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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Un cane adottivo a palazzo di giustizia

BRINDISI - Va e viene il cellulare della penitenziaria che trasporta i detenuti dal carcere alle aule di giustizia. Parcheggiano i magistrati, gli avvocati, i cancellieri, le forze dell’ordine. C’è gente che di continuo passa lì davanti per raggiungere il bar per la pausa caffè.

BRINDISI - Va e viene il cellulare della penitenziaria che trasporta i detenuti dal carcere alle aule di giustizia. Parcheggiano i magistrati, gli avvocati, i cancellieri, le forze dell’ordine. C’è gente che di continuo passa lì davanti per raggiungere il bar per la pausa caffè. E poi c’è lui, un meticcio nero con le zampette bianche che è ormai un inquilino con dimora fissa a palazzo di giustizia, un edificio grigio in cui c’è folla di disgrazie umane, in cui si decide spesso e volentieri, talvolta senza appello, del destino altrui, un posto che ci si ritrova a frequentare in linea di massima nelle vesti di vittime di un torto subito o di imputati di un reato commesso.

Ma c’è umanità e tenerezza ovunque: la si ritrova ad esempio nell’immagine di una cuccia sistemata sotto un alberello di un’area verde interna al perimetro del tribunale. La cuccia è comparsa di recente, lì ci abita un cane che è stato adottato dal personale e da qualche generoso volontario. E’ l’unico titolato a passare anche la notte al di là dell’ingresso sorvegliato ventiquattro ore su ventiquattro dalle guardie giurate.

Il meticcio nero che altrimenti sarebbe finito in canile è libero di girovagare, è stato curato, viene nutrito ed è ormai una sorta di “mascotte” nei paraggi di via Lanzellotti. La sua storia, per quel che si narra, non dev’essere stata delle più felici. E’ arrivato laggiù, chissà da dove, un paio di anni fa. Aveva al collo una catena spezzata: era stato forse prigioniero, ma era riuscito a fuggire via.

Gironzolava disorientato – si racconta – poi qualcuno si è curato di lui. E da lì non è mai più andato via. E’ una presenza ormai abituale per chi frequenta le aule di giustizia. Piuttosto schivo, è indifferente al tran tran quotidiano. Non si avvicina facilmente al genere umano in giacca e cravatta. Si fa i fatti suoi, con il collare che gli hanno procurato e che lo identifica come amico di qualcuno. Di più di qualcuno. Se ti avvicini ti guarda circospetto. Non si lascia accarezzare, non deve amare le smancerie. Dev’essere anche un po’ diffidente nei riguardi di quegli strani esseri dotati di due gambe e di parola. Non abbaia mai. E’ ormai a tutti gli effetti un membro della community giudiziaria brindisina, da quando è stato accolto. Ora gli hanno regalato anche un tetto di assi di legno sotto il quale trovare riparo.

E fa un po’ effetto vedere quell’aiuola trasformata in giardino, un effetto confortante. Se balzano agli onori delle cronache in ogni dove (e oggi anche a Brindisi) notizie di cagnetti abbandonati, feriti, cuccioli avvelenati, fa ben sperare accorgersi che tra un faldone e una notifica, tra lavori di giardinaggio e di pulizia dei viali, c’è chi pensa anche a non far mancare cibo, acqua e un riparo a un meticcio nero e bianco, dagli occhi dolci color nocciola.

 

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