Via al processo per la morte di Necci: parti civili moglie, figli e la compagna
FASANO - Dopo quattro anni e mezzo di attesa, è iniziato oggi il processo che chiarirà i retroscena della morte di Lorenzo Necci, ex numero uno delle Ferrovie dello Stato che il 28 maggio 2006 rimase travolto da una Range Rover mentre attraversava in bicicletta la provinciale Fasano - Savelletri pedalando al fianco della compagna, l’onorevole Paola Balducci. Dopo oltre tre anni di perizie, consulenze, accertamenti, indagini serrate, per capire se ci fosse materiale utile per celebrare un processo oppure no, a gennaio la decisione del giudice Eva Toscani: rinviato a giudizio per omicidio colposo il 52enne Donato Rodio (avvocati Angelo Rosato e Tommaso Barile), fasanese, alla guida del fuoristrada che travolse Necci, per le cronache della Prima Repubblica “Lorenzo il Magnifico”.
FASANO - Dopo quattro anni e mezzo di attesa, è iniziato oggi il processo che chiarirà i retroscena della morte di Lorenzo Necci, ex numero uno delle Ferrovie dello Stato che il 28 maggio 2006 rimase travolto e ucciso a 67 anni da una Range Rover mentre attraversava in bicicletta la provinciale Fasano - Savelletri pedalando al fianco della compagna, l?onorevole Paola Balducci. Dopo oltre tre anni di perizie, consulenze, accertamenti, indagini serrate, per capire se ci fosse materiale utile per celebrare un processo oppure no, nel gennaio scorso la decisione del giudice Eva Toscani: rinviato a giudizio per omicidio colposo il 52enne Donato Rodio (avvocati Angelo Rosato e Tommaso Barile), fasanese, alla guida del fuoristrada che travolse Necci, per le cronache della Prima Repubblica ?Lorenzo il Magnifico?. Oggi una fondazione di studi economici e sociali porta il suo nome.
Stamani la rituale costituzione delle parti di fronte al giudice monocratico Gianantonio Chiarelli, a Fasano, che ha ammesso fra le parti civili sia la moglie dell?ex amministratore delegato delle Ferrovie, Paola Marconi, che la nuova compagna, la deputata Balducci, all?epoca neoeletta. Vivaci le proteste degli avvocati Tommaso Barile, per conto dell?imputato, e Augusto Conte, per la Allianz (già Ras assicurazioni), parte in causa in qualità di responsabile civile, che hanno eccepito l?ammissibilità della sola moglie, dalla quale Necci non si era mai separato. Obiezioni respinte dal giudice che si è riservato ogni decisione futura in merito, alle evoluzioni del dibattimento.
Fra le parti civili sono stati ammessi anche la figlia Alessandra (avvocato Rosanna Lania), il figlio Giulio Andrea (avvocato Renato Borzone), il nipotino, figlio di Alessandra (avvocati Vittorio Virga e Cosimo Pagliara). In rappresentanza della Balducci, l?avvocato Fabio Valenti.
Icona della Prima Repubblica, uomo di Ugo La Malfa prima e di Bettino Craxi poi. La carriera del supermanager Lorenzo Necci è stata costellata da incarichi di punta negli snodi nevralgici del potere: amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, presidente di Enichimica, protagonista del patto Eni-Montedison, per dirne alcuni. Più e più volte indagato, Necci è fra i pochissimi protagonisti della storia repubblicana a poter vantare una fedina penale intonsa, a dispetto delle numerose indagini condotte a suo carico. Passato indenne dal ciclone Mani Pulite, si era ritirato nell?eremo dell?ateneo salentino dove, un anno prima di morire, aveva ottenuto un incarico nella facoltà di Giurisprudenza. E? per questo che era diventato di casa nei campi da golf della masseria San Domenico di Savelletri, dove amava soggiornare insieme alla compagna di vita, onorevole Paola Balducci.
L?incidente avvenne una domenica mattina, l?onorevole Balducci seguiva a sua volta il compagno, in bicicletta. Le indagini hanno subito ritardi e contraccolpi, che hanno fatto slittare l?inizio del processo a quattro anni dopo il fatto. Sinistro che a un certo punto si è tinto di giallo, a causa delle dichiarazioni contenute in un libro di Cirino Pomicino, che alludeva a sibillini retroscena secondo i quali quella di Necci era una morte annunciata. Libro agli atti del processo in corso.
Si sarebbe trattato solo di una sciagura, invece, per l?unico imputato, che a caldo della tragedia disse che non aveva potuto fare niente, niente. Neanche frenare. Che non c?era stato il tempo. Che s?era trovato la bicicletta sotto l?auto all?improvviso. Che ?forse il dottor Lorenzo Necci era sovrappensiero?. Che forse non si era accorto che la stradina sbucava sulla provinciale e all' incrocio ?è andato dritto, senza guardare, senza vedere la mia Range Rover?. All?epoca dell?incidente Donato Rodio aveva 48 anni, artigiano specializzato in intonaci e stucchi. Quella domenica mattina guidava la Range Rover con affianco la moglie Maria. Le prime dichiarazioni concesse alla stampa furono come diversamente non potevano essere, gravide d?angoscia per quello che era accaduto, ma non di sensi di colpa.
L?artigiano dichiarò subito che non aveva potuto far nulla per scongiurare l?incidente. Circostanza confermata anche dalla moglie Maria, fra le prime ad essere sentite insieme all?onorevole Paola Balducci, che pedalava al fianco dell?ex manager delle Ferrovie dello Stato al momento della tragedia. I Rodio avevano raccontato che dalla casa in contrada Lamie Olimpie, in tarda mattinata, si erano messi in viaggio per andare a Monopoli e dare un' occhiata a un nuovo cantiere, un lavoro da fare nei giorni appresso. Che sulla provinciale 4 c' era traffico, e che anche volendo non avrebbe potuto correre. Che la velocità al momento dell?incidente non superava i 50 all?ora. Che, fra l?altro, non avevano fretta.
Donato Rodio disse che avrebbe frenato o sterzato, se avesse visto un secondo prima la bicicletta che attraversava. Che invece se l?era trovata davanti all' ultimissimo istante. Circostanze confutate, almeno in parte, dagli accertamenti peritali disposti dai pm della procura brindisina, Francesco Mattiace prima, Antonio Negro poi, tanto da determinare la decisione del giudice di dare il via al processo. Ritorno in aula a novembre. Si ricomincia dall?inizio, con la testimonianza di Paola Balducci.