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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca San Pietro Vernotico

Un altro imprenditore dice no al "pizzo", manette per il capozona della Scu

SAN PIETRO VERNOTICO – Giornata nera per il gruppo della Sacra Corona Unita che controlla buona parte delle attività illecite nella zona. Oltre all’arresto di Antonio Saponaro avvenuto a Cellino San Marco (vedi articolo sempre su BrindisiReport.it), la Squadra mobile di Brindisi ha notificato stamattina all’alba un’ordinanza cautelare anche a Domenico D’Agnano, 42 anni, meglio noto come “Nerone”. Il reato è quello di tentata estorsione pluriaggravata ai danni dei titolari di un’azienda di manufatti di San Pietro Vernotico, ai quali D’Agnano aveva chiesto il 4 giugno un pizzo di mille euro per “la latitanza di un mio amico”, facendo il nome del capozona Scu effettivamente ricercato da anni, Francesco Campana di Mesagne.

SAN PIETRO VERNOTICO – Giornata nera per il gruppo della Sacra Corona Unita che controlla buona parte delle attività illecite nella zona. Oltre all’arresto di Antonio Saponaro avvenuto a Cellino San Marco (vedi articolo sempre su BrindisiReport.it), la Squadra mobile di Brindisi ha notificato stamattina all’alba un’ordinanza cautelare anche a Domenico D’Agnano, 42 anni, meglio noto come “Nerone”. Il reato è quello di tentata estorsione pluriaggravata ai danni dei titolari di un’azienda di manufatti di San Pietro Vernotico, ai quali D’Agnano aveva chiesto il 4 giugno un pizzo di mille euro per “la latitanza di un mio amico”, facendo il nome del capozona Scu effettivamente ricercato da anni, Francesco Campana di Mesagne.

In questo caso il provvedimento restrittivo arriva dal gip di Lecce perché dell’indagine si è occupata la Direzione distrettuale antimafia, con il pm Alberto Santacatterina. La Dda c’entra dato che Domenico D’Agnano (originario di Carovigno, ma residente a San Pietro Vernotico), è una persona già condannata per appartenenza alla Scu, e si ritiene abbia assunto a San Pietro la guida del locale gruppo di affiliati a Pino Rogoli al posto di Raffaele Renna, attualmente detenuto. L’aggravante di maggiore rilievo ipotizzata a carico di D’Agnano infatti è quella di avere agito utilizzando la forza intimidatrice della sua notoria appartenenza alla criminalità organizzata (articolo 7 delle legge 152/91).

La vicenda si sviluppa e muore il 4 giugno perché “Nerone” andò a cozzare contro una famiglia che non era affatto disposta a piegarsi al ricatto, denunciando immediatamente il fatto alla polizia. D’Agnano si presentò in azienda chiedendo del figlio del titolare, il quale però era in quel momento assente. Allora la richiesta estorsiva fu fatta direttamente al padre: “Vedi che mi devi dare mille euro, che servono per la latitanza di un mio amico”. L’atteggiamento era inequivocabilmente intimidatorio, ha spiegato stamani il vicequestore Francesco Barnaba, capo della Squadra mobile.

Ma la paura di subire una ritorsione anche immediata, indusse i titolari della piccola azienda di San Pietro a passare la notte nel magazzino, per fronteggiare eventuali attentati. E in quelle ore fu deciso di affidarsi alla giustizia.  Era la scelta giusta. Infatti dopo pochi giorni dall’azienda passò, ma solo per farsi vedere – un segnale chiaro, anch’esso intimidatorio – quel Christian Tarantino che poi sempre la Squadra mobile arresterà il 10 giugno per l’estorsione e il pestaggio ai danni del gommista di Cellino San Marco.

“Aver liberato la piazza da certi personaggi non risolve da un giorno all’altro i problemi di sicurezza nella zona – ha detto stamani sempre il capo della Squadra mobile brindisina – ma è certamente un passo in avanti importante dato il ruolo delle persone arrestate, e un messaggio chiaro: lo Stato c’è, e la collaborazione delle vittime è risolutiva per la lotta ai fenomeni criminosi”.

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