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Cronaca Ostuni

Una cena color bianco libertà

LECCE - Tutte in “totalwhite”, sorridenti attorno a tavole imbandite con cura, bianche anche le tovaglie. Erano un centinaio, c’erano le detenute di Officina creativa, quelle che lavorano per produrre splendidi oggetti con griffe Made In Carcere, ma anche le altre donne.

LECCE - Tutte in “totalwhite”, sorridenti attorno a tavole imbandite con cura, bianche anche le tovaglie. Erano un centinaio, c’erano le detenute di Officina creativa, quelle che lavorano per produrre splendidi oggetti con griffe Made In Carcere, ma anche le altre donne, quelle sottoposte a regimi carcerari più rigidi. Hanno pasteggiato nella zona esterna del carcere di Borgo San Nicola di Lecce in cui di solito trascorrono l’ora d’aria con orecchiette al pomodoro, gnocchi al formaggio fuso e gelato in crosta di cupeta, il dolce fatto di mandorle e miele che ha il profumo di festa patronale, la fragranza della libertà.

E’ stata un’esperienza straordinaria, per tutti. Una cena nel carcere di Lecce per sostenere la campagna “Salviamo il bianco” organizzata dall’omonima associazione di Ostuni, da Slow Food, con il contributo di Luciana Delle Donne di Officina creativa oltre che dalla direzione del carcere di Lecce.

Menù tipico offerto da aziende locali: oltre alle orecchiette, gnocchi al formaggio fuso e gelato al fiordilatte su una glassa di cupeta, tradizionale dolce salentino fatto di mandorle e miele. Mozzarelle preparate e intrecciate sul posto. Per tutte vino rosso e bianco. Poche le autorità presenti, ma per scelta degli organizzatori: perché il momento conviviale doveva essere tutto dedicato alle donne che si trovano nel carcere di Lecce, a mo’ di ringraziamento per il loro contributo offerto alla causa di “Salviamo il bianco”.

Le donne infatti hanno realizzato braccialetti e t-shirt che vengono venduti nei luoghi clou della movida ostunese e il cui ricavato va a sovvenzionare la pitturazione a latte di calce del centro storico di Ostuni. C’era il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, oltre a un’altra cinquantina di invitati. Libere di chiacchierare fra loro e con gli esterni e di raccontare le proprie storie le detenute, pugliesi, lucane, calabresi e campane che hanno gustato le pietanze preparate dallo chef di una struttura del Brindisino.

Si è parlato dei problemi interni alla casa circondariale, del sovraffollamento (ci sono 80 detenute e dovrebbero essere al massimo 45). Si è chiacchierato di mozzarelle e della corsa delle donne campane ad acquistarne una, non appena si ritorna a casa. Di futuro, di ambizioni e di sogni. Per una volta l’immagine che è stata data all’esterno è più dolce. Un luogo chiuso per antonomasia, simboleggiato da sbarre, che apre le porte all’esterno.

Un luogo in cui riabilitarsi, in cui ricominciare a scrivere la propria storia partendo da una pagina bianca. Così è stato, ieri sera. Nell’auspicio condiviso che, dall’una all’altra campagna, sia essa per salvare il bianco di Ostuni che per qualsiasi altra nobile causa, ci siano più occasioni di interscambio fra l’interno di un carcere e il mondo fuori. Perché sia utile a tutti.

 

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