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Cronaca

Uccisero e bruciarono grossista di frutta, in Appello chiesta la conferma della condanna

VILLA CASTELLI – Chiesta la conferma della condanna a venticinque anni di carcere per Giuseppe Esposito, 39 anni, e Salvatore Castiglione, 45 anni, il primo di Villa Castelli, l’altro di Crotone, residente a San Marzano di San Giuseppe, in provincia di Taranto, nel processo in fase di svolgimento nella Corte di assise di appello del capoluogo ionico. Entrambi sono ritenuti responsabili dell’assassinio di Salvatore Varone, 44 anni, facoltoso imprenditore di Melicuccà, in provincia di Reggio Calabria, ammazzato con un colpo di pistola e bruciato nella sua Mercedes il 18 novembre del 2006.

VILLA CASTELLI – Chiesta la conferma della condanna a venticinque anni di carcere per Giuseppe Esposito, 39 anni, e Salvatore Castiglione, 45 anni,  il primo di Villa Castelli, l’altro di Crotone, residente a San Marzano di San Giuseppe, in provincia di Taranto, nel processo in fase di svolgimento nella Corte di assise di appello del capoluogo ionico. Entrambi sono ritenuti responsabili dell’assassinio di Salvatore Varone, 44 anni, facoltoso imprenditore di Melicuccà, in provincia di Reggio Calabria, ammazzato con un colpo di pistola e bruciato nella sua Mercedes il 18 novembre del 2006.

In primo grado i due presunti assassini, accusati dell’omicidio sulla base dell’intercettazioni ambientali effettuate nel carcere dove erano rinchiusi, sono stati condannati a venticinque anni ciascuno di carcere. Il procuratore generale Ciro Saltalamacchia in Assise di Appello ha chiesto la conferma delle condanne inflitte in primo grado anche a Giovanni De Felice, Edvis Quallin e Antonietta Leone, moglie di Esposito, tutti e tre condannati in primo grado per favoreggiamento. Esposito e Castiglione sono difesi dagli avvocati Cosimo Deleonardis e Franz Pesare; gli altri dagli avvocati Antonio Poci, Salvatore Maggio e Domenica Montanaro.

Conferma delle condanne per tutti è stata sollecitata dall’avvocato di parte civile (rappresenta la moglie dell’ucciso) Nico Chiddamo. Hanno parlato anche gli avvocati Franz Pesare per Castiglione e Antonio Poci per uno dei tre accusati di favoreggiamento. Entrambi i penalisti hanno chiesto l’assoluzione per i loro assistiti. In primo grado la Corte di Assise di Taranto, competente per territorio perché il cadavere bruciato assieme alla vettura fu rinvenuto nei pressi di Montemesola, territorio ionico, aveva accolto la tesi della pubblica accusa. E cioè che ad ammazzare Varone erano stati Esposito e Castiglione, entrambi coinvolti in un debito di venticinquemila euro nei confronti della vittima, importante commerciante di frutta. L’azienda a Melicuccà all’epoca era portata avanti dai tre fratelli Varone. Uno si occupava del mercato, l’altro della gestione del trasporto merci e il terzo della sede di Milano.

A far da garante per la partita di frutta ritirata da questo piccolo commerciante di Villa Castelli era stato Castiglione. Da calabrese, si era intromesso nella trattativa. E successivamente, quando Esposito non intese pagare, si intromise nell’omicidio. Ed è sempre lui che, mentre si trovava rinchiuso in carcere, tirò fuori il discorso con un altro detenuto che gli investigatori intercettarono. Parlò dell’omicidio di Varone, del suo ruolo, del cadavere bruciato.

La posizione di Castiglione sino a quel momento era stata un tantino dubbia perché apparentemente non aveva un motivo per commettere l’omicidio, al contrario di Esposito che non aveva pagato il debito e il giorno precedente il ritrovamento del cadavere dell’imprenditore, si era incontrato con la vittima. Esposito due mesi prima aveva avuto un alterco con Varone e quest’ultimo lo aveva denunciato per truffa.

Esposito venne arrestato il 15 febbraio del 2007. “Mi sono incontrato con Varone a casa mia – dichiarò al pubblico ministero Ida Perrone, sostenendo che vi era anche sua moglie e un amico -. Gli ho dato un anticipo di 5mila euro, ha bevuto una grappa ed è andato via”. Quindi aggiunse: “Prima di andare via ha ricevuto una telefonata”. La telefonata in effetti Varone l’aveva ricevuta e chi gliela aveva fatta riferì al magistrato che il grossista era molto spaventato.

Castiglione finì in carcere il 18 dicembre successivo. Lo stesso giorno in cui Esposito venne scarcerato perché l’avvocato Deleonardis aveva individuato un vizio procedurale che consentì di annullare la richiesta di rinvio a giudizio (Varone, sebbene ne avesse fatto richiesta, non era stato interrogato dopo la chiusura delle indagini) e il giudice non concesse la proroga dei termini della custodia cautelare.

Nella prossima udienza, fissata per il 4 giugno, parleranno gli avvocati Deleonardis, Domenica Montanaro, Salvatore Maggio e Pietro Nocita. Quindi la Corte andrà in camera di consiglio per la sentenza.

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