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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Utilizzò in nero braccianti extracomunitari: ancora arresto per Buccarella senior

BRINDISI - Nemmeno il tempo di rientrare in casa agli arresti domiciliari – dopo il fermo dei carabinieri per le mazzette chieste ad un'azienda del fotovoltaico in compagnia di Cosimo Giardino Fai - che per Giovanni Buccarella, il padre del boss dei boss di Tuturano, Salvatore, scoppia una nuova grana ed arriva un nuovo ordine di carcerazione a 4 mesi in seguito ad una condanna di primo grado. Il reato, per Buccarella senjor, è quello di aver assunto, qualche anno fa, in nero, circa mezza dozzina di extracomunitari clandestini, privi di permesso di soggiorno, violando le disposizioni del testo unico concernenti la disciplina dell'immigrazione e le norme sulla condizione dello straniero.

BRINDISI - Nemmeno il tempo di rientrare in casa agli arresti domiciliari – dopo il fermo dei carabinieri per le mazzette chieste ad un'azienda del fotovoltaico in compagnia di Cosimo Giardino Fai - che per Giovanni Buccarella, il padre del boss dei boss di Tuturano, Salvatore, scoppia una nuova grana ed arriva un nuovo ordine di carcerazione a 4 mesi in seguito ad una condanna di primo grado. Il reato, per Buccarella senjor, è quello di aver assunto, qualche anno fa, in nero, circa mezza dozzina di extracomunitari clandestini, privi di permesso di soggiorno, violando le disposizioni del testo unico concernenti la disciplina dell'immigrazione e le norme sulla condizione dello straniero.

Nel 2008 Giovanni Buccarella avrebbe fatto lavorare nelle sue campagne cinque o sei clandestini ma non ci sarebbe stato un contratto, uno straccio di carta, un passaggio nelle agenzie di lavoro interinale che si occupano di questa particolare tipologia di lavoratori. Dovrà espiare la pena di mesi 4 di arresto che sconterà dietro le mura della sua masseria di Tuturano dopo l'ordine di carcerazione emesso dalla procura della Repubblica di Brindisi. E' li infatti che si trova dal 26 novembre scorso dopo essere finito ai domiciliari per la sue precarie condizioni di salute non compatibili con il regime carcerario, ottenuti dopo una consistente certificazione medica prodotta dai suoi difensori, gli avvocati Cosimo Lodeserto e Domenico Valletta e dai risultati della perizia disposta dal giudice per le indagini preliminari Alcide Maritati.

Giovanni Buccarella era stato sottoposto a fermo di polizia giudiziaria l’1 giugno scorso perché ritenuto responsabile di estorsione in concorso con Cosimo Giardino Fai, 50 anni, di Tuturano, arrestato mentre intascava il pizzo dal responsabile di una impresa siciliana. I carabinieri del Reparto operativo di Brindisi – guidati dal colonnello Gennaro Ventriglia, confondendosi con gli operai della impresa Eds Infrastrutture di Terme Vigliatore, in provincia di Messina, bloccarono Fai subito dopo avere intascato 1.500 euro da Giovanni Buglisi, siciliano, responsabile logistico dell’azienda.

I carabinieri erano intervenuti dopo la denuncia di Buglisi e del capo cantiere Antonino Bucolo. Secondo l’accusa i contatti di Fai e Buccarella con i siciliani erano iniziati a metà maggio. I due si erano recati nel cantiere che in territorio di Tuturano stava effettuando i lavori per la realizzazione di un impianto per la realizzazione di energia fotovoltaica. Offrirono la loro protezione dietro pagamento mensile di tremila euro e un arretrato di ottomila euro. Buccarella era stato presentato come il padre del boss, e ai siciliani era stato detto che se non avessero aderito alla loro richiesta “avrebbero dovuto prendere i mezzi e andare via”.

Ci furono vari incontri: il 18, il 19, il 20 e il 26 maggio. Buglisi e Bucolo si rivolsero ai carabinieri e fu deciso di aderire alla richiesta di pagamento. Fu fissato il giorno: 1 giugno. Quando Fai si presentò ad incassare c’erano anche i carabinieri. Buccarella fu rintracciato nella sua abitazione. Buccarella si difese sostenendo che era andato a parlare con loro per consigliare di realizzare l’impianto in una zona migliore.

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