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Cronaca Villa Castelli / Via San Barbato

Resort 'cattedrale nel deserto': non vi furono neppure abusi edilizi, tre assoluzioni

Assolto l'imprenditore Rocco Cavallo, e i due ingegneri che ebbero incarico di progettista e di direttore dei lavori. Prescritto il reato per uno dei soci originari della Natura Point, proprietaria del resort di Villa Castelli.

VILLA CASTELLI - “Se ci sono stati abusi edilizi, il reato è prescritto. Ma anche qualora il Tribunale non ritenesse che siano ancora decorsi i termini, allora bisognerebbe valutare se gli abusi hanno rilievo penale. A parere di questo pubblico ministero no”. Non solo: se non c’è abuso edilizio, non v’è da considerare neppure l’ipotesi di falso (che comunque non poteva essere contestata a monte secondo il pm), e neanche la tentata truffa nella richiesta di un finanziamento pubblico da 2 milioni di euro per la realizzazione del resort sui colli di Villa Castelli, rimasto effettivamente una cattedrale nel deserto. Ha chiuso con una triplice richiesta di assoluzione il pm Milto Stefano De Nozza, al termine del processo a carico dell’imprenditore Rocco Cavallo, 49 anni, di Ceglie Messapica, del progettista Giampiero Vitale, 38 anni, di Ceglie Messapica, difesi dall’avvocato Aldo Gianfreda, e per Gioacchino Ferraro, di Brindisi, direttore dei lavori, difeso dall’avvocato Ada Flores. E sono stati assolti con formula piena dal giudice monocratico Luca Scuzzarella tutti e tre gli imputati per cui il pm si era espresso in tal senso.

L’unico per cui De Nozza aveva chiesto la condanna a una pena di un anno e due mesi di reclusione per tentata truffa era Giovanni Ciciriello, classe 1955 di Villa Castelli, colui che aveva chiesto e ottenuto le autorizzazioni per il resort, permessi “illegittimi e irregolari” secondo il pm. A salvare Ciciriello, difeso dall’avvocato Roberto Palmisano, è intervenuta la prescrizione. Rispondeva di tentata truffa in ordine al contributo pubblico che stava per essere erogato. E’ già stato condannato a un anno e tre mesi insieme all’ex capo dell’Utc di Villa Castelli, Pasquale Suma, e al suo socio Pietro Rossi a conclusione del troncone principale del processo.

Quanto a Cavallo, imprenditore subentrato in epoca successiva, quando il progetto del resort era già quasi compiuto, il pm ha sottolineato il paradosso: “potremmo dire che è persona danneggiata in questo processo”, così come nell’altro. Ha affrontato cinque anni di giudizio per quell’albergo che è stato dissequestrato un anno fa, dopo la prima sentenza, e per il quale non ha ancora ottenuto dal Comune di Villa Castelli (parte civile assente in aula oggi) il rinnovo delle concessioni.

Milto Stefano De NozzaLa “cattedrale nel deserto” abbandonata da 5 anni, è ormai bersaglio di atti di vandalismo. E sempre al fianco dell’avvocato Gianfreda, Cavallo chiederà il risarcimento di tutti i danni che ha patito, in sede civile.  L'insediamento in questione è quello di contrada San Barbato, avvolto dai sigilli sin dal 2009, quando la procura di Brindisi chiese e ottenne la misura cautelare ritenendo che lì fosse stato costruito un resort che si reggeva su fondamenta penalmente censurabili.“

Sotto la lente della magistratura finirono una conferenza dei servizi, definita dal pm una "pagliacciata" e tutti gli atti propedeutici alla concessione del permesso per costruire la struttura turistica che, dice l'accusa, non fu concepita perseguendo l'interesse pubblico. Il processo principale si è chiuso esattamente un anno fa, il 9 aprile 2013. Era sopravvissuto un altro filone, mai unificato all’altro, per ipotesi di abuso edilizio (per altro si trattava di difformità lievi, cui si poteva porre rimedio con una variante in corso d’opera, neppure soggette a sanatoria, quindi), per falso (collegato agli abusi edilizi) e per la tentata truffa. Ora Cavallo intende proseguire nel completamento del resort. Ci vorrà ancora un po’ di denaro, oltre che tempo. E bisognerà però riparare alle conseguenze che l’incuria e l’assoluta mancanza di vigilanza hanno provocato. 

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