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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Ostuni

Un imputato colto da infarto, rinviata udienza per gli attentati a Ostuni

BRINDISI – Alfredo Capone, 52 anni, ostunese, è stato colto da infarto, e di conseguenza l’udienza odierna del processo “New Deal” è slittata al 27 ottobre, quando la sezione collegiale del tribunale, presieduta da Gabriele Perna, spera l’imputato possa essere presente. Capone si trova ricoverato nell’ospedale Fazzi di Lecce. Le sue condizioni non sono per niente buone, tanto è vero che domattina sarà sottoposto a intervento chirurgico. La convalescenza, se tutto va bene, non dovrebbe essere lunga, e per il 27 ottobre potrebbe essere nuovamente in aula. Altrimenti deciderà il collegio cosa fare se l’imputato non rinuncia a comparire.

BRINDISI – Alfredo Capone, 52 anni, ostunese, è stato colto da infarto, e di conseguenza l’udienza odierna del processo  “New Deal” è slittata al 27 ottobre, quando la sezione collegiale del tribunale, presieduta da Gabriele Perna, spera l’imputato possa essere presente. Capone si trova ricoverato nell’ospedale Fazzi di Lecce. Le sue condizioni non sono per niente buone, tanto è vero che domattina sarà sottoposto a intervento chirurgico. La convalescenza, se tutto va bene, non dovrebbe essere lunga, e per il 27 ottobre potrebbe essere nuovamente in aula. Altrimenti deciderà il collegio cosa fare se l’imputato non rinuncia a comparire.

Il processo riguarda una serie di attentati, minacce, ritorsioni ed estorsioni. Episodi verificatisi nel corso di alcuni mesi a Ostuni nei confronti del sindaco Domenico Tanzarella, di alcuni assessori, del consigliere comunale del Pdl Luca Marzio, di imprenditori locali. L’operazione, condotta dai poliziotti, portò all’arresto di quattro ostunesi che, secondo le tante testimonianze acquisite sia in fase di investigazioni, sia in fase dibattimentale, non di erano preoccupati minimamente di mostrarsi a viso aperto al sindaco, agli amministratori, agli imprenditori, quando facevano le loro richieste e minacciavano.

I quattro sono Denis Loparco, 38 anni, Alfredo Capone, 52 anni, Giovanni Basile, 32 anni, e Pierluigi Cisaria, 42 anni, tutti di Ostuni, tutti e quattro detenuti dall’1 aprile  del 2009, accusati di associazione mafiosa finalizzata a compiere attentati, estorsioni, a minacciare, come si diceva, al sindaco di Ostuni Domenico Tanzarella, a vari amministratori, all’avvocato Luca Marzio, ai parenti imprenditori del legale, a  vari imprenditori di Ostuni e dei comuni limitrofi. Il Comune di Ostuni si è costituito parte civile. E così anche gli amministratori, l’avv.  Marzio, e gli imprenditori.

Il processo ha avuto inizio il 3 febbraio scorso. Un processo ricco di colpi di scena e querele e controquerele.  Verso la fine di quella prima  udienza Loparco, dice di essere stato minacciato da Tanzarella. “Passandomi davanti mi ha sussurrato: ‘Hai un bel bambino fuori, attento a quello che dici’ “. Nell’udienza del 17 febbraio Loparco deposita una sua memoria nella quale accusa il sindaco e Luca Marzio di essersi serviti di loro per farsi la guerra e di averli scaricati quando ormai non servivano più. E accusa anche i poliziotti del Commissariato di Ostuni di essere al soldo di Tanzarella. Fioccano le querele nei confronti dell’imputato.

Sono stati anni duri per Ostuni. Attentati incendiari, minacce, condizionamenti che si cerca di imporre alla pubblica amministrazione. La gente ha paura. Il sindaco si ribella e denuncia. Seguito da molti imprenditori che non si lasciano intimidire da Denis Loparco e dai suoi complici. Con l’arresto dei quattro finiscono anche gli attentati e le richieste di “pizzo”.

Loparco e soci, secondo l’accusa, pretendevano dal sindaco una percentuale sugli appalti assegnati dal Comune. Pretendevano denaro anche dagli imprenditori e per raggiungere questo loro obiettivo avevano scatenato una guerra del terrore. La testa mozzata di un cavallo, ancora grondante di sangue, condita da cartucce di fucile, depositata dinanzi alla porta dello studio professionale del vice sindaco, il pacchetto-bomba appeso allo specchietto dell’autovettura di Luca Marzio, le pallottole sul parabrezza, tante auto incendiate. E poi anche ville e cantieri presi di mira.

Non avevano timore di presentarsi in prima persona. Lo fecero con il sindaco, lo fecero con quasi tutti taglieggiati. Lo hanno riferito i vari testi nel corso delle udienze precedenti , rispondendo alle domande del pubblico ministero Milto De Nozza

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