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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Uxoricidio di Mesagne, la difesa di D'Elia chiede una perizia psichiatrica

MESAGNE – Due fucilate al volto della sua compagna di vita. “Venite a prendermi, ho ucciso mia moglie”, disse ai poliziotti del locale commissariato. Angelo D’Elia, 71 anni, una vita irreprensibile, si era trasformato in un assassino e con un fucile a canne mozze aveva, a modo suo, impedito che Maria Antonietta Calò (la moglie), 54 anni, lo abbandonasse. Oggi in Corte di Assise (presidente Perna, giudice Aliffi) è iniziato il processo nei confronti di quest’uomo, secondo il suo difensore, avvocato Serafino De Bonis, al momento dell’omicidio incapace di intendere e volere.

MESAGNE – Due fucilate al volto della sua compagna di vita. “Venite a prendermi, ho ucciso mia moglie”, disse ai poliziotti del locale commissariato. Angelo D’Elia, 71 anni, una vita irreprensibile, si era trasformato in un assassino e con un fucile a canne mozze aveva, a modo suo, impedito che Maria Antonietta Calò (la moglie), 54 anni, lo abbandonasse. Oggi in Corte di Assise (presidente Perna, giudice Aliffi) è iniziato il processo nei confronti di quest’uomo, secondo il suo difensore, avvocato Serafino De Bonis, al momento dell’omicidio incapace di intendere e volere.

Un’udienza piuttosto breve. D’altro canto non c’è nulla da accertare dato che l’unico imputato confessò immediatamente. L’unico ostacolo che potrebbe frapporsi ad una sentenza in tempi brevi potrebbe essere la perizia psichiatrica chiesta da De Bonis. Richiesta sulla quale la Corte si è riservata.

La decisione l’annuncerà in apertura della prossima udienza fissata per il 21 ottobre. Se il presidente Gabriele Perna dovesse accogliere tale richiesta il processo sarà aggiornato per la nomina del perito e quindi rinviato per un lasso di tempo necessario all’effettuazione della perizia. Altrimenti nello stesso giorno potrebbe essersi la sentenza dato che di istruttoria c’è ben poco.

Si dovranno ascoltare gli unici due testi (il pubblico ministero ha rinunciato a tutti gli altri dato che la Corte ha disposto l’acquisizione dell’intero fascicolo dell’accusa) e poi toccherà agli interventi delle parti: il pubblico ministero, i familiari della vittima, costituitisi parte civile con gli avvocati Rosanna Saracino e Marcello Falcone, e il difensore De Bonis.

L’omicidio fu compiuto il 13 maggio scorso, verso le 14, in una abitazione di via Dante, nel rione Distilleria, alla periferia di Mesagne.  Gli agenti del commissariato di polizia trovarono la donna sul divano sfigurata dalla fucilata. Marito e moglie non erano più in sintonia. Probabilmente perché lei era ancora giovane mentre il marito era in età avanzata. E lei non voleva più saperne. Così ha fatto mettere a verbale l’assassino. Lui aveva cercato in tutti i modi di convincerla. Ma senza risultato. E così quel pomeriggio di maggio impugnò il canne mozze, le si avvicinò e fece fuoco.

“Il fucile – disse ai poliziotti del commissariato diretto dal vice questore Sabrina Manzone – l’ho trovato in campagna nel 1985 e l’ho tenuto nascosto per difesa personale”. I due si erano sposati una decina di anni prima. Non avevano avuto un figlio. Lei ne aveva avuto uno in giovane età che, diciannovenne, si era tolto la vita ingerendo veleno. Lui di figli ne ha nove.

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