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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Uranio impoverito, per non dimenticare

CELLINO SAN MARCO - Gli avevano dato pochi mesi di vita, ma ha lottato tenacemente per curarsi. Oggi è il presidente dell'associazione Nazionale Ruolo d'Onore Carlo Calcagni per aiutare le vittime colpite da uranio impoverito e nel 2010 è stato nominato consulente della Commissione Parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito. "Oggi la mia forza è aiutare chi come me è stato vittima del dovere".

CELLINO SAN MARCO - Gli avevano dato pochi mesi di vita, ma ha lottato tenacemente per curarsi. Oggi è il presidente dell'associazione Nazionale Ruolo d'Onore Carlo Calcagni per aiutare le vittime colpite da uranio impoverito e nel 2010 è stato nominato consulente della Commissione Parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito. "Oggi la mia forza è aiutare chi come me è stato vittima del dovere".

Lui è Carlo Calcagni, colonnello del Ruolo d’Onore dell'Esercito italiano, primo pilota italiano di elicotteri giunto in Bosnia con il  contingente di pace nel 1996, atleta di livello nazionale militare e civile nel ciclismo non professionista. Nel 2002 gli viene diagnosticata una leucemia e gli viene riconosciuta la causa di servizio. La causa è l'uranio impoverito, anche lui è vittima della cosiddetta Sindrome dei Balcani.

Domenica 20 gennaio prossimo, a San Pietro Vernotico presso il Teatro Don Bosco, alle ore 20 si terrà la commedia teatrale "Mannaggia li sordi" della compagnia "La bottega di Arturo" di Calimera per non dimenticare le vittime dell'uranio impoverito, dove sarà presente il colonnello Carlo Calcagni. Il ricavato sarà devoluto alla parrocchia Guagnano - Cellino San Marco in favore dei bisognosi. "La compagnia teatrale aveva proposto di donare il ricavato alla mia associazione ma non ho accettato perchè la mia battaglia non è ricevere denaro".

"Nel momento in cui stai pensando di arrenderti, pensa al motivo per cui hai tenuto duro così a lungo". E' il suo motto di oggi, all'età di 44anni, dopo più di vent'anni di vita militare. Il colonnello dell'Esercito italiano Carlo Calcagni, originario di Guagnano cittadina a Nord di Lecce e confinante con il territorio brindisino, vittima del dovere e dell'uranio impoverito, vive a Cellino San Marco con la sua famiglia e presta servizio di rappresentanza presso la Scuola di Cavalleria di Lecce.

All'età di 18anni si arruola nell'esercito frequentando il 130° Corso Allievi Ufficiali di Complemento presso la Scuola di Fanteria e Cavalleria di Cesano di Roma. Viene designato come ufficiale di prima nomina alla Scuola Militare di Paracadutismo di Pisa. Prima Viterbo, poi Pontecagnano (Sa) presso il 20° Gruppo Squadroni "Andromeda" e subito dopo la strage di Capaci è stato impiegato in Sicilia dove è rimasto per circa due anni presso l'aeroporto di Bocca di Falco di Palermo, dove ha svolto 300 ore di volo in missioni di scorta e trasporto magistrati, ricognizioni e pattugliamenti.

Dopo la Sicilia, viene trasferito in Calabria e in varie missioni all'estero. Nel 1996 arriva la chiamata dall'Esercito italiano per partire in missione internazionale di pace a Sarajevo. "Il guaio è stato - ha raccontato a BrindisiReport.it il colonnello Calcagni - non essere stati dotati di attrezzature protettive. Ed oggi tanti miei compagni sono morti e tanti altri sono ammalati come me a causa dell'uranio impoverito".

Il colonnello Carlo Calcagni in diverse occasioni - lo si legge anche nella sua lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (vedi allegato) - ha eseguito recupero di feriti e salme durante servizi Medevac (evacuazioni medico sanitarie) in condizioni di alto rischio.

"La malattia l'ho scoperta nel 2002 - continua nel suo racconto Carlo Calcagni -. Dopo essere ritornato in Italia non ero più io. Non avevo più la stessa forza di prima, essendo comunque giovane. Ero abituato a praticare un certo allenamento vista la mia attività sportiva nel ciclismo, ero abituato a determinati sforzi vista la mia vita militare ma ad un certo punto il mio corpo non reggeva più il mio tenore di vita. C'era dentro di me un malessere costante, una debolezza che non mi apparteneva. Ogni giorno avevo strane sudorazioni e non riuscivo più a volare tranquillamente e allenarmi. Così mi sono ricoverato per degli accertamenti e lì la scoperta della mia malattia".

Una vita difficile da quel momento, perchè il colonnello Calcagni deve sottoporsi quotidianamente a determinate terapie e ogni quattro mesi segue una terapia particolare e ad hoc in un centro specializzato in Inghilterra il "Breakspear Hospital", che dura 30 giorni. "Patologie riconosciute dipendenti da causa di servizio - continua - che non possono essere trattate presso idonea struttura sanitaria in Italia, trattandosi di prestazioni che non possono essere assicurate dalle strutture del Servizio Sanitario Nazionale, come certificato dall’Asl di Brindisi".

"Un medico una volta mi disse 'Un uomo malato di uranio impoverito è un condannato a morte'. Io e quelli come me siamo contaminati e condannati. Ma la cosa importante – afferma Calcagni - è non arrendersi, dobbiamo continuare a lottare e andare avanti. Grazie all'associazione e al mio impegno per aiutare chi è vittima come me, o le vedove di miei compagni, i loro figli orfani, è la forza che mi fa andare avanti. La battaglia è iniziata dopo aver fatto il nostro dovere".

L'energia del colonnello Carlo Calcagni, oggi, è data da ciò che continua a fare per le vittime dell'uranio impoverito. Dopo la malattia è iniziata una battaglia ancor più difficile che è diventata la sua ragione di vita. Grazie al suo carattere "particolare" (come lui stesso lo definisce) forte, deciso e coraggioso ha anche ottenuto il riconoscimento di dipendenza da causa di servizio per lui stesso e per altri militari che come lui hanno vissuto un periodo della loro vita in quei teatri di pace e di guerra.

"Il mio intento - conclude il colonnello Carlo Calcagni - è quello di cercare di evitare agli altri quello che è successo a me. Io non chiedo mai un centesimo per quello che faccio. Non avrebbe senso fare qualcosa per aiutare qualcuno e chiedere un compenso".

Il 6 dicembre scorso Carlo Calcagni ha ricevuto il Premio Internazionale Padre Pino Puglisi  a Palermo, per aver contratto una invalidità permanente a causa dell’uranio impoverito presente nei proiettili utilizzati dalle truppe Usa nelle missioni in Bosnia Erzegovina.

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