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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Un debole per gli uffici postali

BRINDISI - Fu l’unico a essere identificato fra i tre banditi che con un fucile a canne mozze tentarono l’assalto alle poste del rione Casale di Brindisi il 17 dicembre 2011, fatti per cui oggi è stato rinviato a giudizio. Si trattava di Giuseppe Maisto, 36 anni, proprio lo stesso che qualche giorno dopo, il 24 dicembre 2011 sparò a una guardia giurata in piazza Vittoria, davanti alle poste centrali, per cercare di appropriarsi del denaro contenuto in un furgone portavalori.

BRINDISI - Fu l’unico a essere identificato fra i tre banditi che con un fucile a canne mozze tentarono l’assalto alle poste del rione Casale di Brindisi il 17 dicembre 2011, fatti per cui oggi è stato rinviato a giudizio. Si trattava di Giuseppe Maisto, 36 anni, proprio lo stesso che qualche giorno dopo, il 24 dicembre 2011 sparò a una guardia giurata in piazza Vittoria, davanti alle poste centrali, per cercare di appropriarsi del denaro contenuto in un furgone portavalori.

I due fatti furono messi in connessione sin dai primi istanti. Ma si trattava di un “link” possibile solo per coincidenza di tempi e similarità del modus operandi, finché non c’è stato il seguito e il riconoscimento. E’ così caduto per l’ennesima volta in trappola l’ineffabile Maisto, il brindisino che dopo aver trascorso anni nel carcere di Secondigliano, aveva creato scompiglio nelle attività commerciali indigene con una serie di assalti e che, appena tornato in libertà, alla fine del 2009, aveva rimediato una condanna superiore ai sette anni.

Sono state compiute altre indagini sui fatti antecedenti di una manciata di giorni al violento assalto della vigilia di Natale, sul precedente “sventato” alle poste del Casale, che produsse come effetto inatteso un incidente sulla provinciale per San Vito dei Normanni tra una gazzella dei carabinieri e una vettura di passaggio.

E’ quindi imputato anche per quella tentata rapina, Maisto: per essere entrato con due persone non identificate all’interno dell’ufficio postale di via Duca degli Abruzzi con un fucile a canne mozzate. Tutti e tre avevano il volto nascosto dietro le proprie sciarpe e l’intenzione “inequivocabile” secondo il pm inquirente di impossessarsi del denaro in cassa e magari anche di quello in possesso delle persone che si trovavano all’interno in quei momenti. Era pieno giorno.

Al 36enne, nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, il pm ha anche contestato il porto e la detenzione del fucile e pure la ricettazione. Giuseppe Maisto, difeso dall’avvocato Luca Leoci, affronterà un processo con rito ordinario: il gup Tea Verderosa lo lo ha rinviato a giudizio stamani anche per quel colpo sfumato per cause, però, indipendenti dalla volontà degli autori. Si accorse infatti che c’era lì vicino un sottufficiale della Marina militare che lo conosceva. E preferì lasciare la scena insieme ai due complici, svaniti nel nulla.

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