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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Mesagne

Usura all'aspirante consigliere regionale: chiuse le indagini

E' stato notificato l'avviso di chiusura delle indagini alle persone coinvolte nell'operazione, denominata "Fenus Unciarum", riguardante giro di usura di cui fu vittima l'ex consigliere regionale Danilo Crastolla, che si rivolse a persone ritenute vicine alla Scu per coprire le spese della campagna elettorale sostenuta nel 2005 per le regionali

MESAGNE  - E' stato notificato l'avviso di chiusura delle indagini alle persone coinvolte nell'operazione, denominata "Fenus Unciarum", riguardante giro di usura di cui fu vittima l'ex consigliere regionale Danilo Crastolla, che si rivolse a persone ritenute vicine alla Scu per coprire le spese della campagna elettorale sostenuta nel 2005 per le regionali. La Corte di Cassazione (seconda sezione) ha annullato con rinvio al Riesame la misura restrittiva dei domiciliari disposta nei confronti del 49enne Francesco Lavino, detto il biondo, difeso dagli avvocati Cosimo Lodeserto e Cataldo Crusi.

Lavino finì in manette insieme ad altri 15 individui, fra cui l’imprenditore Luigi Devicienti e l’ex consigliere comunale Cosimo Tagliente, a seguito delle indagini condotte dalla Dia di Lecce a partire dalla denuncia presenteta da Danilo Crastolla. 

Questi fu consigliere regionale dal 2000 al 2005. Ricandidatosi, senza successo, alle consultazioni regionali per il 2005, aveva speso, per la sua campagna elettorale, circa 280 mila euro, contraendo debiti con banche e finanziarie. Non riuscendo a ripianare la sua esposizione debitoria con gli istituti di credito, nel 2009, aveva fatto ricorso all’intermediazione di uno degli arrestati che, a sua volta, l’aveva messo in contatto con dei personaggi di Mesagne, alcuni legati anche alla Scu al fine di ottenere dei prestiti a tassi usurari.

La sua esposizione debitoria con i predetti usurai si aggravava ulteriormente nel 2010, quando, ricandidatosi senza successo alle consultazioni regionali, aveva assunto impegni di spesa, per la campagna elettorale, per ulteriori 150 mila euro significando che i tassi di interesse usurari andavano dal 600 per cento su base annua al 1000 per cento su base annua.

Agli indagati vennero contestati, a vario titolo, i reati di associazione di stampo mafioso, usura, estorsione e riciclaggio (questi ultimi reati aggravati dalle modalità mafiose). Accusato solo di usura, Francesco Lavino finì in carcere. Il tribunale del Riesame, accogliendo parzialmente il ricorso presentato dagli avvocati, dispose i domiciliari. La sentenza del Riesame venne poi impugnata in Cassazione dagli stessi legali. 

La procura distrettuale antimafia, come detto, ha dunque chiuso le indagini. Sono 23 gli indagati molti dei quali di Mesagne come Crastolla.  Il 18 settembre scorso furono eseguite dalla Dia di Lecce sedici ordinanze di custodia cautelare.

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