bari che versava in crisi coniugale e che desiderava avere figli, particolarmente devoto a Paolo il mistico”. A quest’uomo sarebbe stata presentata come “l’angelo che si sarebbe presa cura di lui e nacque una storia importante”. Una storia segnata da un aborto che, stando a questo racconto, sarebbe stato indotto da Catanzaro.

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L’aborto

“Mi disse che la Madonna gli aveva rilevato che non era sano, che sarebbe stato sulla sedia a rotelle come un vegetale e io mi fece accompagnare in un ospedale, per andare da un’infermiera ad abortire”. Al compagno della donna Catanzaro avrebbe detto di “essere riuscito a congelare il feto essendo egli lo spirito santo”. Da qui l’inizio della depressione: “Paolo mi disse che per liberarmi da tutto avrei dovuto gettare in mare tutti i documenti relativi alla gravidanza e così feci”. La conclusione, secondo la donna: “Solo dopo anni ci siamo svegliati dalla ubriacatura instillataci dal finto mistico”. Il risveglio sarebbe avvenuto quando Sveva Cardinale è volata in America, mentre in Italia le Iene avevano già annusato più di qualcosa.

La pericolosità

Per il gip nonostante quei servizi in tv e le denunce, Paola Catanzaro, già Paolo, è comunque in grado di condizionare le persone, “abbindolare le sue vittime anche sotto il profilo delle strategie processuali da assumere”, per cui ha ritenuto concreto e attuale il pericolo di inquinamento delle prove, oltre a quello di reiterazione del reato e di fuga all’estero. Quest’ultimo in riferimento al viaggio in Messico, prenotato da Brindisi.

L’attività è stata posta in essere – ha scritto il gip – “con modalità subdole che denotano una spiccata pericolosità sociale e la fredda determinazione a ottenere fini illeciti attraverso una condotta assolutamente riprovevole che ha sfruttato le intime debolezze di una moltitudine di persone, alcune delle quali ancora convinte della verità di quanto loro propinato da Paola Catanzaro”.

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