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Cronaca

Un ostunese tra i narcos dei Tamburi

TARANTO – C’è anche il 39enne ostunese Pasquale Pasquinio tra i 44 arrestati nella Città dei due mari nell’ambito dell’operazione “Monkey Business” che ha smantellato il clan Scialpi. Fortini quasi impenetrabili alle forze dell'ordine, le case parcheggio al quartiere Tamburi di Taranto, ma nonostante tutto i carabinieri sono riusciti a stringere la rete nella “Scampia tarantina” infliggendo un colpo pesante all'associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti.

TARANTO – C’è anche il 39enne ostunese Pasquale Pasquinio tra i 44 arrestati nella Città dei due mari nell’ambito dell’operazione “Monkey Business” che ha smantellato il clan Scialpi. Fortini quasi impenetrabili alle forze dell'ordine, le case parcheggio al quartiere Tamburi di Taranto, ma nonostante tutto i carabinieri sono riusciti a stringere la rete nella “Scampia tarantina” infliggendo un colpo pesante all'associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti.

Eroina la specialità, ma non mancava la cocaina. Il giro – secondo gli investigatori – era gestito da Maria Scialpi, capoclan con il fratello, Cosimo detto “scimmietta”, da qui il nome dell'operazione. Con lui la moglie Sonia Dema e il figlio di Maria Scialpi, Pietro Caforio. Le indagini sono iniziate nel 2009. Due anni di lavoro nel corso dei quali i militari hanno sequestrato 330 grammi di eroina (un piccolo quantitativo che lascia intuire come i carabinieri abbiano dovuto faticare con dei veri e propri professionisti dello spaccio).

Dei 44 arresti, 20 sono avvenuti in flagranza di reato, 103 sono in tutto le persone indagate. Tra queste anche numerosi minorenni, utilizzati nel quartiere come veri e propri “pali”. I minori avvertivano i più grandi, dell'arrivo delle forze dell'ordine. E per i loro servizi erano addirittura stipendiati. Dai 200 ai 500 euro alla settimana. Lo testimonia, secondo gli investigatori, una intercettazione telefonica in cui si sentirebbe Maria Scialpi contrattare uno di questi pagamenti.

Tra le persone arrestate 10 donne, tutte con ruoli fondamentali. Tutte manager nel sodalizio. Mantenevano infatti i rapporti con le associazioni baresi. Proprio da Bari arrivava la droga, con la complicità di due albanesi, arrestati anche loro. Ognuno aveva il proprio ruolo nell'organizzazione: cassieri, addetti al deposito, prestanome e rivenditori. Nessuno faceva uso di droga. L'operazione è caratterizzata anche da un maxi sequestro preventivo di beni mobili e immobili, oltre a depositi bancari e denaro liquido.

Tra i beni sequestrati, un supermercato in via Deledda e una villa con piscina a Lido Azzurro di Maria Scialpi. E ancora una ventina di auto e decine di moto. Il tutto per un valore che si aggira attorno al milione di euro. Un giro di affari che faceva fruttare dai 15mila ai 20mila euro a week end solo con acquirenti al dettaglio che provenivano da tutta la provincia di Taranto, da Bari, Brindisi e Lecce, dalla Basilicata e la Calabria.

Il cuore dello spaccio il quartiere Tamburi. A mettere un punto all’attività illecita i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Taranto, coordinato dal tenente Pietro Laghezza. Impiegati 150 uomini dell'Arma; 44 le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip del Tribunale di Lecce, Vincenzo Brancato, su proposta del sostituto Alessio Coccioli della Direzione Distrettuale Antimafia.

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