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Cronaca

Usura con metodo mafioso, il pm chiede l’ascolto del pentito Penna

Il processo partito dalla denuncia dell'ex consigliere regionale Danilo Crastolla: è parte civile, ma anche imputato per false fatture

BRINDISI – I pm della Dda hanno chiesto l’ascolto del pentito Ercole Penna nel processo per usura, aggravata dal metodo mafioso, scaturito dalla denuncia dell’ex consigliere regionale di Fi, Danilo Crastolla: l’avvocato in forza agli Azzurri chiese un prestito per saldare le spese pari a 150mila euro, legate alla campagna elettorale per la rielezione a Bari, poi mancata, e rimase impigliato nelle rete di chi pretendeva anche con minacce la restituzione del denaro a tassi di interesse superiori al 400 per cento su base annua.

A giudizio ci sono 21 brindisini, tra cui Francesco Campana, ritenuto al vertice dalla Sacra Corona Unita, e T.T.. Gli altri imputati, sia pure a diverso titolo, sono: Roberto Antoniolli, 35 anni, di Manduria; Angelo Bellanova, 37 anni, di Mesagne; Sandro Bruno, 36 anni, di Mesagne; Oreste Luigi Secondo Devicienti, 39 anni, di Mesagne, imprenditore; Francesco Lavino, 48 anni, di Mesagne; Roberto Mazzuti, 38 anni, di Oria; Antonio Occhineri, 50 anni, di San Donaci; Pierpaolo Palermo, 39 anni, di Mesagne; Francesco Luigi Poci, 51 anni, di Mesagne; Vincenzo Primiceri, 57 anni, di Mesagne; Pietro Soleti, 49 anni, di San Donaci; i fratelli Carmine e Pierpaolo Palermo; Rossella Antoniolli, 38 anni, di Brindisi; Giuseppe Diviggiano, 60 anni, di Torre Santa Susanna; Domenico Fioravante, di Fasano, 40 Antonio Maizza, di Mesagne, 44 anni; Giovanni Pozzessere, 50 anni di Brindisi, Pierpaolo Poci, 31 anni, di Mesagne.

danilo crastolla-2Crastolla è parte civile: si è costituito in giudizio in occasione dell’udienza preliminare davanti al gup, con richiesta di risarcimento dei danni. 

Nell’impostazione posta a base del processo, Francesco Poci avrebbe costretto Crastolla, insolvente, a restituire ai vari usuari le somme che, per il suo tramite, gli avevano erogato per precedenti debiti elettorali. Le minacce sarebbero consistite nella prospettazione di “cose brutte” nel caso in Crastolla avesse denunciato perché c’erano persone “fiacche” e di essere stato convocato a San Donaci da Soleti “affiliato – si legge – a Pasimeni, Vitale e Vicientino".

Penna è il collaboratore di giustizia che l’Antimafia di Lecce ha testato quanto a credibilità in diverse occasioni, l’ultima delle quali attiene al dibattimento davanti alla Corte d’Assise di Brindisi per gli omicidi consumati in provincia, nella logica delle vendette della Sacra Corona Unita, l’associazione di stampo mafioso di cui ha ammesso di essere stato a capo, dopo esservi entrato quando aveva appena 17 anni.

Si è accusato di aver commesso lui stesso omicidi, come quello di Ezio Pasimeni, per il quale era stato assolto in primo e secondo grado, nonché quello di Giancarlo Salati in veste di mandante. Molti altri ne ha riferiti, così come ha consegnato nelle mani dei magistrati tutte le attività poste in essere dagli uomini del sodalizio, indicando le affiliazioni, tra quelle nel gruppo dei mesagnesi gestito, oltre che da Penna, da Antonio Vitale, alias il marocchino, Massimo Pasimeni e Daniele Vicientino, e quelle in capo ai rivali Buccarella-Campana, con i quali era stata raggiunta la pax per il quieto vivere di tutti.

Ed è proprio Ercole Penna che il pm della Dda vuole ascoltare in veste di testimone nel processo per usura. L’altro collaboratore inserito nella lista è Passaseo.  Tra i difensori, Cosimo Lodeserto, Carmelo Molfetta, Giancarlo Camassa, Luca Mangia, Giulio Bellanova, Gianfrancesco Castrignanò, Marcello Marasco, Gerardo Giorgione, Massimo Manfreda, Ladislao Massari, Rosanna Saracino.

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