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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

"Vanni" il bombarolo parla, ma poco

BRINDISI – Una conferenza stampa perfettamente inutile da un punta di vista giornalistico quella di stamani presso la procura di Brindisi, tenuta dal capo della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, Cataldo Motta. Nessuna risposta su tre punti cruciali: movente dell’attentato del 19 maggio alla scuola Morvillo Falcone; partecipazione alle varie fasi dell’attentato di eventuali complici; consapevolezza o meno da parte di un membro della famiglia di Giovanni Vantaggiato, 68 anni, titolare di un deposito di carburanti, della pericolosità sociale del loro convivente. “Tutto ciò fa parte delle indagini”, ha giustamente sottolineato il magistrato che le coordina. Ovviamente, a conferenza stampa conclusa, ognuno si è buttato sulla propria pista.

BRINDISI – Una conferenza stampa perfettamente inutile da un punta di vista giornalistico quella di stamani presso la procura di Brindisi, tenuta dal capo della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, Cataldo Motta. Nessuna risposta su tre punti cruciali: movente dell’attentato del 19 maggio alla scuola Morvillo Falcone; partecipazione alle varie fasi dell’attentato di eventuali complici; consapevolezza o meno da parte di un membro della famiglia di Giovanni Vantaggiato, 68 anni, titolare di un deposito di carburanti, della pericolosità sociale del loro convivente. “Tutto ciò fa parte delle indagini”, ha giustamente sottolineato il magistrato che le coordina. Ovviamente, a conferenza stampa conclusa, ognuno si è buttato sulla propria pista.

Ciò che sembra certo sulle dinamiche è quanto segue, anche con il sostegno di ammissioni dell’indagato: sono state utilizzate tre bombole per gpl vuote , che Vantaggiato ha spiegato di aver trasportato una per volta sino al muro di cinta della scuola, accanto al cancello d’ingresso. Come ogni vigile del fuoco sa benissimo, le bombole di gpl semivuote sono le più pericolose in caso di incendio. Vantaggiato ha chiarito ogni dubbio circa la apparente difficoltà nell’azionare il telecomando per fare esplodere l’ordigno. Inoltre, da quanto ha ammesso l’indagato, l’attentato sarebbe stato programmato due mesi prima. C’è una strana coincidenza con la decisione del preside della Morvillo Falcone, Angelo Rampino, di fare installare una porta blindata nel suo ufficio a scuola. La cosa è al vaglio degli investigatori.

Come pure un contrasto, datato, tra i due per una fornitura di gasolio all’istituto della provincia di Lecce di cui Rampino era dirigente scolastico all’epoca. Se la pista dell’odio nei confronti del preside della Morvillo Falcone è una di quelle più accreditate, l’interessato – vale a dire Rampino – nega ogni rapporto con un benzinaio, mentre il procuratore Motta, dal canto suo, ha rimarcato il fatto che Vantaggiato non ha fornito alcun movente circa l’attentato, pur ammettendone programmazione ed esecuzione. Inoltre, da una frase di Motta riguardo l’ipotetico desiderio di vendetta di Vantaggiato nei confronti della giustizia e del tribunale di Brindisi, bisognerebbe escludere anche questo movente che era circolato invece nelle prime ore.

Il procuratore della Dda ha preferito non rispondere ad una domanda circa ciò che risulterebbe  evidente dall’esame dei tabulati: una telefonata tra Vantaggiato, da Brindisi, e la moglie a Copertino. Nel corso dell’interrogatorio Vantaggiato ha fatto riferimento a problemi economici, situazione che non troverebbe però posto nelle dinamiche dell’attentato.

Ciò che colpisce, soprattutto, è la freddezza ostentata da Giovanni Vantaggiato dopo la strage del 19 maggio: ha ripreso tranquillamente il suo posto di lavoro al deposito di carburanti, e quella mantenuta anche nel corso degli interrogatori, quando alla fine ha ammesso le proprie responsabilità spiegando di non aver fatto brillare l’ordigno di notte perché “non c’era nessuno”. Un comportamento che induce gli investigatori a valutare la possibilità che altre volte Vantaggiato abbia risolto nello stesso modo contrasti con altre persone, a partire dall’episodio del 24 febbraio 2008 a Torre Santa Susanna, quando un pacco bomba collocato nel cestino di una bici, all’interno del piazzale interno di un’abitazione, esplose al passaggio di Cosimo Parato, che riportò ferite gravissime da schegge all’addome. L’esplosione fu comandata a distanza, come nel caso del Morvillo.

Ora si sta cercando di stabilire se sia vero o meno che Parato,  avesse acquistato da Vantaggiato una grossa partita di gasolio (343mila euro per 700mila litri di gasolio e 6mila litri di benzina, tra il maggio 2007 e il settembre 2009), contraendo un debito di alcune centinaia di migliaia di euro. Il punto è questo: dove ha imparato a confezionare bombe di ogni genere, timer e detonatori elettronici il signor Giovanni Vantaggiato, E se nella vita abbia fatto solo ciò per consumo personale o anche per conto terzi. Al lavoro su queste piste sia la Digos, diretta da Vincenzo Zingaro, che la Mobile guidata da Francesco Barnaba, ai quali si deve la soluzione del caso. Ancora perquisizioni in corso stamani, oltre che nel deposito di "Vanni" Vantaggiato, in casa e negli uffici, anche su una barca a Porto Cesareo.

Intanto, sul fronte delle vittime dell’attentato del  19 maggio, il padre di Melissa Bassi, Massimo (che stamani era in procura con il pm Milto De Nozza), incontrerà alle 16 i giornalisti nell’aula consiliare del Comune di Mesagne, accompagnato dal presidente del consiglio comunale, Fernando Orsini, per una dichiarazione sulla svolta impressa alle indagini. Sarà presente anche il sindaco Franco Scoditti.

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