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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Un antropologo nella tendopoli: "Terra di nessuno e fuorilegge"

BRINDISI - “Il nostro passato di emigranti ci impone il dovere di dare a coloro che vengono in Italia la possibilità di un lavoro, di una casa, di una scuola per i figli. La possibilità di un benessere che significa anche l’apertura di tutti i nostri ospedali alle loro necessità. E’ questa la politica del mio governo”, sono parole di Silvio Berlusconi. A guardare la tendopoli di Manduria, dove questa mattina sono approdati altri 1.700 migranti tunisini e altri 600 – già in porto - erano in attesa di sbarcare a Taranto, “il presidente del consiglio deve aver scordato i proclami lanciati via etere dalla tv satellitare tunisina Nessma (di sua proprietà)”, era il 2009. Il professore di Antropologia politica dell’Università degli studi di Trieste, Antonio Palmisano, 56 anni, rammenta bene, la citazione dall’apparizione televisiva del premier è letterale. Il docente, origini di Carovigno, è tornato in Puglia per studiare il “fenomeno” del campo sorto alle spalle di Manduria, una “discarica umana”, così l’ha definita il presidente della Regione Nichi Vendola. “L’espressione è assai efficace, e condivisibile, d’altronde il governo italiano ha parlato precisamente di scaricare i migranti tunisini nella tendopoli di Manduria”, commenta Palmisano.

BRINDISI - “Il nostro passato di emigranti ci impone il dovere di dare a coloro che vengono in Italia la possibilità di un lavoro, di una casa, di una scuola per i figli. La possibilità di un benessere che significa anche l’apertura di tutti i nostri ospedali alle loro necessità. E’ questa la politica del mio governo”, sono parole di Silvio Berlusconi. A guardare la tendopoli di Manduria, dove questa mattina sono approdati altri 1.700 migranti tunisini e altri 600 – già in porto - erano in attesa di sbarcare a Taranto, “il presidente del consiglio deve aver scordato i proclami lanciati via etere dalla tv satellitare tunisina Nessma (di sua proprietà)”, era il 2009. Il professore di Antropologia politica dell’Università degli studi di Trieste, Antonio Palmisano, 56 anni, rammenta bene, la citazione dall’apparizione televisiva del premier è letterale. Il docente, origini di Carovigno, è tornato in Puglia per studiare il “fenomeno” del campo sorto alle spalle di Manduria, una “discarica umana”, così l’ha definita il presidente della Regione Nichi Vendola. “L’espressione è assai efficace, e condivisibile, d’altronde il governo italiano ha parlato precisamente di scaricare i migranti tunisini nella tendopoli di Manduria”, commenta Palmisano.

Professore, cos’è questa tendopoli, dal punto di vista giuridico?

Di certo non è un Centro di identificazione ed espulsione. Non è un Cara, un Centro per l’accoglienza dei richiedenti asilo. La tendopoli di Manduria è una terra di nessuno, fuori dalla legge, del tutto fuori dal testo unico sull’immigrazione. Per questa situazione non esiste un nome, né una funzione, né una identità giuridica. Il governo sta cercando in questo modo di dimostrare che esiste un potere. Si stanno facendo le prove generali di politiche localistiche, settarie non unitarie, di sollievo di situazioni che in altri luoghi non potrebbero essere affrontate.

Si riferisce al Nord Italia? A Bossi che vuole i migranti “fora da i ball”?

Esattamente. Stanno scaricando qui la gente, come hanno fatto con la monnezza a Napoli. E’ tragicamente vero che si tratta di una discarica umana.

Eppure, anche qui la gente fa le ronde per ricacciare i migranti tunisini entro i recinti del campo. La  stessa gente che vent’anni fa accoglieva 30mila albanesi.

La invito a visitare il campo. Guardi il comportamento delle forze dell’ordine, dei volontari, degli operatori, si sono fatti in quattro, la faccia vera della Puglia sono loro, la faccia dell’accoglienza, dell’ospitalità. Questo rondismo dell’ultima ora, nego risolutamente che possa essere un fenomeno generalizzato. Gli squadristi cattura-migranti sono pochissimi e non sono per niente spontanei, non ci credo, li ho sentiti. C’è qualcuno che soffia e lo fa con particolare efficacia. Questo rondismo, piuttosto, sa di Lega. Perché con i 30mila albanesi siamo stati capaci di prove straordinarie? Guardi, sono convinto che nonostante il disastro delle politiche comunitarie, la terra di Puglia, la terra di Sicilia e di Basilicata, nonostante la cultura dell’odio sociale istillata negli ultimi anni, sono certo che il meridione d’Italia resta se stesso. Io sono originario di Carovigno, conosco bene la mia gente, gente anche dura, a volte. Negli anni Novanta, con i primi sbarchi, in paese c’erano 16mila abitanti e duemila albanesi, la gente andava a comprare il pane per dividerlo con i migranti, non è mai esistito niente di simile a queste inverosimili ronde.

Perché questa gente scappa dalla terra di origine?

C’è  una rivolta in atto in tutto il Medio-Oriente, i regimi sono in crisi e c’è una ribellione generalizzata contro quei regimi. Le condizioni di vita sono difficili. Le situazioni economiche si mescolano a una mancanza di libertà asfissiante. L’ultima rivolta in Tunisia, stiamo parlando di qualche settimana fa, è scoppiata a causa del prezzo del pane lievitato fino a prezzi proibitivi, i cittadini sono scesi in piazza, ci sono stati oltre duecento morti. E’ saltato il governo, c’è stato un rimpasto ma i tunisini non si fidano, e si capisce, non sanno se credere più o meno ai loro governi.

Chi è il migrante tunisino tipico, ospite della tendopoli di Manduria?

Si tratta di maschi fra i venti e trent’anni, ma non è una questione sessista. Si mandano avanti quelli che si pensa abbiano capacità di cavarsela, stiamo parlando proprio di capacità di sopravvivenza.

Vogliono rimanere in Italia o davvero hanno come meta la Francia?

Sicuramente vogliono andare in Francia, è lì che hanno i parenti. Il legame con la Francia ha a che fare con ragioni storiche, aveva il protettorato in Tunisia fino a qualche tempo fa, il francese è la loro seconda lingua. Ma ci sono situazioni ancora tutte da chiarire…

Ci spieghi meglio.

Guardi, può dirglielo mia moglie. Ha lavorato nel campo al fianco dei medici per tutti questi giorni.

Ariane Baghai, lei è docente di Lingua araba all’Università del Salento, cosa ha notato?

Faccio solo un esempio. Lavoriamo con queste situazioni da anni, e sempre ci troviamo di fronte a gente che ha l’urgenza di trovare un lavoro, di restituire alle famiglie d’origine quello che hanno speso per permettere loro di affrontare il viaggio. In questo caso ci siamo imbattuti invece in situazioni assai strane. E’ arrivato per esempio un ragazzo con un gesso alla gamba. “Io non voglio stare qua”, diceva, “voglio andare a casa. Mi hanno obbligato a venire qui, mi hanno drogato e portato con loro”. Voleva tornare in Tunisia, subito, anche se non mangiava da due giorni. Ecco: non credo che tutti vengano di loro spontanea volontà. Credo che ci sia più di qualcuno costretto, anche se non si capisce bene perché e come.

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