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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Un tubo mal collegato, un fiume d'acqua sprecato e bolletta da 25mila euro

OSTUNI – Un collegamento in uscita da un contatore condominiale montato al contrario, e dopo alcuni mesi il tubo si stacca di pochi centimetri: un fiume di acqua potabile finisce chissà dove, mentre il contatore gira come la turbina di una centrale idroelettrica. Alla fine, alla palazzina delle case delle forze dell’ordine in via Caduti di Nassyria 31/B a Ostuni arriva il conto dell’AqP: circa 25mila euro, centesimo in più o in meno, al netto dell’effettivo consumo degli inquilini. Una mazzata.

OSTUNI – Un collegamento in uscita da un contatore condominiale montato al contrario, e dopo alcuni mesi il tubo si stacca di pochi centimetri: un fiume di acqua potabile finisce chissà dove, mentre il contatore gira come la turbina di una centrale idroelettrica. Alla fine, alla palazzina delle case delle forze dell’ordine in via Caduti di Nassyria 31/B a Ostuni arriva il conto dell’AqP: circa 25mila euro, centesimo in più o in meno, al netto dell’effettivo consumo degli inquilini. Una mazzata.

Cominciano le ricerche del problema, ma basta sollevare un tombino per scoprire tutto. All’Acquedotto pugliese non importa chi sia il responsabile di ciò, vuole i soldi e basta, e dopo alcuni mesi stacca la fornitura idrica a 20 famiglie di finanzieri, poliziotti, carabinieri, compresi numerosi minori. Lo Iacp si tira subito fuori dalla faccenda, dalla prefettura (che stila le graduatorie per le assegnazioni e sovrintende agli appalti per le case delle forze dell’ordine) nessun segnale. Per non lasciare senza acqua la palazzina B, si effettua un allaccio al contatore della palazzina A.

I condomini sono arrabbiati. I primi nuclei familiari arrivati nel complesso hanno dovuto partecipare addirittura fisicamente agli allacci delle linee elettriche e telefoniche. Il problema dell’allaccio alla rete del gas è stato tra i più complessi perché la subappaltatrice di Altamura che aveva effettuato i lavori era praticamente sparita ed è stata una pattuglia di condomini a dover raggiungere uno dei responsabili a domicilio e farsi consegnare una certificazione senza cui sarebbe stato impossibile chiedere e ottenere i collegamenti ad ogni singolo appartamento.

E l’elenco è ancora lungo. Ma la batosta dell’acqua è stata la più dura. Si tratta di circa 600 euro ad assegnatario da pagare, perché a far fronte sono state chiamate anche le famiglie della palazzina A, dato che la tubazione staccatasi pare serva a portare acqua alle aiuole. Nessuno l’ha mai usata perché si sa che è vietato irrigare con l’acqua potabile. Ma quel tubo perfettamente inutile con l’attacco montato al contrario al contatore della palazzina B pare sia una pertinenza comune, e tutti devono partecipare alla spesa, dice l’amministratore di condomino confortato dal parere del legale che è stato chiamato a fornire assistenza. Poi si vedrà.

Alla fine, tutto rischia di cadere sulle spalle di una quarantina di famiglie che non hanno certo finanze per scialare. E le responsabilità di chi ha effettuato i lavori, e quelle di chi doveva controllare che i lavori fossero eseguiti a regola d’arte? Alla fine è probabile che ci scappi una causa contro l’Istituto Autonomo Case Popolari, se non si giungerà ad un accordo. Iacp che – come fa l’Acquedotto che batte cassa, e chi paga paga – si limita al facile compito di incassare solo le mensilità di affitto. Così vanno le cose, anche alla case delle forze dell’ordine dove al danaro pubblico investito dovrebbero corrispondere lavori eseguiti alla perfezione. Di cui chiedere conto anche dopo due anni o tre. Tanto per dimostrare che al patrimonio pubblico lo Stato ci tiene.

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